Per fortuna Eugenio Scalfari non è il regista della sinistra italiana, come sostiene il presidente del consiglio. Così la proposta di Scalfari di modificare in corsa le regole delle primarie del PD non passa, ma solo perché si oppone Ignazio Marino.
Bersani e Franceschini, con alcune sfumature, avevano detto di sì a quello che qualcuno ha già chiamato il Lodo Scalfari.
Naturalmente ognuno dei tre candidati fa i suoi interessi. Bersani e Franceschini, sostenendo che il più votato vince anche senza maggioranza, intendono depotenziare la candidatura di Marino, per ora molto distanziato dagli altri due concorrenti nei voti dei circoli. Bersani e Franceschini invitano in questo modo alla scelta del famigerato "voto utile", perché per vincere non servirebbe più un plebiscito ma basterebbe una scheda in più.
Ignazio Marino da parte sua è partito da una posizione fortemente svantaggiata, ha superato l'esame più difficile, quello dei circoli, e adesso ha tutto il diritto di verificare il consenso che può ricevere nelle primarie aperte agli elettori, che rappresentano il passaggio essenziale della democrazia del PD.
Gli sponsor di Franceschini e Bersani naturalmente si fanno sentire. Sono molti, ben collocati e autorevoli. Come Piero Fassino che dichiara ''La disponibilità di Franceschini e Bersani ad accettare questa proposta è un atto di responsabilità a cui mi auguro voglia associarsi anche Ignazio Marino, non ostacolando così una scelta che raccoglie quella forte domanda di unità e serenità che viene dalla nostra gente''.
L'unità e la serenità non sono state al centro dei pensieri di Bersani e Franceschini nella stagione del voto dei circoli. Ambedue hanno rifiutato un confronto con Marino, forti del loro radicamento tra gli iscritti e del fatto che non conveniva dare un palcoscenico alla pari al terzo incomodo. La grande stampa e le TV nei mesi scorsi hanno concesso a Marino spazi risibili, cercando di ridurre le primarie a un duello Franceschini-Bersani e considerando Ignazio Marino l'Adinolfi di turno, con tutto il rispetto.
Adesso che Marino ha superato l'esame dei circoli ed è un candidato a pieno titolo la sua visibilità è aumentata in modo esponenziale, come i consensi alla sua mozione.
Cambiare in corsa le regole del gioco non è solo profondamente scorretto, è anche un modo discutibile di cercare di ridimensionare Marino e tornare alla logica della resa dei conti tra i due candidati di apparato. Inoltre non è chiaro dove Franceschini, Bersani e tutti i grandi nomi del PD che oggi invocano "unità e serenità" fossero quando lo statuto e il regolamento del partito sono stati approvati.
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