Le reazioni alla posizione italiana sulle politiche europee sul clima sono state più rapide e imbarazzanti del previsto. Il nostro primo ministro, che nella foto ufficiale del vertice è quel piccoletto secondo da sinistra nella fila in alto, ha chiesto una revisione degli obiettivi già sottoscritti dall'Italia assieme agli altri 26 paesi membri. Berlù è arrivato a minacciare un veto italiano, trovando un alleato nell'impresentabile premier polacco Kaczynski (l'altro piccoletto proprio sotto di lui).
Oggi il commissario europeo all'ambiente, il greco Stavros Dimas, ha dichiarato di essere "allibito" (o "sbalordito", dipende dalle traduzioni di astonished) di fronte alle obiezioni italiane. La nostra ministra Prestigiacomo, improvvidamente consigliata, ha replicato piccata che "la Commissione dovrebbe leggere le carte".
Dimas aveva confermato le proiezioni economiche della Commissione Europea, secondo cui il pacchetto clima 20+20+20 costerà lo 0,5-0,6% del PIL, in pratica circa 150€ per ognuno di noi. Ma la Commissione ha anche analizzato i costi che deriverebbero da una inazione o da un ritardo nelle politiche contro il cambiamento climatico, con una stima che va dal 5 al 15% del PIL.
Il governo della destra sostiene che il costo per il nostro paese è di 18,2 miliardi di Euro, ovvero 1,14% del PIL. Ieri mattina ho sentito Gianfranco Bologna del WWF, che al GR1 delle otto definiva "di retroguardia" la posizione italiana. Gianfranco è tanto competente quanto moderato, e la sua affermazione è benevola. Stiamo perdendo l'ennesimo treno, che altri paesi europei governati dalla destra (Francia, Olanda, Svezia, la stessa Germania) non si stanno facendo sfuggire. Lo stesso Stavros Dimas non è un comunista ma fa parte del PPE, come Berlù.
Oggi Greenpeace ha replicato che l'efficienza energetica e l'incremento delle rinnovabili porterebbero almeno 120mila nuovi posti di lavoro (stime del Politecnico di Milano). Ma il nostro ministro dell'economia usa toni sarcastici contro i "mulini a vento" e Berlù annuncia interventi di sostegno all'industria dell'auto, senza condizioni. Sarebbe come investire sulla carta a carbone contro le fotocopie.
Per fortuna dall'imbarazzo ci ha tolto, almeno come posizione ufficiale della nazione, il Presidente Napolitano, che oggi ha dichiarato che "se teniamo il legame stretto e positivo che c'è tra difesa dell'ambiente e impegno per lo sviluppo economico troveremo le soluzioni compatibili". Il Presidente lo ha detto alla festa d'autunno di Castelporziano, a cui partecipava anche il ministro Prestigiacomo.
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