Le letture sull'esito del summit di Copenhagen sono molteplici, ma su un punto convergono quasi tutte: il vero sconfitto della COP-15 è l'Europa.
Arrivata a Copenhagen con l'ambizione di svolgere un ruolo da protagonista, l'Europa a 27 si è ritrovata ai margini della cruciale fase di negoziati che si è svolta tra venerdì e sabato.
Obama, nelle sue dodici ore a Copenhagen, ha rivolto le sue attenzioni essenzialmente ai paesi emergenti, cominciando dalla Cina ma senza trascurare India, Brasile, Sud Africa e altri.
Forse l'America giudicava l'Europa già schierata e disponibile ed ha preferito corteggiare gli altri. Del resto la ritrovata leadership americana non ha degnato di maggiore considerazione le altre nazioni del G8, Giappone, Canada e Russia.
Gli interventi in plenaria di Merkel, Sarkozy e Brown sono stati motivati e convincenti, ma l'Europa non è riuscita a guadagnare un posto da leader. Sotto un profilo politico l'Europa esce da Copenhagen più compatta ma nettamente ridimensionata.
Nessun commento:
Posta un commento