Seguo sempre con attenzione le mosse mediatiche di Silvio Berlusconi, che in tema di comunicazione politica non ha probabilmente rivali.
Questa storia del "partito dell'amore" però mi sembra veramente una cantonata. Leggevo i resoconti dei suoi incontri di staff dopo l'incidente, in cui Berlù indicava lo slogan come la nuova parola d'ordine che automaticamente etichettava come portatori di "odio" tutti i suoi avversari politici.
Sembra che siamo già in fase operativa: secondo il Corriere della Sera ieri Berlù avrebbe fatto un intervento in voce a una riunione di europarlamentari Pdl dicendo "Noi dobbiamo essere uniti e fare da esempio. Dobbiamo essere il partito dell'amore che combatte contro chi diffonde odio".
Alle prime indiscrezioni sul "partito dell'amore" la stampa aveva già rivangato sui precedenti non esattamente edificanti di Ilona Staller e Moana Pozzi. Ma a parte questo l'idea di trasformare il Pdl in "partito dell'amore" non sembra proprio fattibile con leader arcigni come Tremonti, Cicchitto e Alfano o litigiosi e aggressivi come Gasparri, Brunetta e Larussa. C'è qualche traccia di "amore" nell'untuosità di Bondi e Bonaiuti, o magari nei retaggi ciellini di Formigoni e Lupi? Forse, ma poca roba.
Io credo che sentire Berlusconi parlare di "amore" faccia piuttosto venire in mente le minorenni napoletane, le escort baresi, le povere ragazze raccolte a mandrie a Villa Certosa. Insomma, al posto di Berlù io avrei cercato qualcosa che allontanasse il sospetto che il nostro presidente del consiglio sia ossessionato dalle donne.
Viste le precedenti intuizioni di Berlusconi, spesso premiate da successo e consensi, mi resta un margine di dubbio che potrò verificare nei prossimi mesi. Credo però che stavolta abbia fatto veramente una mossa incauta. Vediamo come reagirà l'Italia.
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