venerdì 30 aprile 2010

Happy hour, every hour

Avete in programma un viaggio a New York e volete mettere alla prova "the city that never sleeps"? Il Village Voice di questa settimana contiene una lista delle possibilità di usufruire di venti happy hour, dalle otto del mattino alle tre di notte, naturalmente in locali diversi sparsi tra Manhattan e Brooklyn. Only in New York.

Shangai -1

Si apre domani l'Expo 2010 di Shangai sul tema "Una città migliore, una vita migliore". Dalle nostre parti se ne parla poco, come al solito. Tutti troppo occupati a decidere se i negozi possono restare aperti il 1 Maggio.
L'Expo di Shangai invece è un avvenimento davvero globale e la Cina ha investito enormi risorse perché tutto sia perfetto: 34 miliardi di Euro, più di quanto spese per le olimpiadi di Pechino dell'estate scorsa. Per ottenere un'area adeguata ad ospitare l'esposizione la città di Shangai ha liberato cinque chilometri quadrati sulle rive del fiume Huangpu, costringendo a spostarsi 18.000 famiglie e 170 fabbriche, compreso un cantiere navale con diecimila addetti.
Shangai ha realizzato grandi opere per l'occasione, tra cui una nuova linea della metropolitana lunga 25 Km, l'undicesima dal 1995, quando la metro è stata inaugurata. Oggi Shangai ha 410 Km di linee sotterranee.
Questa sera il presidente Chinese Hu Jintao dichiarerà ufficialmente aperta la rassegna, in una cerimonia in cui sono annunciati effetti speciali e grandi giochi pirotecnici, in cui i Cinesi sono maestri. I paesi invitati sono 189 e i padiglioni saranno in concorrenza per le architetture e i contenuti. Il padiglione italiano è stato progettato dall'architetto romano Giampaolo Imbrighi, selezionato tra 65 proposte di progetto.
Sono già stati venduti 25 milioni di biglietti e gli organizzatori prevedono di raggiungere i 70 milioni nei 184 giorni in cui l'Expo resterà aperta. Sarebbe il nuovo record, superando i 64 milioni di Osaka 1970.
Milano, la signora Brichetto Moratti e il signor Stanca sono avvertiti.
Sotto il profilo architettonico uno dei progetti più interessanti è quello di Shangai Corporate (foto), un padiglione costruito con custodie riciclate di CD, trasformate in migliaia di tubi di policarbonato illuminati da luci LED che mutano di colore a seconda della interazione dei visitatori all'interno. Il tetto è coperto da pannelli solari e il condizionamento è ottenuto con l'utilizzo dell'acqua piovana. Il progetto è una collaborazione trai cinesi di Atelier FCJZ e gli Americani di ESI Design.

giovedì 29 aprile 2010

Eolico offshore anche in USA

Non esistono solo in Italia i soloni che lanciano anatemi contro le pale eoliche perché sono "brutte" (saranno belli i tralicci dell'alta tensione). Anche negli Stati Uniti le resistenze agli impianti che producono energia con il vento sono forti, tanto da non avere permesso la creazione di centrali eoliche offshore, in grado di sfruttare i venti marini.
Fino a ieri, quando il segretario agli interni Kenneth Salazar ha autorizzato la costruzione di Cape Wind, una grande centrale progettata al largo delle coste del Massachusets, tra Cape Cod e le isole di Martha's Vineyard e Nantucket.
"Questo è il primo di molti progetti eolici che saranno costruiti sulla costa atlantica" ha detto Salazar commentando la decisione. Cape Wind sarà realizzato a circa otto km da Cape Cod, composto da 130 generatori eolici alti oltre 100 metri per un costo previsto di un miliardo di dollari. La potenzialità dell'impianto è di 454 MegaWatt e la produzione media prevista è di 170, abbastanza da coprire il 75% del fabbisogno della regione. Una pagina sul sito di Cape Wind mostra in tempo reale quanta energia potrebbe essere prodotta dall'impianto e quante emissioni di CO2 e altri gas nocivi risparmiate.
La decisione di Salazar, attesa per lo scorso anno, è stata ritardata da molte voci di opposizione, compreso lo scomparso Edward Kennedy. Particolare attenzione è stata dedicata alle rimostranze degli indiani Wampanoag, che lamentano il pericolo che la vista delle pale possa disturbare il saluto al sole del mattino e che la loro costruzione metta in pericolo reperti ancestrali sul fondo marino. Salazar ha invitato il consorzio di Cape Wind a offrire una compensazione economica di 200.000 dollari l'anno alla tribù Wampanoag, ma gli indiani non sembrano soddisfatti.

Milano in difesa?

Da ieri Roma è tappezzata da questi manifesti, che celebrano con toni bellici i due anni da Sindaco di Gianni Alemanno.

mercoledì 28 aprile 2010

Workers Memorial Day

Il 28 aprile è il Workers Memorial Day, la giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Ogni giorno più di mille persone muoiono sul lavoro e altre 5300 di malattie professionali. In pratica sono più di 270 caduti all'ora. Ogni ora.
Alle morti bianche si aggiungono gli incidenti, che le stime quantificano in 906.000 al giorno.
La giornata è promossa dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), l'agenzia delle Nazioni Unite che riunisce allo stesso tavolo i governi, i datori di lavoro e i lavoratori. Sulla rivista web inglese Hazards una ricca galleria di immagini che celebrano questa giornata, in ogni parte del mondo.

martedì 27 aprile 2010

Adriatico, ambiente e Tonino

Il centrosinistra governa tre regioni adriatiche: Emilia Romagna, Marche e Puglia. Nelle tre regioni i presidenti eletti hanno assegnato l'assessore all'ambiente all'IDV di Antonio Di Pietro.
In Emilia la delega è di Sabrina Freda, anche se il PD Gian Carlo Muzzarelli ha nel suo portafoglio il piano energetico, lo sviluppo sostenibile e l'economia verde. Nelle Marche l'ambiente è per Sandro Donati, fresco transfuga dal PD, ma il presidente Spacca ha tenuto per sè la delega alla green economy. In Puglia Nichi Vendola ha un solo assessore dell'IDV in una giunta di 14: l'ex pm Lorenzo Nicastro all'ambiente.
Ognuna delle tre scelte ha suscitato polemiche. In Emilia si rimpiange il mio amico Lino Zanichelli, assessore uscente PD all'ambiente sacrificato da logiche di geopolitica reggiana. Nelle Marche il PD (e buona parte dell'IDV) non ha gradito l'investitura di Donati, entrato nel partito di Di Pietro solo tre mesi fa. In Puglia la dirigenza dell'IDV voleva assessore Giacomo Olivieri, il consigliere più votato, e pretendeva la delega alla sanità.
Le polemiche, insediate le giunte, saranno presto dimenticate. Resterà una "filiera" di assessori IDV che, se saranno in grado di interagire, potrebbero costruire progetti importanti per la regione adriatica, la frontiera più promettente per lo sviluppo dell'Italia. Il partito di Antonio Di Pietro recentemente sembra credere molto di più sulla centralità delle tematiche "verdi" ed ha insediato assessori all'ambiente anche in molte amministrazioni locali. Al contrario il PD sembra concentrarsi sui settori "classici" quali la sanità, le infrastrutture e i rapporti con le imprese.
Nelle altre regioni dove governa il centrosinistra il PD ha la delega all'ambiente solo in Toscana, con Anna Rita Bramerini. In Umbria è andata ai socialisti (Silvano Rometti), in Basilicata all'UDC (Agatino Mancusi). In Liguria non si sa, perché Burlando ci sta ancora pensando.

lunedì 26 aprile 2010

New Cleare, Berlù dà i numeri

L'apoteosi è stata a Piazza San Giovanni, quando ha annunciato che "sconfiggerà il cancro". Ma anche l'annuncio fatto oggi merita di essere annotato. In occasione della visita "semi privata" (?) di Vladimir Putin il nostro presidente del consiglio ha annunciato l'apertura dei cantieri delle centrali nucleari in tre anni, ovvero entro la legislatura.
Sostenibilitalia si è occupata spesso delle fanfare nucleari del governo della destra e dei multipli rinvii annunciati o sottesi per motivi di consenso elettorale. Lo scorso anno il ministro atomico per eccellenza, Claudio Scajola, dichiarò al meeting di Rimini di CL che "entro sei mesi" sarebbe stata resa pubblica la mappa dei siti. Balle, come al solito.
L'Autorità per la Sicurezza Nucleare Francese ha ribadito tempo fa che "l'esperienza internazionale dimostra che l'istruttoria da parte di questa Autorità di una domanda di autorizzazione alla costruzione di una centrale dura da un minimo di due a un massimo di dieci anni". Questo può accadere solo quando è stato scelto il sito dove piazzzare le centrali. Le scadenze elettorali, verificatesi a raffica negli ultimi due anni, hanno dissuaso un governo alla caccia spasmodica del consenso dall'annunciare qualcosa in proposito. Adesso però i tempi sarebbero quelli giusti. Ci sono delle elezioni amministrative il prossimo anno, ma per il resto la strada è sgombra.
Riuscirà la destra a convincere i suoi elettori che le centrali nucleari sono davvero necessarie? Per ottenere il risultato Berlù ha pensato di utilizzare lo strumento che conosce meglio: la televisione. "Ne ho parlato con esponenti della nostra tv di Stato, stiamo lavorando a un progetto per raccogliere le esperienze dei Francesi che vivono vicino le centrali e trasmetterle in Italia. È un lavoro che durerà più di un anno, ma è necessario" ha detto il primo ministro. Un piano di persuasione quindi, più o meno occulta. Magari avremo dei programmi tipo La centrale atomica dei famosi oppure Nuclearissima.
In ogni caso, secondo lo stesso Berlù, la campagna mediatica di convincimento delle recalcitranti comunità locali dovrà durare più di un anno. Poi, quando sarà stato finalmente scelto il sito, secondo i Francesi servono da due a dieci anni per l'istruttoria della domanda di autorizzazione. Vogliamo essere ottimisti e prevedere una durata media? Sei anni. Quindi, ammesso che i siti vengano scelti entro otto mesi, cantiere aperto nel 2016. Da allora almeno altri otto per la realizzazione, come dimostra il cantiere finlandese di Olkiluoto, che avrebbe dovuto essere completato nel maggio 2009 ma che secondo le stime più ottimistiche non sarà operativo prima di giugno 2012. Olkiluoto non è una centrale a caso, ma la prima realizzazione di un impianto EPR, come quelli che dovrebbero essere costruiti in Italia. Il sito di Olkiluoto fu scelto nel 2000, i lavori iniziarono nel 2004. Otto anni sono oggi i tempi minimi previsti per concludere i lavori.
Cercando di sintetizzare tutte queste cifre i dati potrebbero essere questi: prima bisogna scegliere i siti delle centrali, cosa che il governo finora si è guradato bene di fare. Poi, secondo una visione ottimistica, da quattro a otto anni per aprire il cantiere. Diciamo sei e non se ne parla più. Da allora, altri otto minimi per il completamento. La addizione semplice porta come data del completamento, in una ipotesi già ottimistica, il 2024. Più probabilmente almeno quattro anni più tardi.
Nel frattempo cosa intende fare il governo della destra per la questione energetica? Mistero. E proprio oggi arriva la notizia che le ultime stime indicano il 2012 come l'anno di picco per l'estrazione del petrolio. Insomma, dal 2013 continuerà ad aumentare la domanda di combustibili fossili mentre l'offerta sarà in progressivo calo. Le centrali atomiche italiane, se mai si faranno davvero, arriverebbero almeno dieci anni dopo.
Qualcuno dovrebbe avvertire Berlù.

sabato 24 aprile 2010

Abusi edilizi, chez nous

Un posto per lavorare in una casa dove lo spazio è poco. Un modo per risparmiare il tempo del percorso casa-lavoro, per essere più produttivi, per passare più tempo a casa.
L'idea arriva dalla Gran Bretagna e si chiama OfficePOD. Il nome è un po' troppo modaiolo ma la cellula di ufficio proposta è interessante (foto sotto). Uno spazio dedicato esclusivamente al lavoro che si può ricavare nel cortile delle villettopoli.
OfficePOD ha una certificazione energetica BREEAM secondo cui il suo utilizzo permette un risparmio di emissioni di CO2 dal 46 al 67%. Costa 14.950 sterline, poco più di 17.000 Euro, IVA esclusa.
Attenzione però: in Italia un cubicolo di questo genere rappresenta comunque un volume non autorizzato, quindi nella maggior parte dei casi è un abuso edilizio. La conseguenza è una denuncia penale, a cui dovrà seguire un processo. A meno che non si abbia un legittimo impedimento, ovvio.

venerdì 23 aprile 2010

A volte è troppo tardi

Non è mai troppo tardi, recitava il titolo del programma TV del maestro Manzi che ha contribuito all'alfabetizzazione dell'Italia del boom economico.
Per Gianfranco Fini, improvvisamente ribelle al dispotismo di Berlù, mi sembra francamente troppo tardi.
Dopo avere commentato il famoso discorso del predellino di San Babila come "le comiche finali" G.F. non aveva esitato a cofondare il Popolo della Libertà e ad accompagnarne il percorso verso la vittoria elettorale del 2008 e la sua conseguente elezione a presidente della camera.
Che Berlù non voglia soci ma solo subalterni, per di più fedeli, non è una scoperta. Lo sanno bene James Bondi, Cicchitto, Verdini, Giovanardi e gli altri cortigiani. Lo hanno imparato anche gli ex di Alleanza Nazionale rapidamente convertiti all'adorazione del capo: Larussa, Matteoli, Gasparri, il mio conterraneo Ciccioli.
Poi qualcuno deve avere fatto notare alla terza carica dello stato che l'unica cosa che lo faceva ancora notare non erano i suoi ragionamenti politici ma le improbabili cravatte pastello. Improvvisamente Fini è diventato custode della democrazia, esercitata attraverso la nobile arte del dissenso. E argine contro il tracimamento leghista, le leggi ad personam, il dispotismo di Berlù.
La gente di sinistra aspetta con trepida e crescente ansia le parole e i gesti di Fini, che ormai appaiono più cruciali di quelli di Bersani. Ieri su facebook qualcuno di provata fede gauchista ha scritto "Gianfranco non mollare".
Io ricordo bene le dichiarazioni che Gianfranco Fini, allora vicepresidente del Consiglio, fece sul G8 di Genova e in particolare sull'irruzzione a Bolzaneto. Ho presente le perle legislative che ha firmato, come la Bossi-Fini sull'immigrazione e la Fini-Giovanardi sulla equiparazione di tutte le droghe.
Gianfranco Fini resta un conservatore perbenista, lontano anni luce dalla nuova destra europea. Certamente è meno dispotico e più garbato di Berlù, ma del resto non è difficile. La salvezza dell'Italia non può passare dai suoi tardivi risvegli, che restano beghe politiche della destra italiana, la più arretrata d'Europa.
Fini non difende la democrazia, ma solo se stesso. Le sue responsabilità nella costruzione di questa impresentabile destra italiana sono enormi. Si è accorto che Berlù gli fa troppa ombra e che nell'universo del PdL non c'è spazio per altri oltre al leader?
A volte è troppo tardi.

Il giorno dopo l'Earth Day

Global Footprint Network, l'organizzazione fondata nel 2003 da Mathis Wackernagel, ha elaborato alcuni dati nell'occasione del quarantesimo anniversario della celebrazione del Giorno della Terra.
Rispetto al 1970, anno in cui fu lanciato l'evento dell'Earth Day, l'utilizzo delle risorse del pianeta è cresciuto in ogni settore. Spicca il 75% in più di superfici edificate (da 228 a 400 milioni di ettari), ma soprattutto il 210% di aumento della nostra "impronta di carbonio" ovvero delle emissioni di gas serra. In pratica per neutrallizare il CO2 che produciamo servirebbero nove miliardi di ettari.
Secondo i calcoli del team di Wackernagel l'impronta ecologica globale dimostra che oggi noi consumiamo risorse pari a 1,4 volte il potenziale della terra.
Chi vuole verificare il proprio consumo personale può farlo con un programmino.

mercoledì 21 aprile 2010

La scommessa di Luca Sofri

Partendo dallo zoccolo duro di Wittgenstein, uno dei blog italiani più visitati, Luca Sofri da lunedi ha messo in rete Il Post, un quotidiano on line con ambizioni serie. Sofri non ha nascosto che tra le sue principali ispirazioni c'è The Huffington Post, il blog americano che ha cambiato la reputazione dell'informazione web, ma ci ha messo molto del suo.
Ho voluto aspettare alcuni giorni per commentare gli esordi de Il Post, osservandolo e leggendolo con attenzione. Il sito è ben fatto e curato, graficamente minimalista e molto bianco come vuole la moda corrente, vedi il fresco restyling di Repubblica. La mia obiezione è sulla mancanza di una sezione dedicata a energia, clima e ambiente, mentre abbondano i riferimenti tecno-geek, come già su Wittgenstein.
Il Post ospita dieci blog d'autore, uno è lo stesso Wittgenstein. Tra gli altri nove alcuni sono autorevoli ma abbastanza prevedibili, come quelli di Giovanni Floris e Marco Simoni. Uno decisamente dirompente: quello di Flavia Perina, direttore de Il Secolo d'Italia. E non a caso su Wittgenstein oggi c'è un post dal titolo "La destra che è uguale alla sinistra" in cui Luca spiega perché è stato irretito dalla giornalista preferita da Gianfranco Fini.
Sono gli anni '10, bellezza. Mai come adesso siamo a sud di nessun nord. Non è un caso che in questi giorni il PD presti molta più attenzione a quello che dice Fini piuttosto che alle dichiarazioni del suo segretario.
Luca Sofri è figlio di un padre famoso (per alcuni famigerato, ma per me una mente lucidissima) che gli ha trasmesso una straordinaria curiosità intellettuale e un certo snobismo gauchista in cui - confesso - faccio fatica a non riconoscermi. Una volta siamo stati anche a cena assieme, nel secolo scorso, per tramite di una amica comune. Alla Perina io però non sarei riuscito ad arrivare, non sono abbastanza "avanti", immagino.

martedì 20 aprile 2010

Rovesciare il tavolo del clima

Si è aperta ieri a Cochabamba, in Bolivia, la Conferenza Mondiale dei Popoli per il Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra. La Bolivia è una delle sette nazioni che non ha voluto sottoscrivere il Copenhagen Accord e che ora deve fare fronte alla proposta americana di escludere i dissidenti dagli aiuti internazionali. Per il paese sudamericano si tratta di due milioni e mezzo di dollari.
L'evento si concluderà simbolicamente giovedì 22, giornata mondiale della Terra, con il discorso conclusivo del presidente boliviano Evo Morales Ayma.
A Cochabamba secondo i resoconti di stampa sono presenti ventimila delegati di circa cento paesi, con dieci nazioni rappresentate dai capi di stato. L'evento boliviano è disponibile in diretta sul web su One Climate e sul sito ufficiale del convegno. C'è anche una pagina su facebook.
Nel merito dei contenuti sono in programma dibattiti su tutti i temi cruciali del dibattito globale sul clima, con una attenzione particolare alle popolazioni indigene, alle migrazioni e alla forestazione. Tra le proposte anche la creazione di un tribunale mondiale per la giustizia climatica.
Sotto il profilo politico questo è il summit dei paesi che non hanno accettato gli esiti di Copenhagen, di cui contestano le decisioni prese nelle riunioni riservate ai potenti del mondo. L'intransigenza di Bolivia, Venezuela, Cuba, Nicaragua, Guatemala, Sudan e Tuvalu nasce da posizioni rispettabili, ma ha ridotto al minimo gli esiti della COP-15 e riportato i negoziati sul clima nella assoluta incertezza.
La domanda che ci si pone è sempre la stessa: meglio un accordo di basso profilo o nessun accordo? Secondo gli organizzatori di questo summit meglio rovesciare il tavolo.

Il Bjørn Lomborg de noantri

Si chiama Piero Vietti e scrive su Il Foglio. Ha meno di 30 anni e una laurea in legge. Nella sua scheda bio, pubblicata sul sito del giornale, è scritto che "ama Dino Buzzati e Shakespeare, Tom Waits e i Rolling Stones" (non si sa se ricambiato).
Su il Foglio Vietti pubblica un blog negazionista sui cambiamenti climatici, intitolato Cambi di stagione, che ha aperto il 1 aprile del 2009. La data potrebbe non essere casuale.
Nell'header del blog si legge: "La battaglia contro il clima che cambia (come ha fatto per milioni di anni) è la nuova religione moderna. Da laici, a noi piacciono le cose che cambiano, la fissità ci annoia."
I masochisti possono trovare il Bjørn Lomborg de noantri anche su twitter.

lunedì 19 aprile 2010

Titti, Brunetta e mobili inguardabili

Renato Brunetta si era materializzato lo scorso anno al salone del mobile di Milano per presentare una collezione di arredi, battezzata Linea T.T., che lui sostiene di avere disegnato. Potrebbe davvero averli progettati lui, vista la modestia estetica delle sedie e del tavolo nella foto. Ma Titti Giovannoni Ottaviani, fidanzata e promessa sposa del piccolo uomo che non sarà mai sindaco di Venezia, di mestiere fa l'arredatrice e potrebbe avere indirizzato la matita di Brunetta.
Speravamo tutti che fosse finita lì, con un azienda che vuole farsì pubblicità ingaggiando un designer improbabile ma famoso e qualche brutto mobile in più. Del resto il salone di Milano è pieno di brutti mobili.
Invece no. Il fustigatore di fannulloni è tornato al salone anche quest'anno, per premiare il vincitore di un concorso di design che Brunetta descrive in dettaglio nel suo blog.
L'occasione è servita anche per presentare altri mobili, stavolta firmati da Titti in persona. Tra i progetti della fidanzata del ministro (a sinistra qui sotto), che il Telegraph in un articolo aveva descritto come "statuesque blonde", anche una culla chiamata T. aspettavo.
T. prego...

Chi l'avrebbe mai detto

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha diffuso un comunicato in cui si dice che la nuvola di cenere è più pericolosa per chi è affetto da problemi respiratori cronici, come asma, enfisema o bronchite.
Questa si che è una notizia.

giovedì 15 aprile 2010

Agende 21 Locali a congresso

Domani e sabato 17 le Agende 21 Locali Italiane sono a Comiso (RG) per l'assemblea nazionale 2010.
Il programma è qui.
Io farò una relazione sabato mattina sul tema Da Copenhagen a Cancun: la roadmap delle autorità locali per il clima.

Rio + 20

Le Nazioni Unite hanno finalmente messo on line il sito ufficiale del Summit 2012 di Rio De Janeiro.
Per adesso è poco più di una scatola vuota, ma i contenuti arriveranno.

mercoledì 14 aprile 2010

Check in nel faro, hola!

La tecnologia sta mandando in pensione i fari e le lanterne, così la Spagna ha pensato di convertirli in strutture culturali e turistiche. Meno del 25% dei 183 fari presenti sulle coste spagnole è ancora utilizzato. E sei dei 43 attivi sono stati convertiti in ristorante. Le strutture sono spesso in pessime condizioni, anche perché i guardiani sono in via di estinzione, visto che l'ultimo concorso pubblico di assunzione risale al 1993.
i fari sono proprietà del Dipartimento Segnali Marittimi dei Porti di Stato, che a sua volta dipende dal Ministerio del Fomento, che corrisponde più o meno al nostro ministero delle infrastrutture. una legge del 2003 proibisce di utilizzarli per usi diversi da quello originale, ma il PSOE ha presentato alla camera un emendamento che revoca questo divieto e ne permette la trasformazione in pubblici esercizi, strutture ricettive e museali. E siccome le dimensioni dei fari sono generalmente ridotte è prevista anche la possibilità di un aumento di volume edificato.
L'emendamento normativo prevede che a seconda della distanza dalla battigia le autorizzazioni necessarie alla trasformazione dipendano da diversi soggetti. Per quelli posti letteralmente in mare decide il Consiglio dei Ministri, che invece oggi ha competenza esclusiva su tutte le strutture. Se il faro dista dai 20 ai 100 metri dalla linea di costa la competenza è del ministero.
La proposta sta suscitando un dibattito vivace e molti temono che la riconversione dei fari possa incidere negativamente sul paesaggio costiero. I promotori ribattono che la volontà è quella di lasciare le strutture di proprietà pubblica e che "i fari non potranno essere trasformati tutti in hotel o gallerie d'arte".

martedì 13 aprile 2010

Il Prodi del poi

Più ci penso più l'intervento sulla struttura partito del PD pubblicato da Romano Prodi su il Messaggero di domenica scorsa mi sembra non solo assolutamente intempestivo ma sbagliato.
La proposta di Prodi si riassume in un partito "federale", in cui il segretario non viene eletto dalle primarie né dai congressi, ma dai venti segretari regionali. A parte che, come hanno scritto in tanti a cominciare da Pippo Civati, poteva dirlo prima e che, dopo una stagione congressuale lunga come sette quaresime, nessuno ha voglia di rimettere in piedi un processo di selezione della classe dirigente. Ma nella sostanza l'ipotesi di delegare la scelta del leader nazionale del PD ai segretari regionali non sembra particolarmente sexy. "Non serve un imperatore eletto dai principi" ha commentato Sandro Gozi.
Senza contare che il cosiddetto federalismo non passa necessariamente attraverso l'annullamento dei numeri dei voti e degli iscritti, con tutto il rispetto per i segretari di Molise e Valle d'Aosta. E tenendo presente che in alcune realtà i processi di selezione degli stessi segretari regionali lasciano ombre e perplessità. Lo riconosce lo stesso Prodi quando scrive che "naturalmente tutto questo può funzionare solo se si impongono durissime regole di pulizia e di trasparenza nelle procedure di tesseramento".
Con Prodi si schiera Chiamparino che, dopo un intervento con accenni da sfidante di Bersani sabato scorso al parterre di Confindustria e commenti positivi diffusi ieri, scrive oggi a Il Messaggero testimoniando il suo sostegno all'idea del professore. Per il resto, a parte timide aperture di Errani e il vate Cacciari che ritorna con la storia del partito del Nord, tutto il PD sembra ritrovare una inedità unita nel sostegno al segretario, o perlomeno a come è stato eletto.
Resta da notare come il tema abbia dato grande visibilità nazionale a il Messaggero, giornale a cui Prodi contribuisce spesso ma che normalmente non viene letto né citato da alcuno al di sopra della Linea Gotica.

Senatori negazionisti, ancora

Oggi Antonio Cianciullo sul sito di Repubblica racconta le ultime mosse dei senatori del Pdl sul tema dei cambiamenti climatici. Dopo una risibile mozione negazionista presentata lo scorso anno è stato redatto con un nuovo documento presentato dai senatori D'Alì, Possa, Fluttero, Viceconte, Izzo, Sibilia, Nespoli, Vetrella, Carrara, Malan, Monti e Leoni. Il primo firmatario senatore D'Alì, nel momento in cui sembrava profilarsi un avvicendamento al ministero dell'ambiente, era stato indicato come possibile successore dell'invisibile Prestigiacomo.
La mozione (il testo ufficiale è qui) ha dei risvolti di involontaria comicità nella sua approssimazione e nella incompetente leggerezza con cui i senatori della destra italiana affrontano quello che definiscono il "cosiddetto riscaldamento globale", di cui contestano le "tesi catastrofiste".
Tra i passaggi salienti D'Alì & Co. chiedono di "promuovere in sede ONU la revisione degli assetti degli organi preposti alle determinazioni delle strategie ambientali, in particolare l'avvicendamento del Presidente dell'IPCC dott. Pachauri e del commissario De Boer, osservando che: il primo si è manifestatamene rivelato quantomeno fazioso e inaffidabile nella gestione di un ruolo di estrema importanza, tanto da indurre in errore lo stesso segretario generale dell'ONU e comunque i Governi degli Stati membri, mentre il secondo ha dimostrato di non saper gestire la delicata e complessa vicenda delle intese internazionali".
Inoltre, riferendosi a una richiesta avanzata a suo tempo da Berlusconi vorrebbero "dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l'Accordo del 20-20-20 e chiederne la sostituzione con un nuovo accordo che meglio risponda al dato scientifico, che riveda gli impegni di riduzione delle emissioni di CO2 su livelli per l'Italia più equilibrati rispetto a quelli assunti dagli altri Stati membri aderenti ed in linea con quelli assunti autonomamente da Usa, Cina, India, Sud Africa, Brasile e Messico".
Inoltre "ad adoperarsi affinché la politica ambientale dell'Unione europea abbandoni la linea sinora imposta in particolare dagli inglesi, dai tedeschi e dai Commissari europei all'ambiente succedutisi nel tempo, anch'essa basata sui dati rivelatisi inesatti dell'IPCC e che ha condotto ai trattati di Kyoto e del 20-20-20 ed al fallimento della Conferenza COP 15, linea peraltro già ufficialmente censurata dal Senato in sede di esame di specifiche mozioni sul clima e non adeguatamente seguita in occasione di molti incontri internazionali".
Le minuscole e le maiuscole virgolettate spesso sono sbagliate ma sono quelle del testo presente sul sito del Senato.
In conclusione secondo i dodici senatori del PdL:
1. Il premio Nobel Pachauri va licenziato perché "fazioso e innaffidabile".
2. Non è più utile che l'Europa si impegni a ridurre del 20% le emissioni e ad aumentare del 20% la produzione di energia rinnovabile entro il 2020.
3. Germania, Gran Bretagna e i commissari all'ambiente di Bruxelles non hanno capito un bel niente e la linea dell'Europa sul clima va improntata al negazionismo.
Non ci facciamo mancare veramente niente.

domenica 11 aprile 2010

Clima, non si finirà a Cancun (pare)

I tre giorni di negoziati sul clima di Bonn erano cominciati venerdì con quattro tonnellate di frammenti di vetro scaricati davanti all'ingresso e la scritta "Copenhagen, è ora di raccogliere i pezzi". Sono finiti oggi con poche decisioni prese dalle 175 delegazioni governative presenti, almeno a giudicare dagli scarni resoconti già diffusi, complice anche la conclusione domenicale.
L'agenda dell'incontro era fondamentalmente operativa, destinata a definire date e sedi delle sessioni vere di negoziati (che durano di norma due settimane) da svolgere prima della COP 16 che avrà inizio a Cancun in Messico il 29 novembre. Nella realtà si è discusso molto se continuare sulla base del Copenhagen Accord, approvato lo scorso dicembre e sottoscritto ormai da 120 nazioni, o ripartire dalla cosiddetta Bali Roadmap, che nel 2007 aveva istituito due sessioni negoziali e tracciato un percorso verso il nuovo trattato che dovrà sostituire Kyoto, in scadenza nel 2012. La prima posizione è sostenuta dagli USA, mentre Cina e gli altri paesi in via di sviluppo propendono per la seconda. L'Europa, marginalizzata a Copenhagen, spinge per un nuovo trattato e accusa USA e Cina di non collaborare. Gli Americani hanno detto chiaramente che non intendono sottoscrivere un accordo che non preveda obblighi anche per la Cina. Il capo negoziatore cinese Yu Qingtai ha replicato che "la differenza fondamentale tra gli USA e i paesi in via di sviluppo è che loro hanno creato il problema e gli altri ne pagano le conseguenze".
Yvo de Boer, che lascerà la guida dei negoziati ONU alla fine di giugno, ha dichiarato di ritenere impossibile che a Cancun si possa raggiungere un accordo. Negli anni passati aveva sempre manifestato ottimismo, anche nei giorni convulsi di Copenhagen. Secondo de Boer la COP 16 messicana farà bene a concentrarsi su "questioni pratiche", rimandando gli accordi ad occasioni successive. Che sarebbero la COP 17 in programma in Sudafrica nel 2011 oppure, secondo alcuni, addirittura l'Earth Summit ONU di Rio de Janeiro 2012.

FDG 100411 #497

Turista

venerdì 9 aprile 2010

Pacta sunt servanda

La decisione della Commissione Europea di lanciare il Patto dei Sindaci o Covenant of Mayors ha rappresentato una profonda innovazione. Per la prima volta l'Europa si occupava di energia e di clima rivolgendosi direttamente alla città senza passare attraverso la mediazione degli stati membri.
Il patto (testo integrale) impegna chi lo sottoscrive ad andare oltre gli obiettivi fissati dalla UE per il 2020 attraverso l'attuazione di un piano locale per l'energia sostenibile. Chi non rispetta questa e altre regole viene escluso dalla lista dei sottoscrittori.
Sono impegni piuttosto stringenti che differenziano profondamente il Patto dei Sindaci dai tanti documenti, carte e lettere di intenti che esigono solo una adesione formale. Impegni che però non sembrano avere spaventato le città d'Europa. Nella cerimonia inaugurale, svolta il 10 febbraio 2009, più di 350 città avevano sottoscritto il patto. Il numero delle autorità locali aderenti è cresciuto fino alle 1414 di oggi, tra le quali 348 città d'Italia.
Quante di queste città hanno approvato il Piano Energetico, che il patto obbliga a presentare in consiglio comunale entro un anno dall'adesione? Per i sottoscrittori della cerimonia inaugurale l'anno è già passato, ma i dati non sono ancora stati diffusi.

giovedì 8 aprile 2010

Per qualche atomica in meno

Negoziati sul clima, si ricomincia

Da domani l'Hotel Maritim di Bonn ospiterà la prima sessione ufficiale di negoziati ONU sul clima dopo la COP-15 di Copenhagen. In realtà ci sono stati due "colloqui informali" a Tokio e Mexico City, nel corso dei quali alcuni osservatori hanno registrato un "atteggiamento costruttivo".
L'UNFCCC si ritrova con le dimissioni di Yvo de Boer sul tavolo e 170 delegazioni governative che cercano di capire quali possono essere gli obiettivi praticabili per la COP-16 che comincerà il 29 novembre a Cancun.
Il programma dei negoziati è piuttosto scarno e la sessione durerà solo tre giorni, almeno un paio meno del solito. In pratica si deciderà solo come e quando riunirsi di nuovo prima di Cancun. Ma già stasera sono in programma incontri politici dei vari gruppi: piccoli stati insulari, paesi meno sviluppati, African Group e soprattutto G77+Cina, che da soli rappresentano la maggioranza assoluta dei paesi ONU e mai come oggi sono stati divisi al loro interno, con nazioni come Brasile, Cina, India e Sud Africa che hanno aderito al Copenhagen Accord e molti piccoli paesi che restano fieramente opposti.
"Non credo che il Copenhagen Accord possa essere la base del nuovo trattato" ha voluto dire la settimana scorsa il segretario uscenbte Yvo de Boer. Insomma, si ricomincia.

martedì 6 aprile 2010

Pulite gli scarichi di quelle navi

L'International Maritime Organization ha dato parere positivo alla proposta di creare una zona di rispetto di 200 miglia nautiche attorno al nord America (mappa sopra) che dal 2012 obbligherà tutte le navi dirette in Canada e USA a utilizzare combustibili con poco zolfo, molto più costosi degli olii diesel attualmente utilizzati dalle motonavi.
Secondo i calcoli queste restrizioni porterebbero a un aumento del 3% dei costi di spedizione navale, a fronte di benefici pari a diecine di miliardi di Euro sui conti della salute pubblica. Secondo l'Agenzia di Protezione Ambientale USA (EPA) le nuove regole ridurrano le emissioni annuali di ossido di azoto di 1.2 milioni di tonnellate e quelle di polveri sottili di 143.000 tonnellate.
In Europa, particolarmente in Mediterraneo, tutto è ancora permesso.

lunedì 5 aprile 2010

La crisi delle emissioni

Secondo i dati parziali diffusi dalla Commissione Europea le emissioni di CO2 dell'Europa hanno registrato nel 2009 un calo dell'11%, il maggiore ribasso mai registrato. La causa è essenzialmente la crisi economica, che ha visto la produzione industriale calare fino al 30% in alcuni settori. In misura inferiore il calo è dovuto alla progressiva conversione energetica, che vede la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili in costante aumento.
La conseguenza di questa flessione è il mancato ricorso all'ETS, l'Emission Trading Scheme che permette alle industrie inquinanti di acquisire crediti investendo in interventi virtuosi nei paesi in via di sviluppo. Il mercato del carbonio non è argomento semplicissimo e non proverò a liquidarlo in poche righe. Il prezzo attuale di mercato per una tonnellata di CO2 è di 13.08 €, mentre il massimo si è registrato con i 16.63 € dell'11 maggio 2009.
La riduzione delle emissioni è parecchio oltre il tetto previsto e lascia le industrie europee con un surplus di circa 80 milioni di tonnellate di CO2. Questo "bonus" potrà essere rivenduto sul mercato o utilizzato per aumentare le soglie massime di inquinamento nei prossimi anni, quando la produzione industriale dovrebbe riprendere un trend positivo. Se il bilancio delle emissioni torna attivo anche nei settori più inquinanti, come acciaio e cemento, le industrie non hanno ovviamente nessun interesse a convertire i propri processi produttivi.
Alcuni osservatori propongono tetti di emissione più restrittivi in tempo di crisi, ma altri giudicano che questo porterebbe poi alla richiesta di limiti molto meno stringenti nel momento in cui l'industria europea ritornerà in buona salute. Insomma, un gran casino.
Il Financial Times, con il consueto distacco realista, nota che ogni teoria va rispettata ma che il dato fondamentale è che dovremmo essere comunque contenti del calo delle emissioni, non importa come questo viene raggiunto.

Ma non proprio

Da L'Internazionale N. 840, 2-8 Aprile 2010

Ansa, 1 aprile 2010. Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, ha diffuso il seguente comunicato: “Anch’io, come Veltroni, getto la spugna. Non ce l’ho fatta. Mi dimetto. Però ho chiesto le dimissioni anche di tutto il gruppo dirigente del partito. È ora di lasciare spazio a una nuova generazione. A noi mancano le idee, non le persone: abbiamo centinaia di amministratori locali giovani, onesti e preparati che aspettano solo di mettere il loro entusiasmo al servizio del paese. Dobbiamo riaprire le sezioni, far tornare i cittadini, ricominciare a parlare con la gente. Abbiamo sbagliato a lasciare che la destra e il suo leader prendessero progressivamente il sopravvento: quando potevamo ancora fermarli, li abbiamo sottovalutati. È stata una sciocchezza. Abbiamo sbagliato a trascurare le vere emergenze nazionali: la lotta alla mafia e all’evasione fiscale, lo sviluppo del mezzogiorno, la scuola e l’università, la difesa dell’ambiente, una politica economica a favore delle donne e dei giovani. Per tutto questo vi chiedo scusa. Arrivederci”.
Pesce d’aprile.
(Giovanni De Mauro)

sabato 3 aprile 2010

Piccole piste crescono

Un interessante articolo del Telegraph racconta della più corta pista ciclabile mai realizzata. Lunga solo otto piedi, cioè meno di due metri e mezzo, è a Cardiff, in Galles (foto).

giovedì 1 aprile 2010

L'Europa, il futuro e il carbone

Secondo indiscrezioni raccolte da Reuters l'Europa starebbe mettendo a punto un programma di incentivi per le nuove centrali a carbone.
Il testo di legge su cui sta lavorando la commissione prevede contributi statali fino al 15% per impianti a carbone realizzati tra il 2013 e il 2017, a condizione che questi siano adeguati alle tecnologie di cattura e stoccaggio del CO2.
Ma cosa vuol dire "adeguati"? In pratica deve essere individuato un sito disponibile per lo stoccaggio e vanno dimostrate le condizioni tecniche per la cattura e il trasporto del CO2. Il sistema di cattura e stoccaggio però non deve essere costruito. In pratica, commentano voci ecologiste, basterà avere accanto alla centrale qualche ettaro di terreno libero.
Le voci di corridoio accusano Angela Merkel di avere forzato molto per raggiungere queste indicazioni. La Germania, con la Polonia, è uno dei paesi europei con maggiore dipendenza dal carbone per la produzione di energia. Del resto tra le motivazioni che hanno fatto nominare Amburgo capitale verde d'Europa c'è la riduzione delle emissioni dovuta alla sostituzione di una vecchia centrale a carbone con...una nuova centrale a carbone.