domenica 30 novembre 2008

Europa, Italia e alcuni dettagli

Nel documento della Commissione Europea per il rilancio dell'economia (testo in inglese) il capitolo più interessante è sicuramente quello dedicato alle imprese.
Barroso & Co. dichiarano che "ogni tipo di sussidio statale dovrebbe essere destinato al raggiungimento degli obiettivi della Strategia di Lisbona ovvero ricerca, innovazione, formazione, protezione dell'ambiente e in particolare tecnologie pulite ed efficienza nei trasporti e nell'energia". Non mi sembra che siano queste le priorità della manovra economica del governo italiano.
Sempre per facilitare le imprese si chiede di "assicurare che in tutta Europa sia possibile aprire una nuova impresa in tre giorni e a costo zero e che le formalità per l'assunzione del primo dipendente possano essere completate ad un solo sportello".
Si raccomanda inoltre di "assicurare che gli enti pubblici liquidino le fatture per beni e servizi, comprese quelle delle PMI, entro un mese dalla data di emissione ed accettino la validità di fatture elettroniche, che da sole sarebbero in grado di produrre un risparmio fino a 18 miliardi di Euro".
In Italia queste raccomandazioni non hanno fatto notizia, e non è una sorpresa. Il meccanismo della dilazione dei pagamenti, particolarmente in questa fase di riduzione dei trasferimenti statali, è quello che permette agli enti locali di sopravvivere. Del resto noi vivamo da decenni in un regime obbligato di "pagherò", di tratte e fatture scontate in banca, di scadenze che una volta erano di 90 giorni e oggi va bene se sono 180. Va detto che le stesse PMI sono le prime ad utilizzare il sistema, ormai metabolizzato ad ogni livello.
Il governo della destra la sua proposta l'ha fatta: pagare l'IVA al momento dell'incasso anziché all'emissione della fattura. In pratica una resa incondizionata allo stato delle cose.

sabato 29 novembre 2008

Barroso e il capoclasse

"Questo periodo eccezionale richiede misure eccezionali" ha dichiarato il presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso annunciando il piano di ripresa per l'economia europea (testo integrale in inglese e comunicato stampa in italiano).
Il piano europeo è ambizioso e lungimirante, cercando di trasformare l'emergenza in opportunità. La crisi viene affrontata sapendo che non basta tutelare i posti di lavoro ma che occorre cercarne di nuovi. Ecco quindi gli "investimenti intelligenti", l'attenzione alle PMI, la ricerca di una "crescita pulita" verso un'economia sempre più ad emissioni zero. Cinque miliardi di Euro sono destinati al settore dell'auto, ma solo per le auto ecologiche e non a pioggia. Un miliardo di Euro va ad un progetto per aumentare l'efficienza energetica degli edifici e 1,2 miliardi al progetto "Fabbriche del futuro".
Si propone una riduzione dell'IVA per i prodotti e i servizi a basso impatto ambientale, con una attenzione particolare al settore dell'edilizia. viene lanciato un piano per garantire la connessione internet a banda larga al 100% degli Europei entro il 2010.
Vengono confermati gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e di lotta ai cambiamenti climatici perché "combattere il cambiamento climatico si coniuga con grandi opportunità di sviluppo economico per sviluppare nuove tecnologie, creare nuovi posti di lavoro e rafforzare la sicurezza energetica". Si ribadisce che l'accordo su questi temi sarà raggiunto nella riunione del Consiglio Europeo di dicembre, tra pochi giorni.
Nel frattempo l'Italia ha approntato la sua manovra anticrisi, approvata in consiglio dei ministri "in dieci minuti". Blocco di alcuni aumenti tariffari, contributi economici ai meno abbienti, altre misure di emergenza e non strutturali. Un breve accenno alla necessità di innovazione, niente o quasi sulle sfide ambientali e sul cambiamento climatico. Le maggiori risorse vanno alle infrastrutture, anche attraverso le disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti. Non esattamente un approccio innovativo, visto che di infrastrutture in Italia si parla dal dopoguerra, e sembra quasi surreale che nella manovra il governo parli ancora del "completamento della Salerno-Reggio Calabria".
Massimo Giannini su Repubblica classifica la manovra Berlusconi-Tremonti come un intervento di "capitalismo compassionevole". Alberto Orioli su Il Sole la definisce "un primo concreto passo avanti".
Andrea Boitani su Lavoce.info spiega con sintetica chiarezza perchè le infrastrutture non servono contro la recessione.

venerdì 28 novembre 2008

Lucertole palestrate

Un gruppo di scienziati dell'Università di Davis in California ha filmato nella foresta di El Yunque a Portorico le lucertole anole (foto) mentre fanno delle flessioni con le zampe anteriori. Sembra che il gesto atletico abbia lo scopo di attirare l'attenzione dei compagni.
Naturalmente è subito nato un sito dedicato all'attività ginnica dei rettili portoricani.

giovedì 27 novembre 2008

In praise of Mumbai

La foto qui sopra è stata scattata all'Oberoi Hotel di Mumbai nel novembre 2006, ultima mia visita nella metropoli. Con me ci sono il sindaco di Mumbai di allora Dattaji Dalvi (a destra) e il suo vice. Il sindaco attuale, eletto nel 2007, è Shuba Raul, dottoressa di medicina tradizionale Ayurveda.
Mumbai, con oltre 14 milioni di abitanti, è la seconda città del mondo dopo Shangai, ma la sua area metropolitana conta 21 milioni di persone. La densità media è di 29.000 ab/kmq.
Credo che Mumbai sia una delle città più vive e affascinanti che abbia mai visto, uno di quei posti dove vorresti sempre tornare. Le immagini di Mumbai restano indelebili, dal mercato dei ladri alla casa di Gandhi, dalle lavanderie all'aperto all'architettura coloniale di Colaba, dagli odori dei mercati a quelli dei templi Pharsi, dai campi di cricket nei parchi alle distese di strombazzanti taxi neri e gialli.
Vedere ieri notte il Taj Mahal bruciare (sotto) mi ha riportato al triste senso di vuoto e di impotenza dell'11 settembre.

martedì 25 novembre 2008

Potremmo anche farcela. Volendo.

L'obiettivo europeo di raggiungere il 20% di energia rinnovabile entro il 2020 è fattibile? Secondo uno studio di Ernst & Young non sarà semplice, ma è possibile.
Il quadro è differente in ogni nazione. Finlandia, Svezia, Romania e Spagna non dovrebbero avere particolari problemi, mentre la situazione è molto più complicata per Germania, Gran Bretagna e Olanda. Secondo Ernst & Young anche Italia e Portogallo hanno le carte in regola per farcela, se la volonta politica sostiene gli obiettivi.
Secondo Helmut Edelmann, che è l'autore della ricerca, la spesa che l'Europa deve mettere a bilancio per conseguire i risultati previsti è nel'ordine dei 500 miliardi di Euro. Per facilitare le cose Edelmann suggerisce l'introduzione di un sistema di scambio simile a quello del protocollo di Kyoto, nel quale i paesi europei in grado di produrre energia rinnovabile in eccesso possano cederla ad altri. Un secondo problema, secondo Edelmann, sono gli incentivi di governo, che variano molto da paese e paese e che potrebbero dirottare in modo decisivo gli investimenti privati verso le nazioni che applicano le condizioni più favorevoli.

lunedì 24 novembre 2008

Bordeaux sostenibile

Il consorzio dei produttori di Bordeaux ha deciso di prendere sul serio il problema dei cambiamenti climatici, dopo che uno studio ha accertato che la loro produzione di vino comporta 200.000 tonnellate di CO2.
L'obiettivo delle cantine di Bordeaux è di ridurre queste emissioni del 15% in cinque anni e del 75% entro il 2050.
La maggior parte del CO2 proviene dalla produzione delle botttiglie, che rappresenta il 48% del totale. La seconda voce più importante è il trasporto, stimato nel 18%. Tra le cause minori i viaggi dei produttori per la promozione dei prodotti e il turismo vinicolo nella regione.
Le prime soluzioni individuate per la riduzione sono l'utilizzo di bottiglie di vetro più leggere, il minore ricorso ai pesticidi e l'uso di treno e nave per le spedizioni. Il viaggio dei vini è un problema analizzato anche in America, dove in realtà hanno scoperto che bere un bicchiere di Bordeax a New York è più ecologicamente corretto che bere un vino della California. Anzi, poiché il vino californiano arriva nella costa est con i camion, secondo i calcoli di livescience.com una bottiglia di Bordeaux può arrivare dalla Francia fino in Ohio con meno emissioni di una di Napa Valley, come dimostra la mappa linkata.

Ministri rock

La notizia mi era sfuggita e l'ho recuperata solo ieri leggendo un articolo sull'opposizione dell'Australia alle baleniere giapponesi che continuano imperterrite ad uccidere cetacei nel Pacifico.
Nel gabinetto di Kevin Rudd il ministro per l'ambiente, il patrimonio e le arti dell'Australia è Peter Garrett (foto, 55), fino al 2004 cantante dei Midnight Oil, gruppo rock australiano piuttosto in voga nei tardi anni '80, quando con l'album Diesel and Dust (1987) arrivò al # 19 in UK e al # 21 delle classifiche USA.
La mia canzone preferita di Midnight Oil è invece Forgotten Years (video) dal disco successivo Blue Sky Mining (1990, #20 in USA).
Il governo laburista di Kevin Rudd, insediato nel 2007, ha sottoscritto immediatamente il protocollo di Kyoto, che i governi conservatori precedenti avevano ignorato. Il governo australiano ha anche un ministero dedicato all'acqua e al cambiamento climatico, retto dalla senatrice Hon Penny Wong.

FDG 081123 #392

Freeze, Bonn

domenica 23 novembre 2008

Perché resteremo in coda all'Europa

Il presidente del consiglio è in Abruzzo a fare campagna elettorale per il candidato della destra alle elezioni regionali. Nel suo tour marsicano Berlù ha tenuto oggi una conferenza stampa al teatro Massimo de l'Aquila, dove ha pronunciato le consuete frasi da statista di rango, come quando è ritornato sulla "abbronzatura" di Barack Obama precisando che intendeva "fargli un complimento, un po' invidioso. Vorremmo tutti essere abbronzati come Naomi Campbell e Obama".
Imbarazzante ma marginale, almeno per noi ormai assuefatti allo "stile" del personaggio. Molto peggio la sostanza di quanto dichiarato dal capo del governo, che ha definito "donchisciottesco" il pacchetto di obiettivi dell'Unione Europea sul clima. La motivazione? L'Europa non deve farsi carico di temi come questo senza l'accordo con USA e Cina, soprattutto in tempi di crisi. Ma proprio ieri Obama ha rilanciato promettendo 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2011 con al centro del programma le energie rinnovabili. E i leader mondiali, da Ban-Ki Moon a Sarkozy e Brown, passando ovviamente per Obama, ripetono che l'opportunità è un Green New Deal. Il prossimo anno la disoccupazione in Europa crescerà dal 7,5 al 9%, mentre in USA è prevista all'8%, la più alta degli ultimi 25 anni. La Germania ha investito 200 miliardi di € sulle energie rinnovabili, con il risultato di 250.000 nuovi posti di lavoro. Secondo gli analisti entro il 2020 in Germania le nuove energie avranno creato più occupati che il settore dell'auto.
Il governo italiano non la pensa così e snobba - anzi, ironizza - sugli impegni presi dal resto del mondo occidentale. Già in campagna elettorale il capoclasse Tremonti parlava di esportare nucleare nei Balcani (per non sporcare a casa nostra) e ironizzava sui "mulini a vento", anticipando Berlù nelle metafore ispirate da Miguel de Cervantes. E mentre noi commentiamo con spiritoso disincanto in Gran Bretagna si sta elaborando un piano da 80 miliardi di Euro per costruire 7000 turbine eoliche che procureranno 160.000 nuovi posti di lavoro. "So che alcuni dicono che le attuali difficoltà finanziare che il mondo deve affrontare dovrebbero spingere il cambiamento climatico fuori dalle priorità, ma io penso esattamente il contrario" ha detto Gordon Brown. "Non si tratta di sacrificare il nostro presente per garantire il futuro, ma di collocare il nostro paese nella miglior posizione possibile" ha replicato Nicholas Sarkozy.
Berlusconi, Scajola, Tremonti, il vanitoso Brunetta ci portano sempre più lontani dai paesi evoluti e sempre più indietro, con speranze di recupero ormai residue. Si è chiesto mai nessuno dei nostri spiritosi ministri quanto indotto, quanti posti di lavoro porterebbero le famose centrali nucleari di cui straparlano?
"Siamo soli", come diceva Vasco.

giovedì 20 novembre 2008

Boicottare il sushi?

Il mio amico Moreno Cedroni mi aveva spiegato perchè il tonno rosso è il miglio ingrediente per un buon sushi (anzi susci, come lo abbiamo chiamato noi). Adesso però dovremo cambiare abitudini, perché non c'è più tempo per salvare il tonno pinna azzurra, o tonno rosso, dal rischio di estinzione.
La Commissione Internazionale per la conservazione del tonno atlantico (ICCAAT) è riunita a Marrakech da lunedì scorso, con una fitta agenda di una settimana. Secondo i ricercatori i maestosi tonni pinna azzurra sono ridotti a un terzo di quanti erano 30 anni fa, e il trend è in rapida diminuzione. Dal 2000 al 2006 le catture sono crollate dell'80% e la taglia media dei tonni è scesa da 220 a 145 Kg.
Gli scienziati invocano una rigida moratoria sulla pesca, oltre al divieto assoluto di catture nel Mediterraneo nei mesi di maggio, giugno e luglio.
Il WWF ha lanciato una campagna per il boicottaggio del pinna azzurra, a cui hanno aderito migliaia di persone ma anche chef come Benoît Delbasserue e Sergi Arola. Auchan, Carrefour e Coop hanno già tolto il tonno pinna azzurra dai loro banchi di pesce fresco. Sono sicuro che anche Moreno Cedroni farà altrettanto e che tutti noi lasceremo i tonni pinna azzurra fuori dalle nostre tavole, in attesa di tempi migliori.

Freddi ma felici

L'agenzia Eurofound ha diffuso ieri la seconda indagine europea sulla qualità della vita, che analizza il benessere, l'ottimismo e il "morale" degli Europei. Eurofound ha intervistato 35.000 abitanti dei 27 stati membri, dei tre candidati Croazia, Turchia e Macedonia e della Norvegia. Importante notare che le interviste sono state fate tra settembre 2007 e febbraio 2008, cioè molto prima della attuale crisi finanziaria.
Alla domanda specifica "da 1 a10 quanto si sente felice in questi giorni?" le risposte sono state piuttosto discostanti, da un massimo di felicità dei Danesi e dei Finlandesi con 8,3 alla tristezza dei Bulgari, ultimi con un misero 5,8. Superano l'otto anche Norvegia, Svezia, Olanda, Irlanda e Lussemburgo. Gli Italiani raggiungono un sette tondo (7,1 gli uomini, 6,9 le donne). I più tristi dopo i Bulgari sono i Macedoni, con 6,3.
Il divario si allarga ancora di più quando si chiede agli Europei se sono ottimisti per il futuro. I nordici non hanno dubbi: 84% dei Danesi e degli Svedesi sono ottimisti, e anche Finlandia, Irlanda e Norvegia sono sopra i tre quarti delle risposte. Gli Spagnoli seguono da vicino con il 67,5%. Chi la vede più nera sono gli Ungheresi, di cui solo il 32,7 si dichiara ottimista. L'Italia non va molto meglio, con solo il 36,2% di ottimisti. Neanche i Francesi sono positivi, arrivando solo al 43,2%. Maschi e femmine italiani si discostano di poco tra loro, mentre in Francia e Spagna ci sono più di dieci punti di scarto tra i sessi, con gli uomini molto più ottimisti delle donne.

FDG 081120 #390

Bucato a Venezia

mercoledì 19 novembre 2008

Cacca sostenibile/2

Come gas serra il metano è almeno 20 volte più potente del CO2 e grande parte delle emissioni nocive del pianeta sono causate dagli allevamenti di bestiame. Il metano viene prodotto dagli erbivori in fase digestiva sotto forma di pere (vedi il post Pere in trappola del 15 luglio) e con la decomposizione degli escrementi, già descritta nel post qui sotto sullo zoo di Toronto.
Anche la BioEnergy Solutions sta cercando di riconvertire le cacche in energia. Il primo esperimento è partito nella contea di Kern in California, dove tre grandi allevamenti hanno messo a disposizione gli escrementi delle loro 6500 mucche. Le cacche delle bestiole, che valgono circa 18.000 metri cubi di metano, vengono coinvogliate in una specie di laguna coperta, dove la decomposizione sprigiona il gas. Questo viene immagazzinato, depurato fino agli standard commerciali e immesso nelle tubature della Pacific Gas and Electric. Il metano che si ottiene è sufficiente per alimentare tremila case.
La costruzione dell'impianto inizierà nei primi mesi del 2009. E in seguito potrebbe essere ampliato senza problemi visto che nelle vicinanze ci sono altri allevamenti, per un totale di 26.700 mucche. Con tutte le loro cacche si potrebbero alimentare dodicimila case ed eliminare 220.000 tonnellate di CO2 l'anno.
Perché non provare una rete simile nella Bassa Padana?

Cacca sostenibile

Lo Zoo di Toronto pensa di utilizzare gli escrementi dei suoi animali per alimentare una centrale a biogas e produrre energia elettrica. Secondo le stime fornite dal direttore dello zoo David Ireland la cacca dei cinquemila animali che lo abitano sarebbe in grado di produrre non solo l'energia sufficiente a coprire i consumi dello zoo, ma anche una quantità eccedente che potrebbe essere rivenduta sul mercato.
Il problema è che lo zoo non ha i 13 milioni di dollari canadesi (oltre otto milioni di Euro) che servono per costruire la centrale. Anche il comune di Toronto, a cui lo zoo ha chiesto aiuto, ha risposto di non avere nel proprio bilancio risorse disponibili.
Secondo i calcoli dei tecnici la produzione di energia della centrale permette di recuperare il costo di realizzazione dell'impianto in soli cinque anni, così lo zoo sta cercando dei privati disposti ad investire sul valore energetico della cacca.

martedì 18 novembre 2008

Carne, pesce o nessuno dei due?

Negli ultimi cinquanta anni il consumo di carne è raddoppiato e le proiezioni dicono che raddoppierà di nuovo entro il 2050. Mucche, maiali e polli per ingrassare devono mangiare, e mangiano molto, considerando che per ogni chilo di carne servono almeno sette chili di mangime.
Jeremy Rifkin nei suoi discorsi ricorda spesso che sulla terra non ci sarebbe un'emergenza cibo se un terzo delle coltivazioni non fossero destinate a mangimi animali. Lo stesso vale per il pesce: secondo uno studio recente il 37% del pescato globale (31,5 milioni di tonnellate) finisce nei mangimi. Circa la metà è destinato al pesce d'allevamento il resto diviso tra suini e polli. Si tratta per lo più di pesci di scarsa qualità, sardine o piccole aringhe menhaden, ma di questi si nutrono i mammiferi e gli uccelli marini, oltre che naturalmente i pesci più grossi. Così polli e maiali - così come noi umani che li mangiamo - entrano in diretta competizione alimentare con capodogli, foche e cormorani.
Per ogni chilo di salmone di allevamento servono tre chili di pesce. Per non parlare del pesce destinato al cibo per cani e per gatti, un mercato in espansione esponenziale. In Australia i gatti mangiano 14 kg di pesce a testa l'anno, gli uomini solo 11.
Questa perversa catena non è sostenibile e rischia di provocare danni irreversibili all'ecosistema degli oceani. Sarebbe opportuno mangiare meno carne, ingrassare meno gli animali di allevamento e riconvertire buona parte della produzione agricola all'alimentazione umana. Ci guadagnerebbe anche la salute, con una sostanziale riduzione del rischio cardiaco.

lunedì 17 novembre 2008

Le migliori voci di sempre

La rivista americana Rolling Stone ha chiesto a un panel di musicisti, discografici e critici di elencare i venti cantanti più importanti della musica leggera, poi ha fatto analizzare i dati ad Ernst & Young che hanno stilato la classifica delle cento migliori voci di tutti i tempi.
Vince la regina del soul, Aretha Franklin. La top ten prosegue con Ray Charles, Elvis Presley, Sam Cooke, John Lennon, Marvin Gaye, Bob Dylan, Otis Redding, Stevie Wonder e James Brown. Tra i primi dieci solo tre sono ancora vivi, compresa la vincitrice. Scorrendo la classifica i contemporanei prevalgono (19 sui primi 30).
La cosa carina è che i profili dei primi dieci e di altri eminenti classificati sono scritti da altri artisti. Aretha è raccontata da Mary J. Blige, Ray Charles da Billy Joel, Elvis Presley da Robert Plant e così via. Mi piace molto il ritratto di John Lennon che fa Jackson Browne e quello di Bob Dylan tratteggiato da Bono, che conclude dicendo che Dylan ha rivoluzionato il cantare come Brando il recitare.
Naturalmente le critiche sono piovute immediate e violente. Molti lamentano che nei cento non vi sia Frank Sinatra, altri che Aretha meriti il primo posto ma che è assurdo che in classifica non vi sia Ella Fitzgerard. Di certo non c'è Madonna, mentre sono nella lista Whitney Houston e Mariah Carey (che però hanno due voci fenomenali, soprattutto la seconda).
C'è anche Tom Waits, quindi mi chiedo perchè non Leonard Cohen. Pochi i cantanti rock, mentre 33 su 100 sono ascrivibili al rhythm and blues. Ci sono Joni Mitchell (42) e David Bowie (23), Axl Rose (64) e Patti Smith (83).
Mancano molti dei miei preferiti, ma non sono superstar: Stanard Ridgeway, Laura Nyro, Adam Duritz dei Counting Crows, Harry Nillsson, Randy Newman, Shelby Lynne.
Mancano Robert Smith dei Cure, Peter Gabriel e Grace Slick ma soprattutto non c'è Sting, che resta una delle voci più importanti e originali degli anni '80. Se vi viene in mente qualche altro assente illustre scrivetelo.

domenica 16 novembre 2008

Venti del Canada

La centrale eolica di Melancthon è stata inaugurata il 30 ottobre, dopo tre anni di lavori. Con la sua capacità di 199,5 MW è il più grande impianto eolico mai costruito in Canada.
Secondo l'impresa Canadian Hydro che lo ha realizzato, le 133 turbine dell'impianto in un anno sono in grado di produre 545 GW, abbastanza per soddisfare il fabbisogno di 70.000 case.
Nei prossimi mesi nella regione dell'Ontario saranno inaugurati altri impianti eolici, mentre ulteriori progetti sono in corso in Alberta e Quebec. Il Canada ha deciso di chiudere tutte le sue centrali a carbone entro il 2014.

sabato 15 novembre 2008

Mille pezzi facili

Ieri sera, al calare delle tenebre, i collaboratori di Adam Neate hanno cominciato a spargere per Londra i mille dipinti formato A3 come quello della foto qui a fianco. Ognuno è differente nelle combinazioni di colore e nelle aggiunte manuali e tutti sono firmati dall'artista. Come annunciato nei giorni precedenti, i quadri sono stati lasciati nei luoghi più disparati, dalle vetrine dei negozi agli angoli nascosti.
Inevitabilmente dopo poche ore dalla disseminazione alcuni di questi pezzi erano già all'asta su eBay.
L'autore non si scompone e dichiara alla BBC che "gli uomini sono uomini e fare soldi piace a tutti. Non ho niente in contrario se qualcuno li mette all'asta su eBay e se può servire a far loro passare meglio il Natale".

FDG 081115 #389

Pompieri in lotta, Barcellona

venerdì 14 novembre 2008

Brutti ma buoni

Due giorni fa l'Europa ha modificato gli standard di mercato di 26 tipi di frutta e vegetali protetti fino ad oggi da rigidi criteri estetici. Tra poco negli scaffali dei supermarket e sui banchi dei fruttaroli troveremo carote biforcute, meloni nani, cetrioli gobbi e albicocche asimmetriche, fino ad oggi bandite dalla distribuzione.
La decisione sembrerebbe saggia e tardiva, ma non tutti la pensano così. I Francesi ad esempio sostengono che l'ingresso sul mercato di verdura "brutta" porterà ad un abbassamento dei prezzi e quindi a un danno per i produttori. Opinione diffusa, tanto che la maggioranza degli stati membri (16 su 27) ha votato contro la deregulation, seppure non in numero sufficiente da raggiungere la "maggioranza qualificata" che avrebbe bloccato l'iter del provvedimento. Anche l'Italia ha votato contro. I favorevoli sono stati Gran Bretagna, Germania, Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lussemburgo, con l'astensione di Austria e Portogallo.
Secondo Mariann Fischer Boel, commissario danese all'agricoltura, "non c'è nessun motivo di regolare queste cose a livello europeo, molto meglio che se ne occupi il mercato. In questo clima di crisi economica i consumatori devono poter scegliere nella gamma più vasta possibile di prodotti. Non ha senso gettare merce ottima solo perche ha una forma sbagliata".
Attualmente ad esempio il Regolamento Comunitario (EEC) N. 1677/88 stabilisce che un cetriolo, per essere di Classe 1, deve avere una curvatura inferiore ai 10mm ogni 10 cm di lunghezza, ovvero il 10%. Per quelli di classe 2 la curva tollerata è il doppio. Molti euroscettici hanno citato in varie occasioni queste norme come esempio dell'inutile e bizantina sovrabbondanza di norme comunitarie.
Il nuovo regolamento, che entrerà in vigore a luglio 2009, accetta la deformità di carciofi, asparagi, melanzane, avocado, fagioli, cavolini di Bruxelles, carote, cavolfiori, ciliegie, cetrioli, funghi coltivati, aglio, mandorle, verze, meloni, cipolle, piselli, spinaci, noci, cicoria e altri.
Restano strettamente sottoposti agli standard di perfezione estetica dieci prodotti cruciali, perché da soli raggiungono il 75% delle transazioni ortofrutticole tra paesi UE : mele, agrumi, kiwi, lattuga, pesche e nettarine, pere, fragole, peperoni, uva da tavola e pomodori. Questi dieci articoli potranno essere venduti deformi o atrofici solo se sui banchi sarà visibile la scritta "prodotti destinati alla trasformazione".
Per gli occhiuti legislatori di Bruxelles con i pomodori gobbi si può fare la conserva, ma non la caprese.

La nuova energia dell'Europa

Il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso e il commissario per l'energia Andris Piebalgs (foto) hanno presentato il piano dell'Europa per la sicurezza e la solidarietà energetica.
Il piano propone alcune azioni prioritarie per rendere l'Europa più indipendente e sostenibile nel cruciale settore dell'energia. Il presidente Barroso ha spiegato che il piano, che prevede investimenti di almeno duemila miliardi di euro entro il 2030, renderà la politica energetica europea "sicura, sostenibile e competitiva".
Ricordando che il costo dell'energia è cresciuto del 15% solo nel 2008, Barroso ha rimarcato la necessità di diversificare le forniture. Oggi l'Europa importa il 61% dell'energia (sarà il 70% entro il 2020), principalmente dalla Russia, che ci fornisce il 42% del gas, un terzo del petrolio e un quarto del carbone.
Le azioni prioritarie per evitare eccessive dipendenze comprendono l'allaccio delle repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) alla rete energetica europea, mentre oggi dipendono dalle forniture russe. La costruzione di gasdotti meridionali che siano in grado di raggiungere l'Europa dal Medio Oriente e dal Mar Caspio. La creazione di una rete energetica mediterranea che porti nel nostro continente i giacimenti di gas naturale e l'energia prodotta dalle nuove centrali solari del nord Africa.
Tutto questo stettamente connesso con il pacchetto clima 20+20+20 che la Commissione intende approvare entro il 2008 e che, secondo Barroso, ridurrà la dipendenza energetica dell'Europa di un quarto. Per il presidente non si può ripetere l'errore fatto con la crisi finanziaria, ovvero intervenire in ritardo. E sarebbe ''sbagliato'' rivedere le ambizioni europee a causa del tracollo dei mercati, perché è proprio ora che si deve ''aumentare il nostro impegno'' e indirizzare le industrie verso politiche di approvvigionamento eco-compatibili. ''Se gli stati membri vogliono un sostegno per le industrie non devono ricorrere a vecchi sistemi ma seguire il tracciato europeo e guardare alle fonti rinnovabili'', ha sottolineato. Barroso non ha escluso che le misure 'verdi', ''motore dell'Europa'', potrebbero essere anche incentivate da aiuti comunitari a settori come quello automobilistico, il più recalcitrante verso l'orizzonte ecologico.
Berlusconi e il governo italiano sono avvertiti.

mercoledì 12 novembre 2008

Caccia al quadro

C'erano una volta Keith Haring e Jean Michel Basquiat. Oggi c'è Adam Neate (foto), londinense astro nascente della street art, che ultimamente ha venduto dipinti anche per 50.000 Euro.
Adam Neate (30) ha annunciato che venerdì prossimo spargerà mille sue opere in giro per Londra. Dall'alba in poi i suoi collaboratori semineranno quadri partendo dalle periferie e convergendo verso il centro della city.
"Ho sempre sognato di fare una mostra in tutta Londra, di occupare la città in un colpo solo" ha detto Neate. Le opere saranno tutte firmate e poi abbandonate con nonchalanche al loro destino. "Spero che tutti abbiano la possibilità di vederle, ma una volta che sono sparse per la città non mi interessa la fine che faranno".
Una scelta coerente per il capofila degli street artist britannici, ma probabilmente venerdì a Londra si scatenerà una vera caccia al quadro. Secondo l'Independent i mille dipinti "a perdere" di Adam Neate avranno un valore di almeno un milione di sterline (1,2 milioni di euro).

FDG 081112 #388

Plaza dels Paisos Catalans, Barcelona

Golf e rivoluzione

Nel 1961 Fidel Castro sfidò a golf Ernesto Che Guevara, e perse. La partita in realtà era una messa in scena per prendere in giro il presidente americano Eisenhower, che un anno prima si era rifiutato di incontrare Castro dicendo che "doveva giocare a golf". La partita (foto) si giocò nei dintorni de La Habana pochi giorni prima del fallito sbarco americano nella Baia dei Porci.
Fino al 1959 nella Cuba di Batista c'erano dieci campi da golf, che la rivoluzione castrista riconvertì in accampamenti militari e giardini pubblici. Oggi Cuba ha un solo campo a 18 buche a Varadero, inaugurato nel 1999, e uno da 9 a La Habana. La crisi del turismo, ch colpì duramente Cuba nel 2006, sta provocando una brusca riconversione che ha portato Manuel Marrero, ministro cubano competente, ad annunciare la costruzione di dieci nuovi campi. Lo scorso anno Raul Castro in persona fece una rapida incursione all'Argentario per vedere direttamente il nuovo splendido campo di Porto Ercole. Probabilmente i Cubani hanno valutato che la Repubblica Dominicana, con 24 campi da golf, vanta quattro milioni di presenze turistiche l'anno, il doppio di Cuba.
In realtà i progetti immobiliari di lusso che compredono campi da golf sono almeno 19, dieci solo nella provincia de La Habana. Si tratta, secondo la rigida normativa cubana, di società miste con capitali provenienti da Canada, Spagna, Vietnam, Francia e Regno Unito. Il primo sarà il Carbonera Country Club, un resort a sei stelle costruito dalla catena Hesencia Hotels con un investimento di 350 milioni di Euro e previsto in apertura nel 2011. Andrew McDonald, CEO di Hesencia non ha dubbi: "Cuba è grande più o meno come la Gran Bretagna, dove ci sono più di duemila campi da golf..."

martedì 11 novembre 2008

Terne secche

L'Autorità Portuale di Ancona è in scadenza e si è avviato l'iter per il rinnovo della presidenza, che secondo i criteri di legge passa attraverso l'espressione di candidature da parte del comune, della provincia e della camera di commercio. La terna dei candidati passa poi al vaglio del ministero dei trasporti, che decide in accordo con la regione.
Prima complicazione: il porto di Ancona comprende anche lo scalo petrolifero della raffineria API di Falconara, anzi senza gli idrocarburi che vanno e vengono dalla raffineria non avrebbe neppure il tonnellaggio minimo per essere un porto dotato di una autorità di gestione. Quindi i comuni interessati sono due e la terna potrebbe trasformarsi in quaterna. Seconda complicazione: il comune di Falconara è passato la scorsa primavera al centrodestra, aprendo una breccia nell'unanime colore politico degli enti locali coinvolti. La destra non si è fatta sfuggire l'occasione. Il sindaco di Falconara è stato convocato a Roma dal ministro Matteoli che, di fronte ai notabili marchigiani di AN e FI, gli ha presentato un suo amico e compaesano livornese, l'avvocato Luciano Canepa, già nel CdA delle Ferrovie in quota AN, che Falconara ha accettato disciplinatamente come suo candidato.
La provincia e il comune di Ancona hanno invece nominato l'ingegner Sauro Serini, scongiurando l'ipotesi quaterna, mentre la Camera di Commercio fha atto il nome di Giorgio Cataldi, segretario della Confartigianato locale, già in nomination nel 2004.
Un avvocato, un ingegnere e un leader di categoria in lizza per la presidenza di un porto molto particolare, incastonato nel centro storico della città, con inestimabili beni culturali in aree demaniali, una logistica sempre sull'orlo del collasso e un traffico vocato ormai più ai passeggeri e agli automezzi che alle merci, con anche il recente inserimento delle crociere. Ancona inoltre è la seconda marineria peschereccia d'Italia dopo Mazara del Vallo, ospita uno storico stabilimento Fincantieri e altri cantieri di yacht di altissimo livello.

A volte ritornano

Per colpa o merito della pubblicità sono di nuovo ossessionato da Duel dei Propaganda (video), proprio come 23 anni fa...

Al Gore scrive ad Obama

Al Gore si è rivolto a Barack Obama con una lettera aperta pubblicata sul New York Times.
Nell'articolo, che si intitola The Climate for Change, Gore ripete i punti chiave dei suoi interventi più recenti, dalla proposta di rendere l'America carbon neutral in dieci anni al discorso fatto la scorsa settimana al Web 2.0 Summit di San Francisco, dove Gore aveva evocato una nuova rete sociale globale, un movimento on-line per salvare il pianeta.
Sul New York Times Gore illustra i cinque punti con cui realizzare l'obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio degli USA entro il 2018:
1. Investimenti molto consistentii per la creazione di centrali solari, eoliche e geotermiche nelle grandi pianure rurali americane.
2. Spendere 400 miliardi di dollari in dieci anni per una "rete intelligente" in grado di distribuire questa energia attraverso il paese. Secondo Al Gore questa cifra, pure enorme, è molto meno dei 120 miliardi di dollari che si stima l'America perda ogni anno per l'inefficienza di una rete di distribuzione elettrica irrazionale e obsoleta.
3. Sostenere l'industria automobilistica (sia i grandi costruttori che le nuove aziende emergenti) nel convertire la produzione verso vetture ibride plug-in che possano essere allacciate alla "rete intelligente" e utilizzare per la ricarica l'energia disponibile e inutilizzata nelle ore notturne.
4. Una campagna nazionale per migliorare l'isolamento termico (40% delle emissioni americane di CO2 derivano dagli edifici) anche attraverso una legge da sottoporre al Congresso che sostenga chi accende mutui immobiliari per importi superiori ai beni offerti in garanzia.
5. Applicare un costo alle emissioni nocive e guidare il processo di redazione di un nuovo accordo globale che sia più efficace del Protocollo di Kyoto.
Al Gore sembra la Gabbanelli quando scrive: "Ecco la buona notizia: i passi fondamentali da compiere per risolvere la crisi del clima coincidono con quelli da compiere per risolvere la crisi economica e la crisi enegetica." Cita economisti di livello (Feldstein e Summers) che sostengono come il modo migliore per uscire dalla crisi economica sia quello di concentrare gli investimenti su una rete infrastrutturale job intensive, in grado di creare una quantità di nuovi posti di lavoro. Obama aveva fissato l'obiettivo in cinque milioni di assunzioni, per forza di cose "non delocalizzabili".
"Naturalmente il modo migliore - anzi il solo modo - di garantire un accordo globale che salvaguardi il nostro futuro è quello di ricollocare gli Stati Uniti nel ruolo della nazione dotata dell'autorità politica e morale per guidare il mondo verso una soluzione" conclude Gore.
Sono ragionamenti concreti, ottimistici, invidiabili. Ma noi abbiamo Scajola, Brunetta, Tremonti e Marcegaglia, che parlano a vanvera di energia nucleare e dovrebbero invece riflettere sulle ridicole quote di nuova occupazione che potrebbero creare queste famose centrali, se mai riusciranno a costruirle. L'Italia, purtroppo, non fa del suo meglio. E resterà fatalmente indietro.

lunedì 10 novembre 2008

La porta sostenibile di Copenhagen

Il concorso per la nuova porta di Copenhagen è stato vinto da Steven Holl con un progetto ambizioso e affascinante costituito da due torri unite da un doppio ponte pedonale.
Gli edifici sono a facciata continua rivestita da pannelli fotovoltaici. Sono riscaldati e raffreddati con scambiatori termici che utilizzano l'acqua marina, hanno pavimenti radianti e una eccellente illuminazione naturale con la luce filtrata dagli schermi solari. Inoltre, per la gioia di chi ci lavorerà, tutti gli uffici saranno dotati di finestre apribili che garantiscono una ventilazione naturale, generalmente impossibile nei grattacieli.
Il ponte pedonale incorpora turbine eoliche in grado di produrre energia sufficiente a illuminare tutti gli spazi pubblici degli edifici. Sul sito di Steven Holl Architects altri disegni e rendering.

Miriam Makeba, 1932 - 2008

sabato 8 novembre 2008

Scavando si impara

"Con gli scavi d'emergenza non preserviamo alcunché, né immagazziniamo conoscenze per le generazioni future. Accumuliamo solo una congerie bruta, sparsa e caotica di indizi non tradotti in cultura, che col passare del tempo sarà impossibile redimere, per cui non rimarrà che il danneggiamento alla risorsa archeologica". Parola di Andrea Carandini, dal 1980 ordinario di archeologia classica a La Sapienza di Roma.
Il professor Carandini (71), ha appena pubblicato per Einaudi Archeologia Classica - vedere il tempo antico con gli occhi del 2000, un saggio in cui accusa i suoi colleghi di scavare troppo, e spesso senza valide motivazioni.
Terreni recintati, vestigia appena percettibili protette da tettoie di lamiera arrugginita. "L' Italia, da zero a quindici metri di profondità, presenta sempre vestigia romane o alto-medioevali. Cosa facciamo? Non viviamo più per le nostre civiltà sepolte?" dice Carandini.
Io sono completamente d'accordo. Anche perché i funzionari bloccano le riconversioni del territorio, cominciano a scavare e spesso si fermano poco dopo, lamentando carenza di fondi e altre emergenze. Ma tutto rimane bloccato per anni, a volte per sempre. Spazi urbani di grande pregio, recintati e inaccessibili, il cui valore culturale resta misterioso, non potranno mai più essere riqualificati.
Le città italiane si sono sempre sviluppate e ricostruite sopra le preesistenze. Non ha caso abbiamo degli strati archeologici. Dopo due millenni oggi il sistema è cambiato: noi scaviamo, inevitabilmente troviamo qualcosa, blocchiamo il cantiere e ripudiamo la trasformazione urbana in favore dell'espansione periferica.
Carandini se la prende con i "Talebani della conservazione" delle soprintendenze archeologiche ma anche con "associazioni benemerite e vecchiotte" che venerano ogni traccia di passato e che "a tutto della vita si oppongono, in sterile e costosa resistenza, e che hanno l' unico scopo di vincolare l' intero Paese, come se separare dalla vita implicasse anche conservare".

Perché perderanno di nuovo nel 2012

Leggendo Huffington Post si scopre che l'elettorato americano repubblicano, interrogato da un sondaggio Rasmussen, ha un giudizio positivo quasi unanime (91%) nei confronti di Sarah Palin. Un sondaggio precedente, che risale a pochi giorni fa, riporta che il 75% dei repubblicani approva la scelta di Palin come vicepresidente, mentre la nomina di McCain come candidato alla presidenza è approvata solo dal 65%.
La cosa più interessante è che il 64% degli elettori repubblicani giudica Sarah Palin il miglior candidato alla presidenza per il 2012.

venerdì 7 novembre 2008

Lunga vita a XP nell'agonia di Vista

Secondo un mio amico smanettone Windows Vista, per come peggiora le prestazioni di un computer, è più un virus che un sistema operativo. Chi si è trovato Vista preinstallato in un computer comprato di recente ha sperimentato l'ostilità e gli inutili orpelli e complicazioni di una interfaccia che fa rimpiangere il vecchio XP. Come tutti i prodotti Microsoft anche XP è irritante e ha il suo pesante bagaglio, ma in confronto al pachidermico Vista è un programma minimalista. Per far girare decentemente Vista le case produttrici hanno triplicato nel giro di un anno la memoria RAM dei computer.
Microsoft aveva inizialmente programmato il pensionamento di XP per gennaio 2007, quando Vista ha occupato gli scaffali dei negozi di software e ha cominciato ad essere installato nelle macchine in vendita. Poi è arrivato il primo rinvio, seguito da altri.
La motivazione ufficiale è che la nuova generazione di computer microbi o netbook non ha memoria sufficiente per far girare in modo decente quel catafalco che è Vista. Così Microsoft, per evitare che il crescente, ricco mercato dei superportatili diventi un monopolio di Linux, continuerà a vendere XP ad Asus, Acer, Samsung, Dell, HP, Toshiba e gli altri produttori.
E non solo, perché in realtà con l'ultima proroga fino al 31 luglio 2009 XP potrà essere installato facendo un downgrade in qualunque computer acqustato con l'odioso Vista in dotazione. Quanto ai netbook, Microsoft ha garantito la fornitura di XP almeno fino al 2010, anche se gli ultimi modelli avrebbero memoria sufficiente per sopportare il peso di Vista. Il supporto ufficiale del sistema operativo (cioè aggiornamenti e patch), è assicurato fino al 2014.
La realtà è che Microsoft ha preso coscienza che Vista è un fiasco, e sta già facendo testare e recensire la prerelease di Windows 7, spostando l'attenzione sul prossimo sistema operativo previsto in uscita a gennaio 2010, solo tre anni dopo Vista.
Insomma, basta tenere duro ancora per un anno e Vista resterà solo un brutto ricordo, come a suo tempo Windows 2000.
Se poi siete già passati a Leopard ancora meglio.

giovedì 6 novembre 2008

Neri per Casa (Bianca)

Non voglio unirmi al coro degli indignati per la terrificante battuta di Berlù su "Obama abbronzato".
Molto peggio, come stile, quello che disse a suo tempo al primo ministro danese, specialmente per sua moglie Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario.
Berlù è innervosito dal successo di Obama, di cui, da uomo attentissimo al consenso, avverte l'effetto tsunami che presto raggiungerà l'Europa.
Inutile stupirsi per le battute da addio al celibato del presidente del consiglio, che i leghisti adorano, che fanno parte del suo stile e che non intaccano - pare - il consenso che gli Italiani continuano ad attribuire a lui e al suo governo di destra.
Restano invece davvero memorabili le frasi degli scherani. Il migliore (si fa per dire) è la creatura che non perdonerò mai a Pannella, Daniele Capezzone. "Leggo le dichiarazioni degli onorevoli Franceschini e Donadi sulle parole del presidente Berlusconi in Russia, e penso - afferma in una nota - a quanto sia desolante questa sinistra, che non sa più a cosa attaccarsi pur di criticare ogni giorno Berlusconi. Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale sa che le parole di oggi del nostro premier sono state pronunciate in un contesto di positività, di simpatia personale e politica, di elogio e di ammirazione per il neoeletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama". Di Capezzone raccomando questo ma anche il sipario pecoreccio al congresso radicale con Pannella e Lucci. E soprattutto l'imitazione di Neri Marcorè.
Segue a ruota il vero ministro ombra (chi l'ha visto?) Gianfranco Rotondi, che la butta sull'analisi junghiana: ''la sinistra sbaglia ad attaccare Silvio sull'abbronzatura di Obama: c'è una teoria psicologica per cui fondamento del razzismo è l'invidia dei bianchi per un colore più gradevole''. Tralascio le battute dei più squallidi, tipo Gasparri, Cicchitto e i leghisti.
Malgrado costoro l'America ha deciso che per i prossimi quattro anni alla Casa Bianca ci sarà un signore chiamato Barack Hussein Obama, con moglie e figlie. Non sono abbronzati, come vorrebbero Calderoli e Berlù. Sono proprio neri.

Statisti de noantri

Ecco il testo integrale del lancio d'agenzia della Reuters delle 17:20 di oggi. Come colonna sonora suggerisco El negro zumbon nela versione del 1951 di Silvana Mangano (video).

MOSCA (Reuters) - Il neo eletto presidente degli Stati Uniti è giovane, bello ed abbronzato ed il presidente della Federazione Russa Dmitry Medvedev non dovrebbe avere problemi ad avere rapporti con lui.

Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa al termine del bilaterale Russia-Italia di oggi al Cremlino, aggiungendo poi che "abbronzato" l'ha detto come "grande complimento".

"Cercherò di aiutare i rapporti fra Russia e Usa dove sono arrivate alla guida delle giovani generazioni e non vedo difficoltà per Medvedev ad instaurare buoni rapporti con Obama che è anche bello, giovane e abbronzato", ha detto Berlusconi.

Sollecitato poi dai cronisti al termine della conferenza stampa sul termine "abbronzato" da lui utilizzato, ha commentato: "E' una carineria assoluta, è un grande complimento".

Una volta tornato in albergo, Berlusconi è stato informato delle numerose polemiche che la sua battuta stava causando in Italia e di come fosse rimbalzata sulle agenzie internazionali, ed ha nuovamente commentato con i cronisti: "Veramente c'è qualcuno che pensa che non sia stata una carineria? Se scendono in campo gli imbecilli siamo fregati. Dio ci salvi dagli imbecilli".

Nel corso della conferenza stampa Berlusconi aveva anche detto: "Abbiamo commentato con Medvedev che l'elezione di Obama è stata accolta dalla opinione pubblica mondiale come l'arrivo di un messia".

martedì 4 novembre 2008

Chicago, stamattina alle 7:36

Sotto il ponte di Barack

Mentre i seggi si stanno per aprire anche sulla costa Ovest degli Stati Uniti, sotto il ponte di Barack c'è il destrissimo Edward Luttwak che, ammettendo con malcelata irritazione la probabile vittoria di Obama, dichiara in un articolo scritto per il Quotidiano Nazionale che "Dopo il primo mandato di Obama è probabile che seguano sedici anni di amministrazione repubblicana."
Insuperabile.

Yma Sumac, 1922 - 2008

Zoila Augusta Emperatriz Chavarri del Castillo, in arte Yma Sumac, è morta sabato scorso a Los Angeles per un tumore al colon.
Soprannominata "Usignolo delle Ande" la Sumac era nata a Cajamarca, in Perù ed ebbe il suo periodo di maggiore gloria negli anni '50, quando un contratto con la americana Capitol e il momento magico del genere "esotico" la portarono a vendere milioni di dischi e apparire in musical e film di successo come Il segreto degli Inca (1954), dove recitava accanto a Charlton Heston.
Yma Sumac, che si proclamava discendente dell'imperatore Inca Atahualpa, aveva una voce mai ascoltata prima, con una estensione accertata di quattro ottave e mezzo, alcuni dicono addirittura cinque. Secondo i critici nella canzone Chuncho (video) la Sumac emette la nota più alta mai cantata da un essere umano.
Solitaria e reclusiva, continuava a farsi truccare ogni giorno dal suo assistente Damon Devine con il pesante make up che utilizzava in scena negli anni '50. Proprio Devine ha annunciato ieri la sua scomparsa. Foto, curiosità e discografia in questo sito.

lunedì 3 novembre 2008

Il giorno prima

Oggi, ultimo giorno della campagna elettorale per la presidenza americana, Barack Obama ha tre comizi. Nell'ordine Jacksonville in Florida, Charlotte in North Carolina e Manassas in Virginia. Stanotte tardi, quando da noi sarà l'alba, volerà a casa a Chicago. Sua moglie Michelle invece parlerà a Littleton in Colorado e a Las Vegas in Nevada.
Ecco qui sotto la tabella con il riepilogo degli ultimi sondaggi nazionali. Tutti i numeri, i grafici e le simulazioni delle elezioni USA sono su FiveThirtyEight.com.

domenica 2 novembre 2008

Nostro malgrado

Ieri ho comprato l'Economist in una edicola di Campo Santo Stefano a Venezia. La copertina dice chiaramente che "è arrivato il momento" o, più prosaicamente, che è ora scossa.
Ho sempre pensato che gli Stati Uniti siano un paese straordinario, nel bene e nel male. Un paese che nel giro di dieci mesi, contro ogni previsione e malgrado pressioni violentissime, riesce a metabolizzare che un nero under 50 possa essere il prossimo presidente.
Berlù, che al di là di tinture, trapianti e plastiche è di un solo mese più giovane di McCain, ha fatto tempo fa il suo endorsement per il candidato repubblicano, oltre che ostentare affettuosi abbracci con George W, Bush, il presidente più mediocre che gli Stati Uniti abbiano mai avuto a mia memoria.
L'Economist, come pochi giorni fa il Financial Times, ha pubblicato il suo editoriale di sostegno ad Obama. Sono due testate vocate al liberismo capitalista, refrattarie alle ideologie e agli schieramenti.
Come ricorda il Washington Post nelle ultime sei settimane negli USA sono stati pubblicati 159 sondaggi, e nessuno vede in testa l'anziano John McCain.
Barack Obama è ad un passo da cambiare la nostra percezione del mondo occidentale.