Anche in Francia si discute sui cambiamenti climatici, ma con toni molto più alti che a casa nostra, dove al massimo un gruppo di parlamentari di destra superficiali e incompententi cerca visibilità attraverso improbabili e imbarazzanti mozioni negazioniste.
La miccia è stata innescata da Claude Allègre (foto), un geochimico e membro della Accademia delle Scienze, già ministro all'educazione dal 1997 al 2000 nel governo del socialista Jospin.
Claude Allègre ha pubblicato un libro (L'imposture climatique, per l'editore Plon) in cui invoca il "diritto al dubbio" sulla reale consistenza dei cambiamenti climatici e nel quale mette in discussione la priorità del clima di fronte a problemi quali l'acqua, la fame nel mondo e la crisi finanziaria occidentale. Ieri Le Monde dedicava due pagine a questo dibattito, con un lungo intervento di Allègre e due repliche.
La prima replica è del sociologo Bruno Latour, che critica l'approssimazione scientifica delle tesi di Allègre ma lo sostiene nel metodo, per evitare che "il principio di precauzione destabilizzi il razionalismo alla francese" concludendo che l'ex ministro "rappresenta, in forma molto degradata, l'ideale di una Repubblica fondata sulla ragione". Come dire: buona l'idea, mediocre la realizzazione.
La seconda replica viene da Edouard Bard e Valérie Masson-Delmotte, due docenti universitari di climatologia che hanno promosso una petizione contro Claude Allègre, il cui libro secondo loro "batte tutti i record di errori e approssimazioni". Spiegando le ragioni del loro dissenso Bard e Masson-Delmotte concludono invocando "uno sforzo di comunicazione verso il grande pubblico per distinguere il vero dal falso, il possibile dall'improbabile. Senza cedere alla demagogia della semplicità a discapito della pedagogia della complessità".
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