Le elezioni
amministrative 2011 hanno consegnato tutte le capitali del nord al
centrosinistra, se le piccole regioni autonome non si offendono. Torino,
Milano, Venezia, Trieste, Genova e Bologna dal 30 maggio sono governate
da coalizioni di centrosinistra e da sindaci del PD, a parte Milano.
Non succedeva dal 1993, quando la Lega conquistò Milano con Formentini.
Alla destra oggi restano altre città importanti come Brescia, Verona, Parma, Varese e molti altri capoluoghi minori. Ma il centrosinistra ha Novara, La Spezia, Padova, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, ecc.
Il trionfo di Pisapia a Milano avrà riflessi anche per la Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. L'ANCI ha espresso per lungo tempo una presidenza di centrosinistra, che rifletteva la situazione nazionale dei municipi, governati in maggioranza da coalizioni riconducibili a questa parte politica.
La vittoria della destra a Roma aveva scompaginato, con la possibilità che dopo Chiamparino il prossimo presidente potesse essere di centrodestra.
Attualmente per la verità lo è. Da quando Chiamparino non è più sindaco di Torino il presidente ANCI facente funzioni è Osvaldo Napoli, sindaco di Valgioie, paese di 952 residenti in provincia di Torino ma soprattutto parlamentare del PdL. Il risultato di Milano rimette tutto in discussione e sarebbe un segnale molto importante che nella assemblea ANCI del prossimo ottobre a Brindisi la guida nazionale delle città restasse al centrosinistra.
Oltre le geopolitiche ANCI avere le redini di tutte le capitali del nord è una grande sfida per il centrosinistra. Particolarmente in una fase di stagnazione economica, aggravata dal distacco del governo Berlusconi che ha scaricato sugli enti locali le zavorre delle promesse elettorali, a partire dall'abolizione dell'ICI e dalla riduzione dei trasferimenti di fondi ai comuni.
Sarebbe importante creare una rete, una vera sinergia tra le città. La destra non ha mai compreso il valore del networking, del fare gruppo partendo dal basso. Fassino, Vincenzi, Pisapia, Orsoni, Cosolini e Merola dovrebbero insediare un laboratorio permanente in cui le città progettano e preparano il futuro di tutta l'Italia, partendo dall'area più produttiva del paese. Elaborando una piattaforma comune che parta dall'ascolto, dalla partecipazione, dall'inclusione, dalla sostenibilità, dall'innovazione e dalla gestione attenta delle risorse.
Perché si sa, le leggi si fanno a Roma ma i problemi si risolvono in municipio. E quando le città funzionano funziona anche il paese. Dobbiamo progettare l'Italia 2.0.
Alla destra oggi restano altre città importanti come Brescia, Verona, Parma, Varese e molti altri capoluoghi minori. Ma il centrosinistra ha Novara, La Spezia, Padova, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, ecc.
Il trionfo di Pisapia a Milano avrà riflessi anche per la Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. L'ANCI ha espresso per lungo tempo una presidenza di centrosinistra, che rifletteva la situazione nazionale dei municipi, governati in maggioranza da coalizioni riconducibili a questa parte politica.
La vittoria della destra a Roma aveva scompaginato, con la possibilità che dopo Chiamparino il prossimo presidente potesse essere di centrodestra.
Attualmente per la verità lo è. Da quando Chiamparino non è più sindaco di Torino il presidente ANCI facente funzioni è Osvaldo Napoli, sindaco di Valgioie, paese di 952 residenti in provincia di Torino ma soprattutto parlamentare del PdL. Il risultato di Milano rimette tutto in discussione e sarebbe un segnale molto importante che nella assemblea ANCI del prossimo ottobre a Brindisi la guida nazionale delle città restasse al centrosinistra.
Oltre le geopolitiche ANCI avere le redini di tutte le capitali del nord è una grande sfida per il centrosinistra. Particolarmente in una fase di stagnazione economica, aggravata dal distacco del governo Berlusconi che ha scaricato sugli enti locali le zavorre delle promesse elettorali, a partire dall'abolizione dell'ICI e dalla riduzione dei trasferimenti di fondi ai comuni.
Sarebbe importante creare una rete, una vera sinergia tra le città. La destra non ha mai compreso il valore del networking, del fare gruppo partendo dal basso. Fassino, Vincenzi, Pisapia, Orsoni, Cosolini e Merola dovrebbero insediare un laboratorio permanente in cui le città progettano e preparano il futuro di tutta l'Italia, partendo dall'area più produttiva del paese. Elaborando una piattaforma comune che parta dall'ascolto, dalla partecipazione, dall'inclusione, dalla sostenibilità, dall'innovazione e dalla gestione attenta delle risorse.
Perché si sa, le leggi si fanno a Roma ma i problemi si risolvono in municipio. E quando le città funzionano funziona anche il paese. Dobbiamo progettare l'Italia 2.0.
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