Il Commissario Europeo per gli Affari Sociali e le Pari Opportunità Vladimir Spidla ha proposto oggi un prolungamento dei tempi minimi di congedo per le lavoratrici in maternità, che una normativa del 1992 fissa oggi in 14 settimane.
In questo settore l'Italia è molto avanti, visto che la nostra legislazione prevede cinque mesi di congedo. Il record negativo è della Germania con il minimo di 14 settimane, segue il Belgio con 15, Francia, Olanda e Spagna 16. In Bulgaria le fresche mamme hanno addirittura 45 settimane, ma il record (un anno e mezzo) appartiene alla civilissima Svezia.
La proposta annunciata oggi da Spidla è di un minimo di 18 settimane, ma già molti paesi sono insorti, a cominciare dalla Germania. Le motivazioni di questo rifiuto, che proviene in massima parte dai partiti conservatori, sono quelle di un rischio per l'occupazone e i posti di lavoro, con particolare riguardo alle PMI. Ma c'è anche una malcelata irritazione verso l'UE che mette il becco in ambiti tradizionalmente gestiti dagli ordinamenti dei singoli stati membri. Occore ricordare che la proposta, per essere legge, deve avere il via libera della Commissione e degli stati membri.
Oggi in Europa il 91,7% dei padri con figli a carico lavora, contro il 65,5% delle madri. La proposta presentata da Spidla raccomanda anche di mantenere il salario delle lavoratrici in congedo per maternità al 100%, ma ammette una riduzione non superiore al livello dei congedi per malattia. Sono previsti congedì più lunghi nel caso di parti prematuri o di neonati con disabilità o necessità di ricovero ospedaliero.
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