lunedì 31 maggio 2010

Spagna, una presidenza deludente

Manca solo un mese al termine della presidenza spagnola dell'Unione Europea e il bilancio di Madrid sembra destinato a non essere memorabile.
Il semestre spagnolo voleva spostare l'asse europeo verso sud, ma i risultati non corrisponderanno alle aspettative. A cominciare dalla Unione per il Mediterraneo, l'istituzione creata da Sarkozy nel luglio 2008 durante il semestre di presidenza francese e a cui la Spagna aveva "scippato" la sede permanente. Il prossimo 7 giugno la Spagna aveva programmato un summit dell'Unione a Barcellona, ma l'incontro è stato rinviato a novembre, pare per l'opposizone dei paesi nordafricani e mediorientali alla presenza del governo di Israele.
Un altra priorità della presidenza spagnola era l'attenzione europea ai Balcani, con un evento di rilievo previsto per dopodomani 2 giugno a Sarajevo, in Bosnia. Ma la posizione intransigente della Serbia, che non tollera una presenza diplomatica ufficiale del Kosovo, ha costretto la Spagna a declassare il vertice ad un "incontro di alto livello". Del resto la Spagna è uno dei cinque paesi d'Europa che non ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo.
A Sarajevo mercoledì dovrebbero essere presenti i ministri degli esteri di Spagna, Francia, Italia, Svezia, Slovacchia, Croazia, Serbia, Albania, Montenegro, Macedonia e Kosovo. Sono attesi, ma non confermati, anche il ministro degli esteri di Turchia e Hillary Clinton per gli USA. La crisi di oggi per l'attacco navale israeliano potrebbe causare delle defezioni, ma la posizione ambigua della Spagna sul Kosovo non permetterà comunque al vertice di avere uno status ministeriale.
Altre due minori delusioni riguardano l'allargamento europeo: la Spagna aveva in programma di concludere i negoziati con la Croazia per permetterne l'entrata in Europa tra sei mesi e di accelerare le procedure per l'ingresso della Turchia. Ambedue obiettivi mancati.

A Bonn da oggi si riparla di clima

Da oggi all'11 giugno il Maritim Hotel di Bonn ospita la prima sessione completa del 2010 dei negoziati ONU sul clima.
Le due settimane di Bonn dovranno servire a delineare i possibili esiti della COP 16 di Cancun ripartendo dai modesti risultati di Copenhagen.
I due gruppi di lavoro ad hoc, il cui mandato è stato prolungato per tutto il 2010, cominceranno a negoziare sui documenti (circola già un testo preparato dal gruppo AWG-LCA). Deciso anche il prossimo appuntamento, sempre a Bonn dal 2 al 6 agosto.

sabato 29 maggio 2010

Sold out

Il 30 marzo avevo scritto della Nissan Leaf, la prima auto elettrica di grande serie in vendita, che dal 20 aprile sarebbe stata prenotabile sul mercati americani e giapponese. Le prime consegne sono previste per la fine dell'anno.
Nel giro di un mese Nissan ha già ricevuto 19.000 prenotazioni per la Leaf, che coprono tutta la produzione 2010. In USA gli ordini sono 13.000 e i concessionari chiedevano una cauzione di 99 dollari. Secondo il New York Times la compagnia sta pensando di non accettare altre prenotazioni fino a quando la produzione non sarà a pieno regime.
Nissan prevede di produrre 500.000 vetture elettriche l'anno entro il 2013. La Leaf ha un'autonomia di oltre 150 Km e si ricarica con una normale presa di corrente, oltre che in apposite stazioni di carica rapida.

venerdì 28 maggio 2010

L'Europa frena sulle emissioni

La Commissione Europea ha adottato due giorni fa una comunicazione molto attesa (COM(2010) 265/3) che riguarda l'opportunità di aumentare al 30% la riduzione di emissioni di gas serra entro il 2020 rispetto al 20% fissato dal "pacchetto clima" approvato a dicembre 2008.
Secondo i soliti bene informati, confermati dall'agenzia AFP che aveva avuto modo di visionare il documento, le bozze della comunicazione che erano circolate nei giorni precedenti indicavano la scelta unilaterale dell'Europa di alzare l'asticella al 30%, malgrado tutto. Poi l'opposizione di Francia e Germania e delle potenti lobbies industriali avrebbero convinto Bruxelles a modificare la decisione. Anche l'Italia si era opposta, ma questo era scontato.
In conferenza stampa la commissaria Connie Hedegaard (foto) ha illustrato le tesi della Commissione spiegando che "la scelta di aumentare o ridurre l'obiettivo è una decisione politica che va essere presa quando sussistono i tempi e le condizioni giuste, non adesso". Nel documento è scritto anche che un'aumento al 30% costerebbe all'Europa 81 miliardi di Euro contro i 70 dell'obiettivo al 20%.

mercoledì 26 maggio 2010

Scommettiamo?

Le Province con un numero di abitanti inferiori a 220.000, che non confinano con Stati esteri e che non sono nelle regioni a Statuto speciale, saranno soppresse. Questo dice il testo della manovra finanziaria approvato dal Consiglio dei Ministri.
La soglia desta curiosità: perché proprio 220.000 abitanti? Scorrendo la lista pubblicata da La Stampa si scopre che appena sopra e quindi in salvo ci sono Asti (220.156) e Imperia, il regno di Scajola (220.712).
Le province interessate sarebbero addirittura ventidue
ma applicando il correttivo delle regioni a statuto speciale vengono graziate le ben sei province sarde presenti ed Enna. Lo status di provincia di confine (?) salva invece Verbania e Sondrio (casualmente residenza del capoclasse Tremonti), oltre a Gorizia che godeva di ambedue le motivazioni ad excludendum. Aosta, capoluogo di regione autonoma monoprovinciale, non è parte in causa.
Restano dieci tapine e sfigatissime province: Ascoli Piceno, Matera, Massa Carrara, Biella, Vercelli, Fermo, Crotone, Vibo Valentia, Rieti e Isernia. Di queste cinque sono di recente costituzione. Paradossale il caso di Ascoli e Fermo, unite fino a due anni fa e oggi in teoria candidate a sparire ambedue.
Sono arrivate già le prime levate di scudi, come quella del presidente della provincia di Rieti Melilli. In aula i parlamentari eletti nei collegi delle province condannate a morte si faranno sentire. Come finirà questa storia? Io un'idea ce l'ho...

aggiornamento delle 16:00
Da un commento di Luca Saini sul blog di Pippo Civati copio una considerazione interessante.
"In alcune regioni, dove esistono solo due province, quali l'Umbria, la Basilicata ed il Molise succede che una provincia è dentro e l'altra è fuori dal criterio. Se si accorpano si ha il caso della Valle d'Aosta. Qui infatti non esiste giunta provinciale. Quindi dovrebbero di fatto sparire oltre a Terni, Matera ed Isernia anche quelle di Campobasso, Perugia e Potenza. Salvo fare provincie che territorialmente coincidano con le regioni."
In realtà Terni non è sotto i 220.000, ma per Molise e Basilicata il ragionamento fila.

domenica 23 maggio 2010

Una lotteria per il clima?

Qualche giorno fa uno dei servizi di news sul clima via email mi manda un messaggio di Miquel Muñoz, che insegna a Boston e Barcellona. Il messaggio rimanda a un post sul sito Triplecrisis in cui Muñoz svela il rimedio per trovare fondi per la lotta al cambiamento climatico: una lotteria.
L'idea nasce dalla quantità enorme di denaro che generano le lotterie: 126 miliardi di dollari di fatturato e 62 di profitti, quasi cinquanta miliardi di Euro. Muñoz propone di creare una lotteria mondiale per il clima e di destinarne i proventi ai fondi di adattamento per i paesi meno sviluppati. Per non suscitare le ire del mondo delle lotterie la proposta si limita ad un massimo dell'1% del fatturato, cioè circa 500 milioni di Euro. Secondo Muñoz una decisione in questo senso dovrebbe essere inserita tra le risoluzioni finali della prossima COP-16 di Cancun.
Mi sembra davvero una ca***ta.

sabato 22 maggio 2010

Clima: pedagogia e demagogia

Anche in Francia si discute sui cambiamenti climatici, ma con toni molto più alti che a casa nostra, dove al massimo un gruppo di parlamentari di destra superficiali e incompententi cerca visibilità attraverso improbabili e imbarazzanti mozioni negazioniste.
La miccia è stata innescata da Claude Allègre (foto), un geochimico e membro della Accademia delle Scienze, già ministro all'educazione dal 1997 al 2000 nel governo del socialista Jospin.
Claude Allègre ha pubblicato un libro (L'imposture climatique, per l'editore Plon) in cui invoca il "diritto al dubbio" sulla reale consistenza dei cambiamenti climatici e nel quale mette in discussione la priorità del clima di fronte a problemi quali l'acqua, la fame nel mondo e la crisi finanziaria occidentale. Ieri Le Monde dedicava due pagine a questo dibattito, con un lungo intervento di Allègre e due repliche.
La prima replica è del sociologo Bruno Latour, che critica l'approssimazione scientifica delle tesi di Allègre ma lo sostiene nel metodo, per evitare che "il principio di precauzione destabilizzi il razionalismo alla francese" concludendo che l'ex ministro "rappresenta, in forma molto degradata, l'ideale di una Repubblica fondata sulla ragione". Come dire: buona l'idea, mediocre la realizzazione.
La seconda replica viene da Edouard Bard e Valérie Masson-Delmotte, due docenti universitari di climatologia che hanno promosso una petizione contro Claude Allègre, il cui libro secondo loro "batte tutti i record di errori e approssimazioni". Spiegando le ragioni del loro dissenso Bard e Masson-Delmotte concludono invocando "uno sforzo di comunicazione verso il grande pubblico per distinguere il vero dal falso, il possibile dall'improbabile. Senza cedere alla demagogia della semplicità a discapito della pedagogia della complessità".

venerdì 21 maggio 2010

Questioni di etichetta

Il Parlamento Europeo ha approvato due giorni fa la proposta della Commissione di modificare le etichette di certificazione energetica degli elettrodomestici. La nuova classificazione elimina le due classi peggiori (F e G) e aggiunge tre "A più", ovvero A+, A++ e A+++. Adesso i frigoriferi e le lavatrici sembrano giudicate con gli standard delle agenzie di rating economico. Qui sopra i modelli di label a confronto, a sinistra la vecchia e a destra la nuova.
Comunque il commissario europeo all'energia Günther Oettinger dichiara soddisfazione e sottolinea come questa nuova classificazione aiuterà a raggiungere gli obiettivi europei del pacchetto clima 2020. Secondo Oettinger la nuova scala di valori aumenterà la concorrenza tra case produttrici, alla ricerca dell'eccellenza. In Europa le utenze domestiche sono responsabili del consumo del 25% del totale dell'energia del continente.
Le associazioni dei consumatori non hanno gradito particolarmente e lamentano la confusione che il cambio di valutazione può creare. In effetti il codice cromatico assegnato alle categorie, che andava dal rosso (pessimo) al verde (ottimo) adesso è stravolto. Così un elettrodomestico in classe A, che fino a ieri era verde, adesso è diventato giallo. Prima il giallo era il simbolo di una mediocre categoria D. Per essere di un bel verde prato occorre meritare la classe A+++.

FDG 100521 #504

Champagne

La destra che non abbiamo

Alla conferenza europea delle città sostenibili di Dunkerque mi capita di presiedere una sessione dove tra i relatori c'è Alain Juppé (foto con me), ex primo ministro di Francia e attuale sindaco di Bordeaux. Juppé è il fondatore dell'UMP, il partito di Nicolas Sarkozy. Insomma, un uomo di destra da sempre. Molti osservatori della politica francese vedono Juppé come prossimo candidato presidente, se il consenso nei confronti di Sarko resterà agli attuali bassi livelli.
Nel suo intervento a Dunkerque Alain Juppé ha confermato il suo convinto sostegno alle politiche di sostenibilità, alle energie rinnovabili, alla lotta ai cambiamenti climatici. Del resto affronta costantemente questi argomenti nel suo blog.
Fare i confronti con la becera destra conservatrice d'Italia è impietoso. Vengono in mente le battute sprezzanti di Berlù, la mozione presentata al Senato da venti eletti del PdL che nega i cambiamenti climatici, l'ironia del capoclasse Tremonti contro " i mulini a vento" e le altre fonti di energia rinnovabile. Non è giusto, vogliamo anche noi una destra normale, intelligente, europea.

martedì 18 maggio 2010

FDG 100518 #503

Sunny belly

La bici di scorta

La wolkswagen ha presentato al salone di Pechino Auto China il suo primo modello di bicicletta elettrica. Il design è particolare e molto curvilineo, ma un motivo c'è: la bici si piega fino a diventare un disco che trova posto nel vano porta ruota di scorta del bagagliaio auto.
La bici ha una autonomia di 20 km e la velocità massima dichiarata è 20 Kmh. La batteria può essere ricaricata sia tramite una presa domestica da 220v che attraverso la presa DC 12v delle auto.

domenica 16 maggio 2010

FDG 100516 #502

51st Street

Nazioni Unite e sostenibilità

"Non possiamo più rimandare, è ora di prendere le decisioni" ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nella plenaria di chiusura della Comissione Sviluppo Sostenibile (CSD). La commissione, istituita dopo il summit di Rio di Janeiro del 1992, si era riunita per la 18ima sessione annuale. Per la prima volta la sede non era quella storica del palazzo ONU, attualmente in fase di radicale ristrutturazione, ma il triste e anonimo prefabbricato che è stato costruito nell'area nord dei giardini e dove sono state trasferite molte delle attività.
Io frequento la CSD dal 2006 e anche quest'anno ho avuto occasioni per intervenire nel dibattito e portare all'assemblea ONU l'opinione delle autorità locali.
La sessione 2010 della Commissione Sviluppo Sostenibile aveva un significato particolare alla luce della prossima scadenza ddel 2012, quando Rio de Janeiro ospiterà il nuovo Earth Summit, dieci anni dopo Johannesburg e venti dopo la conferenza che aveva prodotto l'Agenda 21.
A New York è stata avvistata anche la nostra ministra dell'ambiente, che passati da un pezzo i quaranta si è rassegnata anche lei a sfoggiare degli occhiali da presbite (foto sotto). Presty ha anche incontrato il segretario generale Ban Ki-moon, che aveva già visto lo scorso anno. Secondo le note stampa gli avrebbe auspicato che "si possa arrivare alla conferenza di dicembre a Cancun senza ripetere gli errori che sono stati commessi prima e durante la COP di Copenhagen". Non è chiaro quali errori e commessi da chi, ma fa lo stesso. In ogni caso non sono state registrate dichiarazioni di impegni da parte del governo italiano.

mercoledì 12 maggio 2010

Chicco Testa perde la testa


Ieri il Riformista ha pubblicato una lettera a Bersani di un folto gruppo di filoatomici, che invitano il segretario del PD a rivedere la posizione del partito sul tema dell'energia nucleare. La testata di Antonio Polito ha sempre tenuto una linea di apertura verso l'utilizzo del nucleare in Italia e ospita spesso opinioni di sostegno, a cominciare da quelle di Chicco Testa. La lettera è garbata e le firme sono autorevoli, da Umberto Veronesi a Margherita Hack. Tra i sottoscrittori ci sono anche sei parlamentari (Quartiani, Tempestini, morando, Treu, Ichino e Margheri) e naturalmente Enrico Testa, Chicco per gli amici.
Molto meno garbata la reazione di Testa alle affermazioni fatte oggi in un salotto TV dal geologo Mario Tozzi, che sottolineava come in tutto il pianeta Terra non esiste un solo sito in cui siano state stoccate definitivamente le scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari. Tozzi prima aveva anche accennato al fatto che la propensione atomica di Testa non è del tutto disinteressata. "Ti spacco la faccia" dice Chicco Testa a Mario Tozzi in quello che non è un "fuori onda" ma solo un "fuori camera", nel senso che le immagini sono su Frizzi ma i microfoni sono aperti, tanto che in studio c'è molto imbarazzo. Il video di Testa che perde la testa è già un classico su YouTube e qualcuno lo ha già citato e linkato nella pagina di Wikipedia di Chicco. Per queste cose il web è fantastico.


lunedì 10 maggio 2010

Toyota ribassa l'idrogeno

L'aumento della benzina riporta l'interesse sui combustibili alternativi, a cominciare dall'elettricità. Ma anche le celle a combustibile restano un campo di ricerca per le grandi case dell'auto, malgrado i costi di produzione siano proibitivi. Così i programmi pilota portati avanti da aziende come GM, BMW e Honda prevedono solo il noleggio e non l'acquisto delle auto a idrogeno, che si stima costino centinaia di migliaia di Euro.
Fino ad oggi. Perché Toyota ha annunciato che nel 2015 sarà in grado di produrre auto a celle di combustibile ad un prezzo di vendita di 50.000 dollari, cioé un decimo del costo attuale. E di potere dimezzare ulteriormente questi costi quando la produzione raggiungerà la scala industriale. Perché le auto ad idrogeno sono care? Per la teclnologia innovativa e la mancanza di economie di scala, appunto. Ma anche perché le celle di combustibile hanno una componente robusta di platino, attualmente circa 30 grammi per veicolo che Toyota punta a ridurre a dieci. Altri elementi molto costosi sono i film delle celle a combustibile e il carbonio con cui è costruito il serbatoio dell'idrogeno, che per rimanere allo stato liquido va mantenuto a temperature estremamente basse.
Al di là dei costi di produzioner, il problema delle auto a idrogeno è quello della rete di rifornimento, che va costruita ex novo. Non è un dettaglio, perché per fare un pieno di idrogeno servono impianti molto sofisticati. E naturalmente non saranno mai capillari come i distributori di benzina. Per le auto elettriche, al contrario, basta una presa di corrente (domani Repubblica dedica alla nuova frontiera elettrica il suo supplemento auto).

giovedì 6 maggio 2010

La lunga notte di Albione

Gli Inglesi hanno un sacco di difetti. Guidano a rovescio e non usano il bidet, per esempio. Ma hanno da sempre anche una visione e un rispetto delle istituzioni impossibile per noi Italiani.
Così oggi - in un giovedì qualunque e rigorosamente in una sola giornata - la Gran Bretagna va a votare per scegliere il suo prossimo premier. E per la prima volta lo farà tra tre contendenti, scardinando uno dei più citati e copiati esempi di bipolarismo funzionale.
Da noi la cosa non fa notizia. Alle 20:00 i siti del Corriere e di Repubblica aprono con Berlù che dileggia le agenzie di rating, le borse in calo, i disordini in Grecia e i proclami di Mourinho. Solo La Stampa piazza le elezioni inglesi al terzo posto. L'Europa per noi resta un optional, come il navigatore e i cerchi in lega.

FDG 100506 #499

Parigi di Primavera

mercoledì 5 maggio 2010

La COP 16 è sul web. Con il televoto.

Con tempi inevitabilmente "messicani" è stato finalmente attivato il sito web ufficiale della COP 16 di Cancun.
Mancano solo poco più di sei mesi e il ritardo cominciava ad essere preoccupante. Il sito è ancora molto scarno e non è stato neppure scelto un logo ufficiale. Anzi, sul sito c'è un sondaggio on line per votare il logo preferito tra una rosa di nove proposte, per la verità tutte piuttosto debolucce.
Il sondaggio è tecnicamente primitivo e inaffidabile: io ho votato due volte per due simboli diversi e il sistema ha accettato la mia scelta e mi ha ringraziato per la partecipazione, in ambedue le occasioni. Per la cronaca i miei preferiti sono il numero 3 e il numero 7.

Il canto di Yvo

Si sono conclusi ieri a Petersberg, vicino Bonn, tre giorni di colloqui sul clima organizzati congiuntamente dalla Germania padrone di casa e dal Messico, che ospiterà a fine anno la COP 16.
A Petersberg erano presenti 43 delegazioni in rappresentanza di tutti i continenti e dei vari gruppi costituiti all'interno delle Nazioni Unite. Nella lista dei delegati c'èra anche Presty, la nostra ministra invisibile dell'ambiente. Presty era rientrata il 2 maggio da Shangai, dove aveva inaugurato a nome del governo il padiglione italiano all'Expo. Sul sito del ministero c'è un dettagliato resoconto del taglio del nastro in Cina ma nemmeno una riga sull'evento climatico tedesco. Non sono riuscito a trovare notizie di stampa che attestino la presenza della ministra invisibile a Petersburg. Il mio fondato sospetto è che alla fine abbia fatto un "no show", per dirla in gergo aeroportuale. Spero di essere smentito.
Comunque il mattatore di Petersburg è stato Yvo De Boer, che lascerà il 30 giugno la carica di segretario della UNFCCC e che in queste ultime apparizioni pubbliche si dimostra molto meno diplomatico che in passato. Nel suo lungo intervento (il testo integrale è qui) De Boer ha elencato molte delle ragioni per cui i negoziati sul clima non hanno trovato una conclusione a Copenhagen lo scorso dicembre. Ha citato il fatto che spesso i negoziatori esprimevano posizioni diverse da quelle dei loro governi e che l'impegno a livello ministeriale non può limitarsi ai soli giorni della COP, o magari a una porzione di questa. De Boer ha poi giudicato insufficienti gli impegni presi dai paesi industrializzati che hanno sottoscritto il Copenhagen Accord, lamentando anche la scarsa concretezza sul tema delle risorse finanziarie da destinare ai paesi poveri. Questo scenario avrebbe reso i paesi in via di sviluppo molto riluttanti e aumentato il loro scetticismo sul fatto che scegliere la green economy sia il modo migliore per garantire lo sviluppo delle loro nazioni.
De Boer ha anche detto che Copenhagen ha subito una "iperpoliticizzazione" e che sarebbe opportuno e probabilmente più produttivo mantenere un giusto bilanciamento tra ambiti politici e scientifici.

martedì 4 maggio 2010

Una faccia una razza

Adoro la Grecia. E mi piace la gente che ci abita. Apprezzo di loro l'approccio spesso amichevole e comunque non diffidente, una semplicità che noi Italiani abbiamo perso, un certo fatalismo e una apertura mentale probabilmente superiore.
Negli ultimi anni sono stato molte volte in Grecia. Da Atene a Patra, da Igoumenitsa a Ghitios, da Volos a Salonicco. E sono rimasto sempre stupito piacevolmente dall'atmosfera, dai ristoranti, bar e negozi affollati, dalla quantità di gente che si incontrava in giro ad ogni ora.
La Grecia degli anni '00 mi ricordava in qualche modo l'euforia della Spagna degli anni '90. Anche allora, guardandoti attorno a Barcellona, a Bilbao, a Siviglia o a Madrid ti chiedevi quanti di quelli che vedevi riempire i bar e le disco alle tre di notte sarebbero andati a lavorare la mattina dopo.
Ad Helsinki, Copenhagen, Francoforte e Ginevra alle dieci di sera sembra che ci sia il coprifuoco, escluso il fine settimana. Un po' anche dalle nostre parti, particolarmente al nord.
Forse certe candele bruciano davvero da ambedue le estremità.

Un lavoro per il povero Scajola

Giacomo Bugaro, consigliere regionale delle Marche e candidato sindaco della destra sconfitto nel 2009 alle comunali di Ancona, rivendica da sempre la sua prossimità politica a Claudio Scajola. Anche in queste ore, malgrado la stampa di destra abbia già praticamente scaricato il ministro atomico, sul sito di Bugaro rimane un'incitamento a Scajola ad "andare avanti".
Bugaro è titolare di una agenzia immobiliare. Viste le doti che Scajola ha dimostrato nel settore, un lavoro per l'ormai ex ministro è assicurato.

Aggiornamento delle 12:30 di martedì 4 maggio
Il Povero Scajola si è dimesso. "Non posso sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri " è la frase più mirabolante che ha pronunciato. Se fossi Giacono Bugaro lo assumerei per fargli fare le stime degli immobili.

Aggiornamento delle 17:30 di martedì 4 maggio
Dalla Bacheca di Giacomo Bugaro su facebook:
Scajola si è dimesso: ha fatto la cosa giusta. Adesso ha detto che dimostrerà la sua estraneità ai fatti. Io sono suo amico, l' ho sempre conosciuto come uomo serio e probo, un grandissimo lavoratore. Ha fatto bene a svincolare il Governo dalla sua posizione personale e resto convinto che riesca a chiarire al più presto. Non si sentenzi senza conoscere i fatti veri, anche quando tutto può far pensare il contrario.

Aggiornamento delle 11:00 di mercoledì 5 maggio
La stampa nazionale riporta come Claudio Scajola, in qualità di proprietario del famoso appartamento, abbia presentato al Comune di Roma una Dichiarazione di Inizio Attività (DIA) per lavori interni all'immobile. La denuncia indica come progettista e direttore dei lavori l'arch. Zampolini. L'impresa esecutrice è invece intestata al fratello di Anemone. "Di Zampolini ricordo poco" aveva detto il 1 maggio l'ottimo Scajola.

domenica 2 maggio 2010

Bomba o non bomba

Un deficiente parcheggia una macchina sabato sera sulla 45ima strada vicino a Times Square. Dentro ci ha messo dei fuochi d'artificio del genere che si vende al supermercato, tre bombolette di gas da campeggio, due taniche di benzina e due sveglie a batteria. E la notizia che gira per il mondo sembra paragonare questa bravata all'11 settembre.
Dai primi esami effettuati la polizia di New York ha stabilito che non era un ordigno in grado di esplodere ma probabilmente solo di incendiarsi. Quello che si butta nelle strade di Bari e Napoli a capodanno è molto peggio.
E adesso ci rovineranno la vita per altri mesi, magari per anni, con controlli e paranoie di ogni tipo.