sabato 28 dicembre 2019

Sta per finire il decennio più caldo di sempre


L'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha diffuso il suo rapporto provvisorio per il 2019, che non porta buone notizie. Le temperature medie nell'arco dei cinque anni (2015-2019) e dei dieci anni (2010-2019) saranno le più alte mai registrate. Quanto all'anno che sta per finire, il 2019 sarà il secondo o terzo più caldo di sempre. Il record dell'anno più caldo resta al 2016, per conseguenza di un fortissimo El Niño.
La concentrazione di CO2 nell'atmosfera, che nel 2018 era di 407.8 parti per milione, continua ad essere in ascesa, in attesa dei dati definitivi. Nel periodo gennaio-ottobre 2019 le temperature medie sono di 1.1° C sopra la media del periodo pre industriale.
Le conseguenze del riscaldamento globale sono avvertibili nella sempre maggiore frequenza degli eventi meteorologici estremi: ondate di calore, inondazioni, incendi, cicloni tropicali. A questo si aggiunge una crescente imprevedibilità delle precipitazioni, che danneggia l'agricoltura. La conseguenza è un nuovo, imprevisto aumento della fame nel mondo, dopo un decennio di declino delle statistiche di malnutrizione.
Il rapporto finale WMO sul 2019 sarà pubblicato nel marzo 2020.

martedì 24 dicembre 2019

Terremoti, alluvioni e altre disgrazie

Negli ultimi 40 anni i disastri naturali sono costati all'Europa 511 miliardi di Euro, 71 percento dei quali non assicurati. I cambiamenti climatici tendono a peggiorare lo scenario: l'83 per cento dei disastri in Europa è collegato al riscaldamento globale (alluvioni, incendi, ondate di calore).

La canzone triste del Natale 2019


Ieri ho indicato la mia canzone allegra per il Natale 2019, oggi tocca alla canzone triste. Vince alla grande Loneliest Time of Year, una ballatona soul di Mabel, la 23enne figlia di Neneh Cherry e del produttore di Massive Attack Cameron McVey (oltre che nipote di Don Cherry).
Come si può capire dal titolo, la canzone racconta il Natale degli emarginati, dei depressi, degli homeless, di chi non ha niente da festeggiare. Grande voce di Mabel e arrangiamento di classe.

Sorry I’m not so merry
But I feel like this yearly
Christmas time isn’t my vibe
Brings no joy into my life


lunedì 23 dicembre 2019

La canzone allegra del Natale 2019


Tra le tante nuove canzoni natalizie di quest'anno qual è quella da ricordare? Secondo me, tra quelle allegre, Cozy Little Christmas di Katy Perry. In realtà il brano risale allo scorso anno, ma nel 2018 era disponibile in esclusiva streaming solo su Amazon. Per il Natale 2019 Katy lo ha distribuito urbi et orbi, accompagnato da un video molto divertente, che ha già più di 12 milioni di visualizzazioni.

domenica 15 dicembre 2019

Nessuna buona notizia dalla COP25

La foto sopra documenta la plenaria finale della COP25 di Madrid, iniziata alle 10:19 di domenica 15 dicembre, oltre 35 ore dopo l'orario previsto. I negoziati frenetici, proseguiti per tutta la giornata di sabato e la notte tra sabato e domenica, non hanno risolto i disaccordi legati agli ultimi elementi irrisolti per l'attuazione dell'Accordo di Parigi del 2015. Technicalities, certo, argomenti anche difficili da spiegare in poche righe, ma decisivi per mettere in pratica una strategia globale contro il cambiamento climatico.
La plenaria finale di Madrid si è chiusa alle 13:55 dopo avere approvato un documento piuttosto annacquato dal titolo Chile-Madrid Time for Action (a questo link il testo ufficiale diffuso da UNFCCC). In sostanza tutti i quesiti insoluti restano sul tavolo, a cominciare dal famigerato articolo 6 dell'Accordo, quello che riguarda il trasferimento dei carbon credits tra nazioni e anche soggetti privati. Su questo tema il più inflessibile è stato il Brasile, che fino alla fine ha insistito per quello che viene definito il double counting, ovvero mettere sul mercato la riduzione di CO2 delle proprie foreste ma allo stesso tempo conteggiarla nei propri obiettivi nazionali di riduzione. A questa ipotesi si sono opposti (giustamente) molti paesi. Ma non sarebbe giusto addossare solo a Bolsonaro il modestissimo esito di questa COP. Cina e India hanno continuato a mantenere posizioni guardinghe, senza alcuna intenzione di seeguire l'Europa, l'unica ad avere presentato un piano ambizioso di zero emissioni al 2050. Persino l'Australia, paese già oggi flagellato dai primi effetti del climate change, ha tentato di proporre un emendamento per poter includere negli obiettivi nazionali le riduzioni di CO2 del Protocollo di Kyoto.
Piuttosto surreale che la COP più deludente dai tempi di Copenhagen 2009 si sia svolta nell'anno in cui i media di tutto il globo si sono occupati di clima come mai prima e la percezione della gente comune sulla minaccia del climate change sia aumentata in modo esponenziale. Ma alla COP15 di Copenhagen l'accordo fallì all'ultimo minuto essenzialmente per motivi politici, con l'alleanza bolivariana guidata dal presidente del Venezuela Hugo Chavez che non voleva sottostare ai diktat di Obama e dell'Europa. A Madrid invece i problemi riguardavano essenzialmente i SOLDI. Finanziamenti per la strategia WMI Loss and Damage, le pieghe dell'articolo 6 sui Carbon Credits, i cento miliardi di dollari l'anno del Climate Action Fund.
La strada quindi resta impervia. E pensare che lo slogan della COP25 era Time for Action, il momento di agire. Gli scienziati hanno calcolato che dal 2015, anno dell'Accordo di Parigi, le emissioni globali sono cresciute del 4 per cento. E che per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo dovrebbero calare del 7 per cento l'anno fino al 2030. Le soluzioni passano attraverso i tavoli negoziali dell'UNFCCC e i rituali ONU, in un mondo popolato di acronimi incomprensibili e di frasi contenute tra parentesi quadre (quindi non condivise). I negoziati proseguiranno anche in altre sedi, come gli incontri bilaterali tra capi di stati, i G7 e G20 e le altre occasioni ufficiali. Ma sul fronte tecnico è tutto rimandato alla tradizionale seduta di Climate Talks di inizio estate, due settimane di discussioni a Bonn dove si prova a pianificare la COP di fine anno (e non sempre ci si riesce, come successo stavolta).
Alla fine arrivera la vera resa dei conti, la COP26, che dovrà sancire l'attuazione dell'Accordo di Parigi, che entrerà in vigore nel 2020, cinque anni dopo l'approvazione. Dopo un timido tentativo di organizzazione da parte dell'Italia la COP26 è stata assegnata alla Gran Bretagna, che ha scelto la sede di Glasgow. Le date, comunicate a Madrid, sono anticipate rispetto al solito: 9 - 20 novembre 2020. Auguri a tutti noi.




domenica 8 dicembre 2019

Per fermare il riscaldamento globale servono impegni più ambiziosi

Gli impegni presi finora non bastano per fermare il riscaldamento globale e raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. L'attuazione dell'Accordo di Parigi passa attraverso le azioni dei songoli governi, che devono presentare ogni cinque anni un piano nazionale (Nationally Determined Contribution, NDC). UNDP e World Resources Institute hanno pubblicato una guida che indica come migliorare e potenziare i piani nazionali per il clima in tre aspetti fondamentali: indicare obiettivi più ambizioni per ridurre le emissioni di gas serra (mitigazione), aumentare la resilienza climatica (adattamento) e comunicare con efficacia le proprie decisioni e azioni per aumentare la presa di coscienza della popolazione e facilitare la messa in pratica delle proposte.
Come si vede dal grafico qui sopra gli impegni attuali porterebbero a un aumento delle temperature tra i 2.9 e i 3.4° C, ben oltre la soglia dell'Accordo di Parigi che era indicata "ben al di sotto dei 2° C).

COP25, i delegati dell'Isola di Pasqua


giovedì 5 dicembre 2019

COP25, la giornata dei giovani

Oggi alla COP25 era Young and Future Generations Day, la giornata dei giovani. Ogni anno la conferenza ONU sul clima dedica una giornata ai giovani, ma nel 2019 è arrivato il ciclone Greta Thunberg con i Fridays for Future e le giovani generazioni sono salite prepotentemente al centro dell'attenzione dei media. I ragazzi di oggi vivranno sulla propria pelle le conseguenze del riscaldamento globale, a differenza degli anziani decisori politici.
La mobilitazione globale dei Fridays for Future ha prodotto risultati incredibili, aumentando a dismisura la sensibilizzazione collettiva sui cambiamenti climatici. Missione compiuta, basta vedere l'attenzione che c'è su questa COP che in realtà è assai poco avvincente, con negoziati confinati in ambiti molto tecnici per definire l'attuazione dell'Accordo di Parigi che entrerà in vigore nel 2020.
Sono stati premiati i tre "corti" vincitori di un video contest globale dedicato ai ragazzi, diviso in tre categorie.


mercoledì 4 dicembre 2019

L'influenza dell'uso dei suoli sul cambiamento climatico


Oggi alla COP25 l'IPCC, il panel di scienziati sul cambiamento climatico, presenta il report Climate Change and Land, che descrive le relazioni tra cambiamento climatico, gestione dei suoli e sostenibilità. Si esaminano questioni cruciali come la desertificazione, l'uso dei suoli e la sicurezza alimentare. L'attività umana interviene su oltre il 70 per cento della superficie delle terre emerse. Oltre il trenta per cento dei suoli è utilizzato per la produzione di cibo, mangimi, fibre, legno e energia. Questo comporta un crescente impiego delle risorse naturali: si stima che l'agricoltura utilizzi il 70 per cento dei consumi globali di acqua. L'uso intensivo dei suoli provoca un aumento dei gas climalteranti, la perdita progressiva di superficie degli ecosistemi (foreste, savane, zone umide) e il declino della biodiversità. Rispetto a 50 anni fa i consumi pro capite di carne e oli vegetali sono più che raddoppiati. Il cambiamento delle abitudini alimentari ha portato due miliardi di persone ad essere sovrappeso o obese, con altissimi costi sociali.
Le attività agricole e forestali causano il 13 per cento delle emissioni di CO2, il 44 per cento delle emissioni di metano e l'81 per cento delle emissioni di ossido di azoto. In totale circa il 23 per cento delle emissioni totali di gas climalteranti.


domenica 1 dicembre 2019

COP 25, si comincia

Inizia domani a Madrid la COP25, l'annuale conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Una edizione dall'organizzazione particolarmente complicata. La rotazione geografica aveva assegnato la COP del 2019 all'America del sud e nel settembre 2018 il Brasile si era candidato ad ospitarla. Ma il nuovo presidente Bolsonaro, eletto un mese dopo l'assegnazione da parte dell'IPCCC, aveva rinunciato. Si era allora fatto avanti il Cile, che a sua volta lo scorso 30 ottobre ha fatto un passo indietro fa a causa della grave situazione sociale del paese. Alla fine la COP 25 manterrà la presidenza cilena ma si svolgerà a Madrid, in Spagna. A presiederla sarà Carolina Schmidt Zaldivar, ministro dell'ambiente del Cile.
Il cambio di sede a solo un mese dall'inizio della conferenza ha complicato molto le cose, e non solo sul piano logistico. Le aspettative di una COP di alto profilo si sono abbassate e la presenza dei grandi leader mondiali sembra improbabile, anche se la nuova presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sarà presente alla sessione di apertura.
A Madrid dovranno essere definite le ultime questioni tecniche sull'attuazione dell'Accordo di Parigi, che entrerà in vigore nel 2020. Il punto principale da risolvere è l'articolo 6 dell'accordo, che riguarda il trasferimento internazionale dei risultati delle azioni di mitigazione. In pratica una nazione può intraprendere progetti di riduzione delle emissioni in un altro paese e includere i risultati ottenuti nel proprio conteggio nazionale. Allo stesso tempo una nazione che abbia già raggiunto i propri obiettivi (di riduzione delle emissioni, ma anche di riforestazione o i risultati di altre azioni virtuose) previsti dall'Accordo di Parigi potrà vendere l'eccedenza a un altro paese. Tutto questo si applica non solo agli accordi bilaterali tra nazioni, ma anche ad iniziative intraprese dal settore privato.
L'articolo 6 è rimasto l'ultimo problema irrisolto dopo la COP24 di Katowice del 2018. Anche i negoziati estivi che hanno preceduto la COP25 non hanno registrato progressi significativi, anzi. L'ultima bozza di accordo è un documento di oltre 40 pagine con 672 frasi ancora comprese tra parentesi quadre (brackets), ovvero non concordate.
Le altre questioni sul tappeto restano essenzialmente nell'ambito finanziario, a partire dal fondo annuale di 100 miliardi di dollari previsto per contribuire alle azioni di mitigazione nei paesi meno sviluppati, che dovrebbe essere operativo dal 2020. Come sempre Sostenibilitalia seguirà i lavori della COP25 e informerà sui progressi dei negoziati con aggiornamenti quotidiani.