Al Gore si è rivolto a Barack Obama con una lettera aperta pubblicata sul New York Times.
Nell'articolo, che si intitola The Climate for Change, Gore ripete i punti chiave dei suoi interventi più recenti, dalla proposta di rendere l'America carbon neutral in dieci anni al discorso fatto la scorsa settimana al Web 2.0 Summit di San Francisco, dove Gore aveva evocato una nuova rete sociale globale, un movimento on-line per salvare il pianeta.
Sul New York Times Gore illustra i cinque punti con cui realizzare l'obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio degli USA entro il 2018:
1. Investimenti molto consistentii per la creazione di centrali solari, eoliche e geotermiche nelle grandi pianure rurali americane.
2. Spendere 400 miliardi di dollari in dieci anni per una "rete intelligente" in grado di distribuire questa energia attraverso il paese. Secondo Al Gore questa cifra, pure enorme, è molto meno dei 120 miliardi di dollari che si stima l'America perda ogni anno per l'inefficienza di una rete di distribuzione elettrica irrazionale e obsoleta.
3. Sostenere l'industria automobilistica (sia i grandi costruttori che le nuove aziende emergenti) nel convertire la produzione verso vetture ibride plug-in che possano essere allacciate alla "rete intelligente" e utilizzare per la ricarica l'energia disponibile e inutilizzata nelle ore notturne.
4. Una campagna nazionale per migliorare l'isolamento termico (40% delle emissioni americane di CO2 derivano dagli edifici) anche attraverso una legge da sottoporre al Congresso che sostenga chi accende mutui immobiliari per importi superiori ai beni offerti in garanzia.
5. Applicare un costo alle emissioni nocive e guidare il processo di redazione di un nuovo accordo globale che sia più efficace del Protocollo di Kyoto.
Al Gore sembra la Gabbanelli quando scrive: "Ecco la buona notizia: i passi fondamentali da compiere per risolvere la crisi del clima coincidono con quelli da compiere per risolvere la crisi economica e la crisi enegetica." Cita economisti di livello (Feldstein e Summers) che sostengono come il modo migliore per uscire dalla crisi economica sia quello di concentrare gli investimenti su una rete infrastrutturale job intensive, in grado di creare una quantità di nuovi posti di lavoro. Obama aveva fissato l'obiettivo in cinque milioni di assunzioni, per forza di cose "non delocalizzabili".
"Naturalmente il modo migliore - anzi il solo modo - di garantire un accordo globale che salvaguardi il nostro futuro è quello di ricollocare gli Stati Uniti nel ruolo della nazione dotata dell'autorità politica e morale per guidare il mondo verso una soluzione" conclude Gore.
Sono ragionamenti concreti, ottimistici, invidiabili. Ma noi abbiamo Scajola, Brunetta, Tremonti e Marcegaglia, che parlano a vanvera di energia nucleare e dovrebbero invece riflettere sulle ridicole quote di nuova occupazione che potrebbero creare queste famose centrali, se mai riusciranno a costruirle. L'Italia, purtroppo, non fa del suo meglio. E resterà fatalmente indietro.
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