domenica 31 gennaio 2010

CO2, la scadenza diventa flessibile

Oggi è il 31 gennaio, la scadenza che il Copenhagen Accord aveva stabilito per la definizione dei livelli di riduzione delle emissioni di CO2 da parte delle singole nazioni.
Le Nazioni Unite hanno dichiarato l'intenzione di pubblicare domani, lunedì 1 febbraio, un elenco dei paesi che hanno manifestato le loro intenzioni. Ma nel frattempo hanno anche voluto puntualizzare che la scadenza è "flessibile".
In molti casi gli impegni presi sono la conferma di quanto annunciato a Copenhagen. L'Europa resta sull'obiettivo del 20% di riduzioni al 2020 rispetto ai livelli del 1990, che potrebbero aumentare al 30% nel caso di impegni paragonabili presi da altri paesi. Gli USA, nell'attesa del passaggio al senato del climate bill, avevano formalizzato giovedì scorso l'adesione all'accordo con l'obiettivo di ridurre le emissioni del 17% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005. Il Giappone conferma quello che per ora è il target più ambizioso, la riduzione del 25% rispetto ai livelli del 1990. La Cina conferma una riduzione rapportata al PIL del 40-45% nel rapporto tra 2005 e 2020 (quindi non una riduzione in termini assoluti ma conteggiata sulle emissioni prodotte per unità). Lo stesso fa l'India, ma con una soglia meno ambiziosa del 20-25%. L'ultima notizia di oggi è che anche il Canada (che come gli USA non aveva mai sottoscritto il protocollo di Kyoto) si allinea all'America con un -17% al 2020 rispetto al 2005.
Una girandola di numeri e di date che comunque non segnano neppure un timido passo avanti rispetto a quanto discusso a Copenhagen. E non sembrano in grado di aprire la strada verso l'obiettivo principale del Copenhagen Accord, il contenimento del riscaldamento del pianeta entro i due gradi nel corso di questo secolo.

venerdì 29 gennaio 2010

La rivincita di Edoardo Croci

Milano supera per 17 giorni consecutivi la soglia massima di polveri sottili e il sindaco Moratti si agita, visti i precedenti delle indagini giudiziarie a carico dei primi cittadini, che alcune procure sospettano essere inadempienti di fronte a una emergenza che può pregiudicare la salute della gente.
Edoardo Croci, l'assessore che aveva introdotto a Milano l'ecopass e altre coraggiose misure per scoraggiare l'uso dei mezzi privati e ridurre l'inquinamento, era stato licenziato con elegante rozzezza dal sindaco Moratti lo scorso novembre. Al suo posto un reazionario conservatore bigotto come l'ex missino vicesindaco Riccardo De Corato. Moratti si è appena iscritta al PdL, quindi certamente apprezza le capacità di De Corato e di altri fenomeni come Ignazio La Russa che aveva dichiarato come "Edoardo Croci non è un politico, ma un tecnico, mentre la città di Milano avrebbe bisogno di un personaggio diplomatico, in grado di soddisfare al meglio gusti ed esigenze degli elettori".
Gusti ed esigenze apparentemente rappresentate da De Corato, che ha evidentemente doti di "diplomazia"non comuni.
La realtà è sui giornali di questi giorni. Moratti e De Corato annaspano di fronte a una emergenza che non sanno come gestire con la "diplomazia" della destra conservatrice. Nel frattempo Edoardo Croci, che è uno stimato docente della Bocconi, propone dieci azioni concrete per ridurre l'inquinamento atmosferico di Milano assieme a Legambiente, Italia Nostra e alcuni consiglieri comunali di Milano.
La chiusura è personale. Io sono amico di Edoardo e ho trovato disgustoso il modo con cui Moratti ha venduto il suo scalpo alla parte peggiore, più retrograda e reazionaria della maggioranza che governa Milano. Un'altro esempio di come la destra italiana riesca a confermare con disarmante regolarità di essere assolutamente impresentabile.

giovedì 28 gennaio 2010

J.D. Salinger 1919 - 2010

L'ultima cosa pubblicata è un racconto sul New Yorker nel 1965. L'utima intervista al New York Times nel 1974. J.D. Salinger era la perfetta descrizione del termine inglese reclusive, che la traduzione italiana solitario non rende nella sua completezza.
Dal punto di vista del marketing la scelta ha pagato, il tempo passato senza nuove pubblicazioni ha reso sempre più mitico un romanzo piacevole ma non epocale come Il giovane Holden, suo capolavoro del 1951.
Per un coccodrillo esaustivo rimando al New York Times.

mercoledì 27 gennaio 2010

Le multinazionali vogliono meno CO2

Ieri un gruppo di 18 multinazionali europee ha scritto una lettera aperta al presidente Barroso confermando l'appoggio a un obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di CO2 del 30% entro il 2020. L'iniziativa parte dal Prince of Whales' Corporate Group on Climate Change istituito presso l'Università di Cambridge.
Tra i 18 firmatari ci sono Philips, Vodafone, Shell e Unilever. Ma anche le italiane Barilla e Telecom Italia. Chissà se Paolo Barilla e Gabriele Galateri di Genola, che hanno firmato per le due compagnie, hanno avvisato il ministro Scajola e la ministra dell'ambiente, che la scorsa settimana a Siviglia si è fermamente opposta ad elevare la riduzione europea sopra il 20%.

martedì 26 gennaio 2010

CO2, Quali saranno gli impegni?

Il cosiddetto Copenhagen Accord, il documento finale della COP-15, prevedeva l'obbligo per i paesi sottoscrittori di dichiarare la quota di emissione delle riduzioni di CO2 entro il 31 gennaio 2010. A pochi giorni dalla scadenza la situazione è ancora piuttosto confusa. Talmente confusa che anche fonti dell'UNFCCC, la struttura ONU che si occupa dei cambimenti climatici, definiscono la scadenza del 31 gennaio come "non ultimativa".
Di certo per ora sembra esserci la conferma di una riduzione del 25% da parte del Giappone, mentre la posizione USA resta da chiarire. Il Climate Bill non dovrebbe essere discusso dal senato americano prima di giugno, con tutti i problemi che derivano dalla recente perdita della maggioranza qualificata dei democratici alla camera alta.
Il nuovo gruppo BASIC, nato a Copenhagen e composto da Cina, India, Brasile e Sud Africa, ha anticipato che annuncerà una riduzione delle emissioni il 31 gennaio "anche se l'accordo non è legalmente vincolante". In questo caso la riduzione dovrebbe essere calcolata non in termini assoluti, ma in relazione all'energia utilizzata per ogni punto di PIL. Questo criterio era già stato introdotto dalla Cina e dovrebbe essere seguito anche dall'India, per la quale si parla del 20% in meno. La crescita di questi paesi è talmente veloce che una riduzione in termini assoluti non è realistica, sostengono i quattro di BASIC. Difficile dare loro torto se l'occidente, con una economia in stagnazione, non riesce ad accordarsi su obiettivi ambiziosi.
L'Europa dovrebbe confermare la quota del 20%, seppure definendolo un "obiettivo minimo". La proposta di aumentare la riduzione al 30%, appoggiata da Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna, è stata nettamente osteggiata da Polonia, Italia e altri paesi minori. L'Europa si riserverebbe l'opzione 30% nel caso di "impegni paragonabili" da parte degli altri grandi inquinatori del pianeta. Ma non sembra si vada in questa direzione.

lunedì 25 gennaio 2010

Turbine City

Il sito Designboom dedica molto spazio allo studio di una grande centrale eolica offshore in Norvegia, al largo di Stavanger. La novità consiste nel fatto che le turbine nel progetto dello studio
On Office sono abitate, ospitando alla loro base un hotel, un museo e altre strutture. On Office è basato a Porto in Portogallo e tra i quattro soci c'è anche l'italiano Francesco Moncada.
L'idea di Turbine City è quella di utilizzare le turbine offshore come elemento di attrazione turistica e prende spunto dalle crescenti dimensioni delle turbine, che permettono di utilizzarle come spazi abitabili. Il Turbine Hotel progettato da On Office avrebbe 150 stanze oltre ad ampi spazi comuni. Il parco eolico è composto da 49 turbine da 8 MW per 392 MW totali prodotti, pari al consumo di 120.000 famiglie.

sabato 23 gennaio 2010

Ghiaccio bollente

Ai negazionisti del cambiamento climatico non è sembrato vero poter commentare le nuove proiezioni per lo scioglimento dei giacciai dell'Himalaya, che allontanano nel tempo la minaccia e smentiscono la tempistica del rapporto stilato dai climatologi ONU.
Il dibattito e i commenti pubblicati in tutto il mondo hanno costretto l'Interngovermental Panel on Climate Change (IPCC) a diffondere una dichiarazione ufficiale. Nel documento, firmato dal coordinatore e premio Nobel Rajendra Pachauri assieme ai vice coordinatori, l'istituzione scrive che "grandi masse di ghiaccio e superfici innevate che si sono già ridotte negli ultimi decenni, secondo le proiezioni vedranno la loro riduzione accelerarsi nel corso del XXI secolo". Quindi una sostanziale conferma di quanto affermato nel rapporto "incriminato".
"Tuttavia - prosegue la nota - ci siamo resi conto che un paragrafo delle 938 pagine del rapporto redatto del gruppo di lavoro è basato su valutazioni in merito al tasso di riduzione e alla data in cui i ghiacciai in Himalaya scompariranno che sono state scarsamente verificate. Nella redazione di questo paragrafo i rigidi criteri di chiarezza e conclamata evidenza dell'IPCC non sono stati applicati correttamente".

Poca Italia nei posti chiave d'Europa

Su La Stampa di oggi Marco Zatterin, che è uno dei migliori osservatori italiani di cose europee, racconta con delusione le nomine nei posti chiave della nuova Commissione Europea, ovvero i gabinetti dei 27 commissari.
I nominati fino ad oggi sono 179, con la Germania in testa a quota 22. Seguono Francia e Gran Bretagna con 20 e il Portogallo (che sfrutta al meglio la presidenza Barroso) con 14. Gli italiani sono solo 12, cinque dei quali ammassati con Tajani alla DG Industria. Zatterin sottolinea l'assenza dell'Italia nel gabinetto del commissario romeno all'agricoltura Dacian Ciolos.

giovedì 21 gennaio 2010

Architettura per l'Umanità ad Haiti

Di buone cause a cui donare dei soldi per la tragedia di Haiti ce ne sono quante vuoi.
Tra le mie preferite Architecture for Humanity, una associazione che ha già lavorato a molti progetti di ricostruzione, dallo tsunami asiatico all'uragano Katrina di New Orleans. Hanno 80 sezioni in 25 paesi, con quasi cinquemila professionisti volontari. Tra le attività anche il sito Open Architecture Network, dove si condividono progetti con la possibilità di vedere file CAD online.
Architecture for Humanity è già attiva ad Haiti nella ricostruzione di scuole e altre strutture pubbliche. La associazione ha una gestione molto snella, tanto da limitare le spese di gestione al 9% e quelle per le campagne di finanziamento al 3%. Questo significa che l'88% dei soldi che ricevono vanno direttamente ai progetti. Sostenerli economicamente è semplice, le istruzioni sono sul sito.

Titti sarà First Lady a Venezia?

La destra, nel consiglio dei ministri di ieri capitanato da Berlù, ha ufficialmente candidato Renato Brunetta a sindaco di Venezia e successore di Massimo Cacciari.
Il fustigatore dei fannulloni ha precisato che la candidatura e la eventuale elezione non mettono in discussione la sua permanenza al governo.
Brunetta (nella foto a Venezia con la fidanzata Titti) sarebbe sindaco e ministro nel dicastero dove lui stesso ha dichiarato guerra ha chi fa il doppio lavoro, come ricorda oggi il Corriere della Sera.
La nota ufficiale di Palazzo Chigi sottolinea che "Renato Brunetta, ministro dell'Innovazione e Funzione Pubblica, è una personalità politica di primo piano del popolo delle libertà. Per questa ragione, il presidente Silvio Berlusconi, a nome dell'intera coalizione, gli ha chiesto di accettare la candidatura a sindaco di Venezia. Il valore di questa candidatura è dato dal lavoro che il ministro Brunetta ha fin qui svolto nel governo e dal fatto di essere un veneziano autentico e appassionato verso la sua città. Venezia subisce da anni un grave declino e merita finalmente una guida capace di valorizzare le enormi potenzialità. Siamo sicuri che il sindaco Brunetta sarà la persona più adatta a questo difficile compito".
Con la sua consueta modestia Brunetta ha dichiarato "Se mi candido io si vince, ma io non lascio a metà il mio lavoro. O accettano il doppio incarico, o non se ne fa nulla. In Francia i ministri più bravi sono quelli che fanno anche i sindaci. Le mie riforme saranno a regime non prima di un anno. E voglio essere io a seguirle fino alla fine. La considero una questione di rispetto per gli italiani che mi hanno votato e che mi danno il loro gradimento nei sondaggi. Sarà una gran faticaccia, - ha sottolineato - ma non ho dubbi che ce la farò. Io sono convinto che per una città di respiro mondiale come è Venezia avere un sindaco ministro sarà una forza, non una debolezza".
Brunetta ha buone possibilità di vincere in una città con grandi tradizioni di sinistra ma reduce da un Cacciari 2 affatto memorabile. I sondaggi danno il ministro vincente.
Cinque anni fa Cacciari ridicolizzò la coalizione di sinistra che candidava Felice Casson, ma la sua amministrazione non ha lasciato il segno. Il filosofo ha deciso da tempo di non ricandidarsi per quello che sarebbe stato il suo quarto mandato, forse fiutando l'aria. Il centrosinistra domenica prossima sceglierà il suo candidato alle primarie tra l'eterno Gianfranco Bettin, la postsocialista Laura Fincato e Giorgio Orsoni, il più diretto successore di Cacciari.
Un sindaco di destra in Laguna? Potrebbe chiudere una filiera con la regione, che il leghista Zaia dovrebbe vincere a mani basse, e la provincia di Venezia passata lo scorso anno al PdL. Per farcire ancora di più il piatto sembra in arrivo anche l'ubiquo Vittorio Sgarbi, che il ministro James Bondi vorrebbe direttore del padiglione Italia alla prossima Biennale del 2011. Sgarbi e l'arte contemporanea si detestano, ma fa lo stesso.

Update delle 19:00
Il ministro James Bondi ha confermato di avere nominato Vittorio Sgarbi curatore del padiglione Italia della Biennale 2011 di arte contemporanea di Venezia. La Biennale, peraltro, non ha ancora un direttore.
Non basta. A Sgarbi - ha precisato Bondi - è stato deciso di affidare anche la vigilanza per l’acquisto di nuove opere d’arte contemporanea per il nuovo museo delle arti del XXI secolo, Maxxi, progettato da Zaha Hadid, che si aprirà a Roma in primavera. «Sgarbi - ha fatto notare Bondi - credo conosca le ricchezze e le varietà del patrimonio italiano, anche di quello diffuso, come pochi», a lui, ha proseguito, «dobbiamo gratitudine per il suo impegno per l’arte e l’impegno profuso anche qui al ministero. Dobbiamo avvalerci di più e meglio della sua esperienza».
Direi due incarichi che vanno a pennello a un cultore del Settecento.

mercoledì 20 gennaio 2010

Climate Change Building 2.0

Ricordate questo disegno? alla vigilia della conferenza di Copenhagen qualcuno aveva cercato di raffigurare il cambiamento climatico come un grande edificio in costruzione. L'immagine di questo grande cantiere era stata pubblicata su Sostenibilitalia il 10 dicembre.
Oggi gli autori hanno pubblicato una versione 2.0 (qui sopra) aggiornata con gli esiti della COP-15 e arricchita dai suggerimenti arrivati nel frattempo.
Il confronto tra le due versioni si può fare qui.

lunedì 18 gennaio 2010

Scozia e alcool, buona sintonia

Secondo una ricerca dell'autorità nazionale per la salute della Scozia, rilanciata dalla BBC, ogni abitante delle Highlands sopra i 18 anni consuma 12.2 litri di alcool l'anno.
La quantita equivale a 537 birre medie, 130 bottiglie di vino o 46 bottiglie di vodka.
Gli Scozzesi bevono il 25% in più degli Inglesi e dei Gallesi.

sabato 16 gennaio 2010

L'eclisse del millennio

Ieri mattina parte dell'Asia e dell'Africa hanno visto una spettacolare eclissi anulare, con la luna che passava esattamente davanti al sole. La foto è stata scatta a Male, capitale delle Maldive, il luogo dove il fenomeno è stato visibile in modo praticamente perfetto.
L'eclisse ha avuto una lunghezza record: 11 minuti e 8 secondi. Per rivederne una così lunga occorrerà attendere il 23 dicembre 3043.
Le informazioni dettagliate della NASA sono qui.

Il sesso delle case

In realtà forse dovrei scrivere il genere delle case, perché di questo tema bizzarro si occupa un articolo pubblicato ieri da Anna Tyzack (foto) sul Telegraph.
"Al contrario delle barche, le case non sono tutte femmine" scrive Tyzack raccontando un convegno realizzato a margine della mostra Ordine: Mito, Significato e Bellezza in Architettura attualmente allestita dal Sir John Soane’s Museum di Londra.
Secondo Jerzy Kierkuc-Bielinski, curatore della mostra, il sesso di un edificio dipende appunto dal suo ordine (dorico sarebbe maschile, ionico femminile e corinzio non è ben chiaro). Ma nelle architetture moderne le classificazioni sono incerte. Gli edifici razionali e modernisti per alcuni sarebbero maschi, per altri asessuati. Negli stili più vernacolari ed eclettici il genere avrebbe meno importanza. Secondo altri esperti tutti gli edifici non hanno sesso e il loro pronome personale inglese sarebbe "it", non "he" o "she".

venerdì 15 gennaio 2010

Quel treno tra Sarajevo e Belgrado

A 18 anni di distanza dall'ultima corsa il 13 dicembre è stato ripristinato il servizio ferroviario tra Belgrado e Sarajevo. La linea era stata interrotta al momento dei conflitti esplosi in Croazia (1991) e Bosnia (1992). A quei tempi i treni, gestiti dalle ferrovie Yugoslave, si chiamavano Bosnia Express e Olympic Express (Sarajevo ha ospitato le olimpiadi invernali del 1984). La frequenza era di tre viaggi quotidiani, oggi ridotti a una corsa al giorno. Il New York Times dedica all'evento un lungo articolo.
La linea tortuosa che unisce le due capitali passa attraverso la Croazia (cartina sotto) e obbliga a cambiare quattro locomotori di diverse compagnie, mentre i passeggeri devono subire due controlli doganali. A causa di queste complicazioni il tempo di percorrenza è passato dalle sei ore di 20 anni fa alle oltre otto di oggi. Il treno è composto per ora da tre carrozze, ognuna di un gestore differente, e nel viaggio inaugurale c'erano 17 passeggeri (venti anni fa le carroze erano 12/13 con una media di 550 passeggeri). Il ripristino della linea ha certamente motivazioni più politiche che commerciali.
Uno dei tre vagoni, gestito dalle ferrovie serbe, offre un servizio ristoro. In treno si può fumare in territorio serbo e bosniaco, ma non nel tratto in cui il convoglio transita in Croazia.
Osservatorio Balcani pubblica una testimonianza di Azra Nuhefendic che ricorda con passione e dettaglio la storia di questi treni nel secolo scorso.

mercoledì 13 gennaio 2010

Contro le centrali a carbone

Il riscaldamento del pianeta a causa dei gas serra è un problema globale, lo scrivevo qualche giorno fa commentando l'ipotesi di introdurre una carbon tax. Da dove provenga il CO2 conta poco, gli effetti si ripercuotono in tutta la terra.
Così la Federazione degli Stati della Micronesia (FSM) ha presentato un esposto contro la Cekia, che intende ampliare la centrale a carbone di Prunerov nel nord ovest della Boemia. La Micronesia chiede che il ministero dell'ambiente di Praga istruisca una Valutazione di Impatto Ambientale Transfrontaliera come prevede un accordo ONU, la cosiddetta Convenzione di Espoo del 1991.
La Micronesia lamenta che l'ampliamento della centrale di Prunerov la renderebbe la 18a principale fonte di gas serra d'Europa, con una produzione pari allo 0,021% delle emissioni globali di CO2. Per fare un paragone, la centrale produce 40 volte il CO2 emesso da tutta la Federazione di Micronesia. Il testo ufficiale della lettera spedita a Praga dalla Micronesia è qui.
L'iniziativa è legalmente abbastanza debole, perché la Micronesia non è tra le 44 nazioni che hanno sottoscritto la Convenzione di Espoo (la Cekia sì, e anche l'Italia). Inoltre il trattato, che risale a quasi venti anni fa ed ha avuto nel frattempo due revisioni, si riferisce a ricadute ambientali negli stati confinanti. Tuttavia secondo molti esperti di giustizia ambientale, tra i quali Tim Malloch di Clientearth, l'iniziativa micronesiana potrebbe aprire la strada a richieste simili ma con fondamenti giuridici più consistenti e introdurre battaglie legali finora mai intraprese. Se ad esempio l'esposto fosse firmato da una delle nazioni che aderiscono alla convenzione e che sono confinanti con la Cekia lo scenario diverrebbe estremamente più complesso.

martedì 12 gennaio 2010

Le Nazioni Unite fanno un upgrade

Dalla inaugurazione del 1952 la sede delle Nazioni Unite di New York non aveva ricevuto grandi attenzioni. Qualche minimo adeguamento tecnologico, ma per il resto la struttura ha affrontato una lenta ma inevitabile decadenza, ben visibile per chi ha frequentato il palazzo.
Personalmente trovavo gradevoli le sedie e poltrone moderniste e ormai consumate degli spazi comuni, così come ho sempre profondamente apprezzato le tante opere d'arte del XX secolo sparse per il palazzo.
Adesso si cambia. Il programma di ristrutturazione è cominciato nel 2008, ma solo ieri il segretario generale Ban Ki-moon ha inaugurato il nuovo edificio provvisorio costruito a nord (alla destra della foto, non visibile) nei giardini ONU. Tre piani destinati ad ospitare le sale riunioni e gli uffici direzionali di 272 dipendenti, compresa appunto la sede della segreteria generale. Il costo della struttura temporanea è di 140 milioni di dollari.
Il "palazzo di vetro" come viene chiamato ancora oggi, resterà chiuso fino al 2013, salvo ritardi sulla tabella di marcia. Oltre ai necessari adeguamenti tecnologici sarà effettuata una bonifica di amianto e verrà notevolmente migliorato il rendimento energetico, a cominciare dalle facciate vetrate.
Nel frattempo gli oltre ottomila dipendenti ONU saranno temporaneamente collocati in altre strutture nella midtown di Manhattan. Molti sono già stati trasferiti, l'ultimo migliaio lo sarà entro marzo.
Il costo totale della ristrutturazione è di 1.9 milardi di dollari, poco più di 1.3 miliardi di Euro.

lunedì 11 gennaio 2010

Eric Rohmer, 1920-2010

Dei registi della Nouvelle Vague francese decisamente il mio meno preferito. Ma quello che è durato di più, ben oltre la morte dell'amato Truffaut e del declino artistico di Chabrol e Godard.
Ricordo un insopportabile Perceval le Gallois (1978) recitato in quartine francesi con sottotitoli. Una delle poche volte che sono uscito dal cinema prima della fine.

Giovani di poche parole

Un articolo di oggi del Telegraph mette in guardia sui rischi di precaria alfabetizzazione dei ragazzi degli anni '10. Secondo un'indagine commissionata dalla catena di distribuzione inglese Tesco i teenagers conoscono 40.000 parole ma nei loro dialoghi quotidiani ne usano non più di ottocento. Un po' pochino per articolare concetti appena complessi.
La colpa sarebbe delle nuove abitudini di comunicazione sincopata, dagli sms a facebook e twitter. La ricerca, condotta dal professore di linguistica dell'università del Lancaster Tony McEnery, ha analizzato 100.000 parole nei blog o nei commenti scritti dai giovani scoprendo che sono solo venti termini elementari a costituire un terzo di quanto scritto dai ragazzi. Tra queste ci sono gli obbligatori sì, no, ma e neologismi come chenzed (che potrei tradurre come "frastornato") spong (scemo) e lol, che sarebbe l'acronimo sms di laugh out loud, cioè farsi delle grasse risate.
Secondo alcuni esperti questa progressiva inarticolazione lessicale potrebbe causare ai teenagers problemi al momento di cercare un lavoro dignitoso. L'allarme è lanciato sul Sunday Times da Jean Gross, consulente del governo inglese per lo sviluppo del linguaggio degli adolescenti.
Cmq credo ke nn sia vero.

Aggiornamento del 12 gennaio
Oggi ne parla anche la Repubblica.

domenica 10 gennaio 2010

La Croazia vota il suo presidente


Con pochissimo risalto da parte dei media italiani oggi in Croazia si svolge il ballottaggio per l'elezione del presidente della repubblica, dopo che nel primo turno del 27 dicembre nessuno dei dodici candidati ha raggiunto il 50% dei voti.
I nostri vicini adriatici dovranno scegliere tra il candidato del partito socialdemocratico Ivo Josipovic (52, foto sopra a destra) e il sindaco di Zagabria Milan Bandic (54, a sinistra nella foto), anche lui a lungo militante socialdemocratico, fervente cattolico e sostenuto dal clero. Oggi Bandic si presenta come indipendente con lo slogan "votate un uomo, non un partito".
Duello piuttosto bizzarro, visto che il paese è governato da una maggioranza di centrodestra guidata da Jadranka Kosor (foto sotto). L'Unione Croata Democratica, il partito conservatore che guida la coalizione di governo ma non è riuscito ad arrivare al ballottaggio, ha dichiarato di non appoggiare nessun candidato, ma i suoi elettori dovrebbero propendere per Bandic.
I sondaggi danno largamente vincitore Josipovic (55 a 38), ma resta un largo margine di indecisi. I primi dati non si sapranno prima delle 19, quando si chiuderanno i seggi e saranno diffusi gli exit poll. I risultati definitivi sono attesi verso mezzanotte. L'affluenza alle urne in mattinata era piuttosto bassa, anche a causa del maltempo. Oltre alla popolazione nazionale sono chiamati a votare anche i 250.000 Croati che risiedono in Bosnia.
Ambedue i candidati hanno centrato le loro campagne sull'ormai prossimo ingresso della Croazia nell'Unione Europea e sulla lotta alla corruzione, endemica nel paese. La Croazia sta vivendo una pesante recessione economica: la disoccupazione è al 16% e il debito pubblico ha raggiunto il 94% del PIL. Dopo molti rinvii l'ingresso di Zagabria nella UE sembra ormai fissato per il 1 gennaio 2012, probabilmente assieme all'Islanda.
Aggiornamento delle 20:30
Come previsto gli exit poll assegnano la vittoria a Josipovic con largo margine, 65 a 35. Affluenza bassa: i seggi si sono chiusi alle 19 e alle 16 aveva votato solo il 38% degli aventi diritto.

venerdì 8 gennaio 2010

Il gelo del riscaldamento globale

Il piu freddo inverno degli ultimi 30 anni in Gran Bretagna. A Seoul, Corea del Sud, 29 cm di neve caduti in un giorno. Washington sotto tormente a ripetizione, cappotti di lana per le strade di Miami, anche l'Italia del Nord sottozero.
I negazionisti del cambiamento climatico non aspettavano altro per tornare all'attacco sghignazzando sulla inesistenza del riscaldamento globale.
L'inverno in corso non cambierà la tendenza all'aumento delle temperature e il 2009 sarà il nono anno più caldo del pianeta dal 1880 e il quinto del 2000-2009, la decade con le temperature più alte mai registrate.
Cosa sta succedendo? Correnti fredde dall'Artico si sono spinte a sud in nord America, Cina e Europa. In Inghilterra il freddo artico è stabilizzato da un anticiclone piazzato sulla Groenlandia che impedisce l'arrivo delle correnti calde occidentali dall'Atlantico.
I fenomeni climatici estremi catturano l'attenzione dei media e fanno discutere, ma in altre parti del pianeta le temperature sono molto superiori alla media, anche se questo non fa notizia. Il giorno di Natale ad Ancona c'erano 22°, non ricordo precedenti simili.
La carta qui sopra, l'ultima disponibile redatta dall'ufficio meteo inglese e riferita a novembre 2009, dimostra come il riscaldamento sia prevalente. Tutte le zone colorate nei toni di rosso sono oltre le medie del secolo scorso, spesso di molti gradi.

FDG 100107 #483

Profondo Nord

giovedì 7 gennaio 2010

Porti d'Italia, in arrivo la nuova legge

Forse il 2010 sarà l'anno della nuova legge sui porti, invocata da tempo per eliminare la vecchia e malfatta legge 84 del 1994, che istituiva le autorità portuali. Ne parla oggi in una intervista al Secolo XIX di Genova Sandro Biasiotti, candidato del PdL alla regione Liguria. Secondo Biasiotti "il comitato ristretto del Senato ha trovato l'unanimità sul testo condiviso da destra e sinistra e anche i sindacati hanno dato l'OK".
Mancherebbe un passaggio in commissione bilancio per decidere sulla invocata autonomia finanziaria dei porti, secondo un progetto che prevede che gli scali possano trattenere il 5% dell'IVA sui traffici, destinata per l'80% al porto stesso e per il restante 20% a un fondo di perequazione. Si tratta di cifre importanti, le stime del gettito per il porto di Genova sono di 150 milioni di Euro.
Lo scorso settembre il presidente della commissione lavori pubblici del senato Luigi Grillo aveva annunciato che la nuova legge era vicina all'approvazione, elencandone i quattro punti fondamentali: la nomina dei presidenti dei porti, l'autonomia finanziaria, la normativa sul lavoro e la sdemanializzazione delle aree inutilizzate. A novembre le acque si erano di nuovo agitate per un intervento del ministro Brunetta che aveva annunciato di voler ridurre i componenti dei comitati portuali, eliminando due rappresentanti sindacali (oggi sono sei) e due degli imprenditori.
A fine 2009 la consulta dei comuni portuali dell'ANCI, appena costituita e guidata dal sindaco di Genova Marta Vincenzi, aveva chiesto e ottenuto un incontro con la commissione, svoltosi il 10 dicembre. Molto critico nei confronti della legge il PD, guidato in commissione senato da Marco Filippi (tutti i principali attori politici sono toscani o liguri, da Matteoli a Grillo a Filippi, la visione tirrenica è dominante). Proprio dal sito del senatore Filippi ho recuperato il testo della nuova legge nella bozza del 10 dicembre 2009.
Tra le norme più discusse resta quella della classificazione dei porti. A parte i porti militari, gli altri vengono divisi in due categorie: quelli a "rilevanza economica nazionale e internazionale" e quelli a "rilevanza economica regionale e interregionale". Solo i primi sono sedi di autorità portuali e in origine l'intenzione era di ridurli a una diecina: quelli definiti transoceanici (Genova, Spezia, Livorno, Trieste, Napoli, forse Ravenna) e quelli di transhipment (Gioia Tauro, Cagliari, Taranto). Dopo la rivolta dei porti minori l'art. 6 della proposta di legge torna a una lista di 24 scali, con possibilità di istituire in futuro anche altre autorità portuali. Tra gli indicatori è stato inserito anche il traffico passeggeri (un milione minimo).
Altre novità di rilievo sono le procedure per il piano regolatore portuale e la nomina del presidente dell'autorità, che attualmente dovrebbe nascere da un'intesa tra governo e regione interessata, sulla base di una terna proposta dagli enti locali e dalla camera di commercio. Questa intesa non si raggiunge facilmente e il governo di centrodestra in caso di stallo ha inserito come ultima carta la nomina diretta da parte del presidente del consiglio, alla faccia della sussidiarietà.
Tutti chiedevano una nuova legge sulla portualità, pochi pensano che il testo proposto sia all'altezza delle aspettative.

Il partito dell'amore?

Seguo sempre con attenzione le mosse mediatiche di Silvio Berlusconi, che in tema di comunicazione politica non ha probabilmente rivali.
Questa storia del "partito dell'amore" però mi sembra veramente una cantonata. Leggevo i resoconti dei suoi incontri di staff dopo l'incidente, in cui Berlù indicava lo slogan come la nuova parola d'ordine che automaticamente etichettava come portatori di "odio" tutti i suoi avversari politici.
Sembra che siamo già in fase operativa: secondo il Corriere della Sera ieri Berlù avrebbe fatto un intervento in voce a una riunione di europarlamentari Pdl dicendo "Noi dobbiamo essere uniti e fare da esempio. Dobbiamo essere il partito dell'amore che combatte contro chi diffonde odio".
Alle prime indiscrezioni sul "partito dell'amore" la stampa aveva già rivangato sui precedenti non esattamente edificanti di Ilona Staller e Moana Pozzi. Ma a parte questo l'idea di trasformare il Pdl in "partito dell'amore" non sembra proprio fattibile con leader arcigni come Tremonti, Cicchitto e Alfano o litigiosi e aggressivi come Gasparri, Brunetta e Larussa. C'è qualche traccia di "amore" nell'untuosità di Bondi e Bonaiuti, o magari nei retaggi ciellini di Formigoni e Lupi? Forse, ma poca roba.
Io credo che sentire Berlusconi parlare di "amore" faccia piuttosto venire in mente le minorenni napoletane, le escort baresi, le povere ragazze raccolte a mandrie a Villa Certosa. Insomma, al posto di Berlù io avrei cercato qualcosa che allontanasse il sospetto che il nostro presidente del consiglio sia ossessionato dalle donne.
Viste le precedenti intuizioni di Berlusconi, spesso premiate da successo e consensi, mi resta un margine di dubbio che potrò verificare nei prossimi mesi. Credo però che stavolta abbia fatto veramente una mossa incauta. Vediamo come reagirà l'Italia.

La città proibita

La Philips è la prima impresa privata olandese e Eindhoven sta a Philips come Torino a Fiat. Così la scelta del colosso dell'elettronica di abbandonare lo storico quartier generale di Strijp-S ha cambiato il volto della città olandese, come riporta il sempre prezioso Presseurop.
Ogni giorno a Strijp-S entravano più di dodicimila dipendenti Philips, con una rigidissima disciplina di ingresso che aveva meritato al complesso il nome di "città proibita". A Strijp-S erano stati concepiti e realizzati prodotti innovativi come la cassetta audio e il compact disc, oltre al Video 2000 che fu il primo a soccombere nella guerra per lo standard delle videocassette, poi vinta da VHS su Betamax.
Oggi la produzione Philips è quasi tutta in oriente e anche il centro di ricerca è stato spostato nell'High Tech Campus alla periferia di Eindhoven. Per Strijp-S è stato avviato un grande programma di riqualificazione, che trasformerà i 28 ettari dell'area industriale in 285.000 mq di residenze (circa 3000 unità), 90.000 mq di uffici, 30.000 di spazi commerciali e altri 30.000 per usi vari, tra cui un teatro e un museo di arte moderna. Un progetto ambizioso articolato in quattro fasi e che dovrebbe concludersi nel 2020.
La riconversione del Veemgebouw, il più monumentale edificio industriale del complesso, è stata oggetto di un concorso di architettura vinto dal progetto di Caruso St John Architects.

mercoledì 6 gennaio 2010

Il mistero dei polipi portoghesi

Migliaia di polipi sono stati ritrovati morti su 3 km di spiaggia a Vila Nova de Gaia, nel nord del Portogallo (video). Vila Nova si trova alla foce del fiume Douro, sulla riva opposta a Porto.
Nessuno conosce i motivi della moria di cefalopodi. Le autorità portoghesi, per ora, si sono limitate a consigliare di non mangiarli organizzando una raccolta delle carcasse da parte dei vigili del fuoco.
Nessuna altra specie marina è coinvolta nella moria, che quindi non sembra essere causata da problemi di inquinamento ambientale.
Time riporta l'ipotesi che i polipi potrebbero essere stati usati per un traffico di droga. Il 7 gennaio 2007 la polizia portoghese scoprì nel porto di Lisbona oltre nove tonnellate di cocaina nascosta in una spedizione di polipi congelati proveniente dal Venezuela. Questa volta i polipi potrebbero essere stati scongelati a bordo di una nave per recuperare la droga e poi gettati in mare.

martedì 5 gennaio 2010

Il momento della Carbon Tax?

Uno degli effetti collaterali del dopo Copenhagen potrebbe essere l'introduzione a larga scala di una Carbon Tax, ovvero della tassazione del CO2 risultante dalla produzione di energia.
Uno dei pochi punti fermi del Copenhagen Accord è quello finanziario, che prevede un intervento economico dei paesi occidentali per sostenere quelli in via di sviluppo. Inoltre entro la fine di questo mese i sottoscrittori dell'accordo (tutte le nazioni presenti alla COP-15 meno Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Costarica, Sudan e Tuvalu) dovranno indicare i loro limiti di emissione. Anche sotto questo profilo uno strumento come la Carbon Tax sembra il migliore incentivo per la riconversione civile e industriale.
Forse la pensa così anche Nicholas Sarkozy, che dopo la bocciatura costituzionale del suo progetto di Carbon Tax (17 Euro/t, originariamente previsto per l'inizio dell'anno) ha dichiarato oggi che un nuovo provvedimento entrerà in vigore tra sei mesi, il 1 luglio. Dallo scorso 10 dicembre una Carbon Tax di 15 Euro/t è stata introdotta in Irlanda per benzina e diesel e da maggio 2010 sarà estesa a gas e gasolio da riscaldamento. Altri modelli di Carbon Tax sono in vigore da tempo in Svezia, Norvegia e Finlandia che non a caso sono tra le nazioni europee all'avanguardia nelle politiche energetiche.
La Carbon Tax non è sostenuta dagli ecologisti barricaderi, ma da molti autorevoli esperti di finanza, a partire dalle firme dell'Economist. Secondo molti è decisamente più efficace dei "permessi di emissione" del Protocollo di Kyoto, che si sono rivelati uno strumento che limita l'innovazione e gli investimenti nelle nuove tecnologie.
Inutile dire che i permessi di emissione sono stati difesi a spada tratta dal governo Berlusconi, che ha puntato i piedi per permettere una proroga alla contabilizzazione del CO2 prodotto dal settore ceramico/laterizio.
Uno dei sostenitori della Carbon Tax è Dennis Snower, direttore dell'Istituto per l'Economia Mondiale dell'Università di Kiel. Snower parte dal presupposto che "le conseguenze delle emissioni di CO2 sono uguali su tutto il pianeta, indipendentemente da dove vengono prodotte" e quindi giudica la Carbon Tax equa e applicabile ovunque "sia nei paesi occidentali che in quelli in via di sviluppo e senza riferimenti alle emissioni prodotte in passato". Anche Richard Tol, economista ambientale e professore universitario a Dublino, sostiene la Carbon Tax e critica il sistema dei diritti di emissione, che secondo lui potrebbero funzionare se fossero messi all'asta e non ceduti gratuitamente come accade oggi in Italia e in larga parte dell'Europa.

Londra diventa elettrica

Il sindaco conservatore di Londra Boris Johnson ha presentato il Piano per lo Sviluppo dei Veicoli Elettrici promettendo che entro il 2015 ogni abitante della città avrà una stazione di ricarica elettrica distante al massimo un miglio (1.6 Km) da casa.
Secondo i progetti di Johnson a Londra entro il 2015 ci saranno 25.000 punti di ricarica per una flotta di veicoli elettrici di almeno 100.000 mezzi (oggi sono 1.700). 22.500 stazioni saranno nei luoghi di lavoro. Duemila saranno piazzati nei luoghi pubblici come stazioni, supermercati e parcheggi e i restanti 500 nelle strade. Mille dei centomila veicoli elettrici che Londra vuole nelle strade entro il 2015 saranno della pubblica amministrazione.

FDG 100104 #482

Finlandia

sabato 2 gennaio 2010

Per sei mesi l'Europa parlerà spagnolo

Ieri la Spagna ha rilevato formalmente la presidenza dell'Unione Europea dalla Svezia. In Italia come sempre pensiamo ad altro e nella prima edizione dell'anno i due quotidiani principali, Corriere e Repubblica, non dedicano nemmeno una riga all'argomento.
José Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato che la presidenza di turno spagnola sarà centrata sulla risoluzione della crisi economica "per rendere l'Europa una economia sempre più produttiva, sempre più innovativa, sempre più sostenibile".
La Spagna intende riportare il baricentro dell'Europa verso Sud. Nel semestre di presidenza sono previsti un incontro con i paesi latinoamericani, un vertice europeo in Marocco e un rilancio dell'Unione per il Mediterraneo costituita da Sarkozy nel corso del semestre di presidenza francese del 2008.
La Spagna cercherà di minimizzare l'oggettivo declassamento della presidenza di turno dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona è l'istituzione della presidenza europea e del responsabile per la politica estera. Il primo obiettivo è la redazione di un piano per l'occupazione, la crescita economica e l'innovazione chiamato "Strategia 2020" che dovrebbe essere portato in approvazione a marzo. Inoltre nel corso dell'ultimo summit della presidenza di giugno sarà presentato un rapporto sul futuro a lungo termine dell'Europa sul quale sta lavorando un gruppo di esperti guidato dall'ex primo ministro Felipe González.
L'ultima presidenza di turno spagnola risale al 2002. Allora il premier era il conservatore Aznar e l'Europa era ancora composta solo da 15 stati.
La Spagna per ora ha destinato ai sei mesi di presidenza e ai circa 350 eventi collegati un budget di 90 milioni di Euro, circa due euro per abitante. La spesa preventivata è in linea con la presidenza svedese uscente (96 Meuro) ma molto meno di Cekia (126) e Francia (151) che l'hanno preceduta. Il sito ufficiale della presidenza spagnola è qui.