
Secondo l'agenzia la Danimarca vorrebbe che il meeting di Copenhagen si concludesse con un accordo politicamente vincolante (politically biding) visto che il vincolo legale è ormai escluso dalle tortuose procedure negoziali delle Nazioni Unite.
Dall'India, fonte iniziale della notizia, arriva il diniego a stabilire un tetto globale alle emissioni al 2025, come sarebbe indicato nella bozza danese. Nel frattempo Connie Hedegaard, futuro commissario europeo al cambiamento climatico e attuale ministro di Danimarca con delega alla COP-15, nega che esista e sia stata fatta circolare una bozza di trattato. "Stiamo discutendo e valutando varie opzioni" ha dichiarato "e i negoziati cominceranno solo la prossima settimana.
Nel frattempo India, Brasile, Sud Africa e China si sono visti a Pechino per scrivere un testo (questo esistente e confermato) di accordo da presentare come G-77 e China, il gruppo dei paesi in via di sviluppo che attualmente è presieduto dal Sudan, presente all'incontro.
E mentre il Dalai Lama a Sidney parla di clima e di docce il premier australiano Kevin Rudd è oggi a Washington per incontrare Obama, con Copenhagen al primo punto dell'agenda. L'Australia discuterà tra pochi gioni al Senato un piano nazionale sul clima e le previsioni sono contrastanti. Un voto negativo potrebbe portare ad elezioni anticipate in primavera, le prime elezioni causate dai cambiamenti climatici.
In Italia la notizia lanciata da Reuters è rimbalzata rapidamente sulle pagine di Repubblica grazie ad Antonio Cianciullo. Ne ha parlato anche Il Sole24Ore e poi i vari blog tematici.
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