lunedì 14 luglio 2008

Siria, Israele e O sole mio

Evidentemente ho una vocazione nazionalpopolare, dato che il titolo del mio post di ieri l'ho rivisto oggi su La Repubblica e il TG1.
Erano tutti seduti attorno a un grande tavolo ovale sotto il tetto vetrato del Grand Palais, con i condizionatori a manetta. "Siamo uniti da un destino comune" ha detto il presidente egiziano Mubarak (nella foto con Sarkozy).
La sostanza del vertice di Parigi è stata offuscata dalle questioni mediorentiali, in particolare dallo "sdoganamento" francese della Siria (Assad e graziosa consorte presenti anche domani alla parata per la presa della Bastiglia) e dalla presenza contemporanea dell'israeliano Olmert e del palestinese Abu Mazen. Sotto questo aspetto Sarkozy ha incassato un grande successo personale, visto che mai nella storia Israeliani e Siriani si erano seduto allo stesso tavolo (il cerimoniale francese era stato organizzato per evitare che i due si incrociassero, non parliamo di strette di mano o convenevoli). Al momento dell'intervento di Olmert il presidente siriano Assad era casualmente uscito, anche se poi ha detto a TF2 che "non abbiamo altra scelta se non la pace".
Il progetto dell'Unione per il Mediterraneo è stato ufficialmente varato, i ministri degli esteri dei 43 paesi avranno un meeting all'anno mentre i capi di stato si incontreranno con cadenza biennale. La dichiarazione finale è più forte delle bozze circolate nei giorni scorsi. Si cita apertamente il negoziato tra Siria e Israele attivato con la mediazione turca, si sottolinea la necessità di non associare terrorismo e fede religiosa e si auspica un medio oriente senza armi atomiche.
E l'Italia? Per non smentirsi Berlù, arrivando all'Eliseo per la cena ufficiale, ha chiesto alla banda militare di suonare O sole mio.
Nei cinque minuti del suo intervento al Grand Palais il nostro presidente del consiglio ha proposto di formare un cartello di paesi consumatori che imponga ai produttori un prezzo massimo per il petrolio. Ipotesi bizzarra, visto che oggi non esistono alternative possibili e non è chiaro quale contromossa potrebbe essere fatta se i produttori se ne fregaresso. Poi, incurante del fatto che una delle priorità citate da Sarkozy fosse un piano di energia solare per il Mediterraneo, il nostro premier ha ripetuto la solita litanìa nucleare, invocando la costruzione di nuove centrali, che neppure la ipernucleare Francia aveva nominato. Berlusconi ha anche ricordato quando "da privato" sostenne Arafat e ha confermato il suo appoggio all'ingresso nell'Unione della Turchia ma anche di Israele.
"Molti colleghi hanno definito il mio intervento muscolare" si è autocommentato Berlù.

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