sabato 9 maggio 2009

L'Europa di consolazione

Vecchi arnesi politici in rottamazione, consumati ex sindacalisti/sindaci primipari tardivi, giornalisti convertiti e non, leader che non metteranno mai piede a Bruxelles e qualche sparuta bella figliola che ha superato indenne la severa censura di Lady Veronica.
Tra i candidati italiani alle prossime elezioni europee ci sono naturalmente anche tantissime brave persone, ma le immagini peggiori si fissano alla retina e confermano i criteri perlomeno bizzarri con cui i partiti scelgono chi debba rappresentarci in Europa.
Ne è convinto anche Adriano Sofri che la scorsa settimana su il Foglio ha scritto un commento interessante sull'argomento (letto non sul giornale dell'Elefantino ma su Wittgenstein):
Si sente dire, in questi giorni, che un parlamentare europeo non può fare niente, e che l’efficacia è interamente in mano ai capi di partito e ai grandi funzionari, dunque l’elezione sarebbe una pensione di lusso o una sinecura burocratica. E’ del tutto falso. Nessuna carica istituzionale dà altrettanta capacità di influenza personale, a chi voglia e sappia usarla. A chi conosca il mondo o abbia voglia di imparare a conoscerlo, e di impararne le lingue, e di affrontarne i problemi. Anche da sola o da solo, con l’autorevolezza che gli viene dalla carica, con le risorse materiali e le collaborazioni umane che gli vengono dalla macchina dell’Unione, un parlamentare europeo può fare moltissimo. Non mi fermerò ancora sull’esempio memorabile di Alexander Langer. Voglio dire, quanto all’oggi, che la conferma di questa eccezionale opportunità la danno da sempre i parlamentari europei radicali. La loro presentazione solitaria a queste elezioni garantisce pressoché certamente della loro esclusione, per la prima volta, dal Parlamento europeo. E’ una delle iperboliche porcherie di questa tornata elettorale, europea e amministrativa, nell’insieme del centrosinistra e in tutti i suoi pezzi, che non era mai arrivato a un così demenziale autolesionismo. L’esperienza dell’ultimo governo Prodi sembrava aver segnato un traguardo senza ritorno nel delirio frazionista e parassitario di questo campo. Non bastava, evidentemente. Si beva pure fino alla feccia: ma non si proclami che tanto a Bruxelles si va a timbrare un cartellino. Si va a misurarsi col mondo, chi ne è capace. Chi ne è capace, sarà metodicamente escluso dalla possibilità di farlo, perché non abbia limiti la selezione alla rovescia che domina la vita pubblica contemporanea.

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