Nella plenaria di Copenhagen sta parlando il primo ministro inglese che ha appena chiesto un accordo "legalmente vincolante" entro sei mesi. Una posizione molto più radicale e ottimista di quella del suo ministro Ed Miliband, che ieri sera aveva detto che il summit rischiava di trasformarsi in "una farsa". Brown ha concluso dicendo che "non possiamo permettere che la politica dei piccoli interessi privati prevalga su una strategia per salvare l'umanità".
Gli umori e le previsioni sono altalenanti e ogni soluzione sembra ancora possibile, anche se è certo che le trattative sono in ritardo "almeno di diciotto ore" come commenta un navigato negoziatore.
Quando arrivano i capi di stato il testo finale dovrebbe essere pronto o quasi, mentre ancora siamo in alto mare. Il primo ministro australiano Kevin Rudd, che ha parlato prima di Brown, ha ricordato che nel testo ci sono ancora 102 frasi racchiuse tra parentesi quadre, il che significa che su quelle non c'è ancora accordo. Di certo non si chiuderà domani sera e i negoziati proseguiranno anche sabato.
L'ultima notizia che circola qui a Bella Center è che la presidenza danese ha ritirato il testo che aveva proposto e che i gruppi di negoziatori riprenderanno i lavori alle 11:30. Un bel casino.
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