Whole Foods, la più grande catena mondiale di prodotti bio, ha annunciato di voler cessare l'uso dei sacchetti di plastica nei suoi 270 negozi in USA, Canada e UK. Al posto della plastica saranno disponibili sacchetti in carta riciclata al 100%. Ma alcuni analisti americani giudicano sbagliata la scelta, visto che la produzione dei sacchetti di carta riciclata richiede almeno il 70% di energia in più rispetto a quelli di plastica. Inoltre i sacchetti di plastica sono molto più leggeri e occupano pochissimo spazio, riducendo costi di spedizione e stoccaggio.
Il problema dei sacchetti di plastica è la diffusione (il sito reusablebags ha nella homepage un contatore che ne misura la produzione, nel 2008 siamo già a 90 miliardi). Ma anche la maleducazione di chi li lascia in giro, basta guardare le rive dei fiumi dopo una piena. Quindi cosa bisogna scegliere? Il dibattito è aperto e il seminale ecosito Treehugger conclude che la cosa migliore è portarsi le borse da casa.
L'Irlanda ha introdotto nel 2007 una tassa sulle buste, riducendone il consumo del 90%. In Gran Bretagna Gordon Brown ha dichiarato pochi giorni fa di voler fare lo stesso. I sacchetti di plastica sono vietati in Australia, Bangladesh (ostruivano i fiumi) e persino la Cina, che ne consuma quantità mostruose, li proibirà a partire dal 1 giugno 2008.
In Italia un emendamento alla Finanziaria 2007, approvato in aula, prevede dal 2010 la produzione solo con materiali biodegradabili. Ma il provvedimento ha solo valore di indirizzo e comunque non risolve i dubbi sui costi energetici dei sacchetti bio.
Converrebbe seguire l'esempio degli Irlandesi e introdurre una tassazione robusta, che spingerebbe tutti a portarsi la sporta o il cesto da casa.
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