domenica 30 giugno 2019

Al G20 di Osaka per il clima poteva andare peggio

Il G20 di Osaka che si è concluso ieri non ha avuto molto risalto sulla stampa italiana, come al solito. Gli unici titoli sono stato per la distensione USA-Cina sui dazi e per i colloqui tra i leader europei a margine del summit, tema le prossime nomine. Ma a Osaka si è discusso molto anche di cambiamenti climatici, con la definizione di un accordo sottoscritto da 19 paesi con l'esclusione degli Stati Uniti. I negoziati sul testo sono proseguiti per tutta la notte di venerdì, perché l'America ha cercato a lungo di trovare alleati, invano.
Il documento finale, disponibile a questo link, afferma la "irreversibilità dell'Accordo di Parigi", confermando la volontà dei sottoscrittori alla sua attuazione. Il testo è al paragrafo 35, mentre il paragrafo 36 è dedicato ai distinguo degli USA, che confermano la propria volontà di ritirarsi dall'Accordo di Parigi perché "dannoso per i lavoratori e i contribuenti americani".
A parte la scelta di Trump, l'unanimità degli altri 19 leader non era scontata. Ai negoziati sul clima di Bonn, che si sono conclusi giovedì scorso, Arabia Saudita e Brasile avevano tenuto un atteggiamento fortemente ostativo. I sauditi continuano ad opporsi a qualunque politica di limitazione dei combustibili fossili, mentre il Brasile pretende una compensazione per i suoi carbon credit che risultano dalla grande superficie forestale del paese. Invece a Osaka sia Bolsonaro che Mohammed bin Salman hanno confermato l'adesione all'accordo globale sul clima, e lo stesso ha fatto Putin.
Sabato Cina e Francia, dopo un incontro con il segretario generale ONU Guterres, avevano diffuso un comunicato (qui il testo) dove confermavano la volontà di procedere a una "piena ed effettiva attuazione dell'Accordo di Parigi". L'appoggio della Cina è stato essenziale per convincere i paesi emergenti a non cedere alle sirene di Trump.



giovedì 27 giugno 2019

Le cheerleaders attempate del G20 di Osaka


Domani si apre il G20 di Osaka e il Giappone ospiterà per la prima volta il summit dei leader mondiali. A celebrare al meglio l'evento hanno pensato Obachaaan, un gruppo di nonne rap attivo dal 2011 (età media 66 anni) che per l'occasione ha realizzato il video Oba Funk Osaka, una canzone di benvenuto in inglese dedicata agli illustri ospiti di tutto il mondo. Nessuna delle Obachaaan conosce l'inglese. Hanno cantato cercando di imitare la pronuncia di frasi come “Let’s talk! Let’s dance! Here is Osaka wonderful city!” Il risultato è notevole.


venerdì 21 giugno 2019

Quanto costa fare la spesa in Europa?

Eurostat ha diffuso ieri un'indagine sui prezzi al consumo dei beni alimentari che mostra grandi differenze tra i paesi europei. Sulla base di una media europea di 100 la nazione più cara è la Danimarca, con un indice al 130 per cento. Seguono Austria e Lussemburgo (125%) e Finlandia e Irlanda (120%). All'altra estremità della scala in Romania fare la spesa costa solo il 66 per cento della media continentale, la metà rispetto alla Danimarca. Prezzi bassi anche in Polonia (69%) e Bulgaria (72%). In Italia l'indice è al 111 per cento, meno della Francia (115%) ma più alto della Germania (102%).
Dividendo gli indici per generi, uova e latticini sono più cari in assoluto a Cipro e in Grecia, la carne in Austria e Lussemburgo, il pane in Danimarca e Austria.
C'è anche una classifica che riguarda le bevande alcooliche, dove le differenze sono ancora più marcate. Anche qui i prezzi più bassi sono in Romania e Bulgaria (74%). I prezzi dell'alcool in Finlandia invece sono due volte e mezzo più cari, con il 182 per cento sulla media europea. Ancora più alti in due paesi extra UE come Islanda (268%) e Norvegia (252%).
Quanto alle sigarette, in Irlanda e Gran Bretagna costano il doppio della media europea. In Nord Macedonia solo il 29 per cento. Tra i paesi UE il prezzo più basso del tabacco è in Bulgaria, con il 49%. In pratica con gli stessi soldi si compra un pacchetto di sigarette a Londra e quattro a Sofia.


giovedì 20 giugno 2019

Al Consiglio Europeo salta l'accordo sul clima

Il Consiglio Europeo che si sta svolgendo a Bruxelles non ha trovato un accordo sul documento che indicava come obiettivo le emissioni zero al 2050. L'opposizione è venuta dai governi di Polonia, Ungheria e Cechia, ai quali poi si è aggiunta anche l'Estonia. Il testo approvato non indica l'obiettivo di neutralità climatica al 2050, ma si limita ad invitare la Commissione e il Consiglio a proseguire il lavoro "in linea con gli accordi di Parigi". La Polonia, fortemente dipendente dal carbone, ha ribadito la necessità di adeguate compensazioni economiche per rinunciare ai combustibili fossili. Il primo ministro ceco Andrej Babiš (nella foto sopra con il premier polacco Mateusz Morawiecki) ha detto: "Perché dovremmo decidere con 31 anni di anticipo cosa accadrà nel 2050?".

mercoledì 19 giugno 2019

La COP26 si farà in Italia. Anzi no

Lo scorso dicembre, alla COP24 di Katowice, il ministro dell'ambiente Costa aveva ufficializzato la candidatura dell'Italia per l'organizzazione della COP26 del 2020 in Italia. Ma oggi un comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri annuncia che la COP26 si svolgerà in Gran Bretagna, che si era a sua volta candidata ad ospitarla.
Il comunicato del Governo è curiosamente entusiasta, ma celebra sostanzialmente una sconfitta dell'Italia. Si parla di "un accordo di partenariato" con il quale "il Regno Unito offre di esercitare la Presidenza della COP 26 e di ospitare il Summit che avrà luogo a fine 2020. L'Italia propone di organizzare la Pre-COP e altri importanti eventi preparatori, tra cui una significativa iniziativa volta a dare voce alle istanze dei giovani (“Youth event”)."
Insomma, la COP26 sarà in Gran Bretagna e all'Italia restano solo eventi di contorno come la Pre-COP, che è un semplice incontro tecnico di tre giorni in cui poche centinaia di sherpa "sistemano le carte" in vista della Conferenza. Lo scorso anno si è svolta a Cracovia qualche settimana prima della COP e ovviamente non ne ha parlato nessuno. Nornalmente la pre-COP è organizzata dal paese che ospita la conferenza ONU sul clima, nel 2020 grazie all'accordo di partenariato sarà in Italia. Briciole. Resta poi da capire in cosa consisterà la "significativa iniziativa" rivolta ai giovani che si dovrebbe organizzare in Italia.
I due momenti decisionali annuali dell'ONU sui cambiamenti climatici sono la COP, in programma sempre a fine anno, e le due settimane dei Climate Talks, i negoziati tecnici di preparazione che tradizionalmente si svolgono a Bonn, sede della UNFCCC, e che sono in corso proprio in questi giorni. Per capire le dimensioni dell'evento che l'Italia si è fatta sfuggire, alla COP24 di Katowice erano registrati 23mila delegati, per un totale di circa trentamila partecipanti.

lunedì 17 giugno 2019

Yes Greta, we can



Nel Parlamento Europeo i sovranisti sono meno del 10%

Secondo le ultime proiezioni ufficiali il gruppo Identità e Democrazia di Salvini e Le Pen ha 73 eurodeputati ed è il quinto gruppo del Parlamento Europeo dopo Popolari, Socialisti, Renew Europe (ex ALDE) e Verdi.
Il gruppo Identita e Democrazia è composto principalmente da tre partiti: 28 seggi della Lega, 22 di  Rassemblement National di Marine Le Pen, 11 di Alternative für Deutschland. Poi ci sono tre austriaci, tre belgi, due cechi, due finlandesi, un danese e un estone. Con meno del dieci per cento degli eletti è evidente che il ruolo politico del gruppo sovranista resta assolutamente marginale.

venerdì 14 giugno 2019

Negoziati ONU sul clima, si ricominicia

Lunedì prossimo 17 giugno avrà inizio a Bonn la nuova sessione di negoziati sul clima di UNFCC, la convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Ogni anno i delegati di tutti i paesi si incontrano in questo periodo per preparare la conferenza annuale, la COP 25 che si svolgerà a Santiago del Cile il prossimo novembre. L'evento di Bonn non avrà rilevanza sui media, come al solito, ma rappresenta un passaggio tecnico fondamentale per agevolare il processo decisionale politico della COP.
Negli ultimi mesi, da Greta in poi, il cambiamento climatico è diventato un tema centrale anche nelle news mainstream. Da un lato questa è un'ottima notizia, dall'altro l'improvvisa attenzione ha portato ad approcci semplicistici e a prese di posizione che ignorano il complesso quadro scientifico e politico dei cambiamenti climatici.
Sostenibilitalia segue con costante attenzione i negoziati sul clima dal 2007, dalla COP 13. Basta cercare negli archivi del blog sotto il tag Clima e Kyoto. Nel corso di questi dodici anni ho cercato di spiegare nel modo più semplice possibile le complesse articolazioni di un negoziato su scala mondiale, dove si intrecciano posizioni politiche, realtà scientifiche, attualità. Lo farò anche questa volta, seguendo con attenzione le due settimane di lavori a Bonn. La sessione, esclusivamente tecnica, segnerà un momento fondamentale nel passaggio dagli accordi negoziali alla messa in atto di azioni concrete. Seguite gli aggiornamenti.

giovedì 13 giugno 2019

Europa, i Liberali cambiano nome

Si chiamerà Renew Europe il gruppo del nuovo parlamento europeo che unisce i liberali di ALDE ai francesi di Renaissance di Macron. Il cambio di nome è stato fortemente voluto dallo stesso Macron, vista l'accezione troppo liberista e ultra-capitalista del termine liberale nella lingua francese.
Secondo i calcoli attuali Renew Europe può contare su 110 eurodeputati, 41 in più rispetto al gruppo ALDE della precedente legislatura europea. Merito in gran parte dei macroniani, che saranno la componente più numerosa, e del successo elettorale dei liberali britannici.
Nello stesso giorno è stato annunciato anche il cambio di nome di Europa delle Nazioni e della Libertà, il gruppo sovranista di Salvini e Le Pen, che sarà ribattezzato Identità e Democrazia.


mercoledì 5 giugno 2019

World Environment Day 2019

Oggi è World Environment Day, la Giornata Mondiale dell'Ambiente, che si celebra il 5 giugno dal 1973. Ogni anno la giornata ha un tema specifico e un paese ospitante. Nel 2019 il tema è l'inquinamento atmosferico e la host country è la Cina.
L'inquinamento atmosferico uccide sette milioni di persone l'anno, 390mila solo nell'Unione Europea. Le cause principali del deterioramento della qualità dell'aria che respiriamo sono i trasporti (causa di un quarto degli inquinanti), le industrie (particolarmente le centrali elettriche a carbone), il trattamento dei rifiuti e l'agricoltura. Nei paesi poveri si aggiunge la cottura dei cibi e il riscaldamento con legna e altri combustibili fossili, che saturano le abitazioni di polveri sottili. Altre cause non dipendono dall'attività umana, come le eruzioni vulcaniche e le tempeste di sabbia.


lunedì 3 giugno 2019

L'Italia ha il tasso di fertilità più basso d'Europa

Il Servizio Ricerche del Parlamento Europeo (EPRS) ha pubblicato il nuovo rapporto sull'outlook demografico dell'Europa (a questo link il testo completo). La popolazione d'Europa è ancora in leggera crescita, ma con un trend sempre più basso che porterà a lungo termine a una diminuzione. Nel frattempo in altre regioni del pianeta la crescita continua ad essere notevole: nel 2055 supereremo quota dieci miliardi. Nel 1960 gli europei erano il 13.5% della popolazione mondiale, oggi sono il 6.9%.
La mappa qui sopra mostra il tasso di fertilità per nazione. Il più basso è in Spagna e Italia (1.34%), seguono Portogallo (1.36), Malta e Cipro (1,37), Grecia (1.38) e Polonia (1.39). Le nazioni più prolifiche sono Svezia (1.85%), Irlanda (1.81), Danimarca e Gran Bretagna (1.79).
Nella tabella sotto il saldo di popolazione diviso nelle singole regioni: nei toni di rosso le regioni con saldo negativo, nei toni di blu quelle in positivo. Le variazioni dipendono ovviamente dalla fertilità illustrata sopra: Svezia e Irlanda sono tutte blu e il Portogallo tutto rosso, a parte Lisbona. Questi calcoli comprendono anche gli immigrati, che negli anni recenti hanno contribuito per i tre quarti dell'aumento di popolazione in Europa.
Le regioni con le grandi città hanno i maggiori incrementi, ma l'aumento di popolazione riguarda anche molte delle zone costiere (ma non in Italia). Al contrario, a spopolarsi sono le aree rurali e le regioni più povere.