Qualche anno fa Forte Clò, che allora era assessore all'ambiente della provincia di Bologna, mi spiegò perché l'Italia non può fare a meno delle automobili e non ha interesse a promuovere la riduzione della mobilità privata.
Ogni auto nuova porta allo stato e agli enti locali risorse insostituibili. Il governo centrale incassa l'IVA, la tassa di circolazione (bollo, che mi piace di più) e tutte le imposte sui costi di esercizio, a cominciare dai carburanti. Le regioni fanno cassa con l'addizionale sul bollo, le provincie con quella sull'assicurazione. I comuni infine hanno l'entrata delle multe e dei permessi e delle tariffe di sosta.
Una porzione rilevante delle entrate statali e dei governi locali dipende dalle auto. Sostenere l'utilità di passare a modelli a basso consumo vorrebbe dire meno tasse dai carburanti e maggiore diffusione delle piccole cilindrate. Queste però pagano meno bollo, che è calcolato sulla potenza dei mezzi, qundi meno entrate per le regioni. L'aumento delle piccole cilindrate, unito a una maggiore sicurezza stradale e ad un comportamento più responsabile degli automobilisti porterebbe a meno incidenti, quindi a polizze assicurative più basse e meno entrate per le province. Il rispetto delle norme del codice della strada ridurrebbe le multe e quindi le entrate dei comuni.
Paradossalmente il sistema fiscale italiano si regge sulla diffusione di automobili sovradimensionate e che consumano troppo, condotte da guidatori distratti o indisciplinati.
La notizia di oggi è il crollo del mercato auto, con un meno 26% di immatricolazioni in agosto. Per un paese evoluto questo non sarebbe un dato negativo. Per il nostro sistema economico e fiscale invece è l'anticamera della crisi. Sarebbe opportuno cercare nuove formule per innovare la fiscalità nazionale, che dipende in maniera inaccettabile dalla nostra inefficienza nelle politiche di mobilità. Se l'Italia fosse capace di limitare la sua dipendenza dalle auto private, come sarebbe opportuno, il paese finirebbe sull'orlo del fallimento. Non mi sembra che il tema appassioni il ministro capoclasse Tremonti, né il resto del governo di centrodestra. Finché dura fa verdura. Dio, patria, famiglia e macchina.
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