domenica 19 giugno 2011

Un sabato sera a Bologna

Festa della FIOM a Bologna. Venerdì serata mediatica con San Toro, Benigni e Dandini, sabato dibattito politico finale in piazza XX settembre. E io ci sono. Sul palco Vendola, Di Pietro e Bindi al posto dell'annunciato Bersani, che è a Genova ma forse non ha voglia di parlare di Lega con Nichi. Poi Massimo Rossi per la federazione della sinistra e Landini per la FIOM. Conduce Lucia Annunziata, zero verve.
Di Pietro in giacca blu e pantaloni grigi, ministeriale. Bindi in tailleur pantaloni color astice bollito, Vendola con una polo lilla, troppo sbiadita per essere viola come vorrebbe qualcuno. Annunziata e Landini in polo blu FIOM di ordinanza. Ieri San Toro era in tuta da operaio.
Ascolto e cerco di percepire gli umori del pubblico, che è molto variegato. Anziani militanti, ragazze in tiro con le zeppe da 12, immigrati, famiglie con bambini, molto servizio d'ordine in maglietta rigorosamente rossa. Del resto è sabato sera, siamo in fondo a via Indipendenza e a cinquanta metri c'è il ristorante della festa, pieno di gente che mangia e segue il dibattito sugli schermi. Lo stand FIOM offre T-shirt e canotte (8€), spille (2€), orologi (35€), tazze, sciarpe e altri gadget. C'è anche un poveraccio che gira tra la gente cercando di vendere "Il Bolscevico", la fanzine dei marxisti-leninisti che non vedevo dal secolo scorso.
Vendola è sempre il più appassionato e quello che alza di più la voce, cercando l'applauso. Ogni tanto lo trova, ma lo zoccolo duro FIOM sembra preferire il mio amico Rossi, più organico e posato. La Bindi rivendica il suo passato "da esponente della sinistra cattolica di La Pira" e si mette a parlare pure di Macerata. Macerata mi perseguita. Bindi dice che bisogna allearsi "con chi ci sta". Vendola ribatte che la sua coalizione in Puglia era la più larga di sempre ma "occorre tenere la barra a sinistra".
Di Pietro populista ma non troppo, con la nuova patina moderata da post referendum. Rivendica la raccolta di firme, a ragione. Però non si appropria del risultato. Dice di volere le primarie di coalizione. Lo applaudono in molti. Osservo con attenzione, non è una claque. Poi Tonino si lancia in un interessante disquisizione sul terzo polo che -dice lui - in quanto tale non può allearsi con nessuno. "Sennò che terzo polo è? Se è terzo sta da solo e becca di qua e di là quello che gli conviene". Bindi sorride. Adesso che guardo meglio ha un vestito più arancione che aragosta. Sembra il colore del look acqua e cerone di Berlù.
Vendola buttà li alcune delle sue abituali frasi fatte tipo "serve un nuovo paradigma" e conclude dicendo che "il primo degli alleati è il popolo dei referendum, questo popolo che esprime una domanda, talvolta ansiosa, di cambiamento". Ansiosa? Boh. Poi se ne va perche deve partire per New York "per promuovere la cucina pugliese in America". Orecchiette a Manhattan.
Bindi replica e mette a segno un paio di stoccate, gli applausi arrivano. Anche quando conferma che le primarie si devono fare e che la migliore legge elettorale è il doppio turno. Di Pietro rivendica di avere portato due giorni fa in parlamento la proposta di abolizione delle provincie, che però ha votato solo l'IdV. Visto che Vendola è andato a portare i taralli a Las Vegas se la prende con il povero Rossi e chiede "Quante sinistre siete? Vi dividete di continuo" e qui la platea rumoreggia. Poi si lancia in un imprevisto "Anche io mi sento di sinistra". I dubbi mi assalgono e me ne vado. Mentre mi allontano sento Landini che con piglio da sindacalista navigato scandisce di non volere l'alleanza al centro, tra gli applausi. Applaudirebbe anche Bonanni, se fosse qui.

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