Le Province con un numero di abitanti inferiori a 220.000, che non confinano con Stati esteri e che non sono nelle regioni a Statuto speciale, saranno soppresse. Questo dice il testo della manovra finanziaria approvato dal Consiglio dei Ministri.
La soglia desta curiosità: perché proprio 220.000 abitanti? Scorrendo la lista pubblicata da La Stampa si scopre che appena sopra e quindi in salvo ci sono Asti (220.156) e Imperia, il regno di Scajola (220.712).
Le province interessate sarebbero addirittura ventidue ma applicando il correttivo delle regioni a statuto speciale vengono graziate le ben sei province sarde presenti ed Enna. Lo status di provincia di confine (?) salva invece Verbania e Sondrio (casualmente residenza del capoclasse Tremonti), oltre a Gorizia che godeva di ambedue le motivazioni ad excludendum. Aosta, capoluogo di regione autonoma monoprovinciale, non è parte in causa.
Restano dieci tapine e sfigatissime province: Ascoli Piceno, Matera, Massa Carrara, Biella, Vercelli, Fermo, Crotone, Vibo Valentia, Rieti e Isernia. Di queste cinque sono di recente costituzione. Paradossale il caso di Ascoli e Fermo, unite fino a due anni fa e oggi in teoria candidate a sparire ambedue.
Sono arrivate già le prime levate di scudi, come quella del presidente della provincia di Rieti Melilli. In aula i parlamentari eletti nei collegi delle province condannate a morte si faranno sentire. Come finirà questa storia? Io un'idea ce l'ho...
aggiornamento delle 16:00
Da un commento di Luca Saini sul blog di Pippo Civati copio una considerazione interessante.
"In alcune regioni, dove esistono solo due province, quali l'Umbria, la Basilicata ed il Molise succede che una provincia è dentro e l'altra è fuori dal criterio. Se si accorpano si ha il caso della Valle d'Aosta. Qui infatti non esiste giunta provinciale. Quindi dovrebbero di fatto sparire oltre a Terni, Matera ed Isernia anche quelle di Campobasso, Perugia e Potenza. Salvo fare provincie che territorialmente coincidano con le regioni."
In realtà Terni non è sotto i 220.000, ma per Molise e Basilicata il ragionamento fila.
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