Ieri a Durban la Cina e gli Stati Uniti hanno convocato le loro prime conferenze stampa, dalle quali è scaturito nulla o quasi di positivo. Chi aveva salutato con entusiasmo le aperture cinesi verso la proposta europea di un nuovo trattato globale è stato smentito. Il caponegoziatore cinese Xie Zhenhua a confermato che la Cina è disponibile ad un nuovo accordo post 2020, ma a condizione che prima tutti gli impegni previsti nel protocollo di Kyoto siano stati completati. Tra le altre precondizioni poste dalla Cina anche una estensione immediata del protocollo di Kyoto per tutti i paesi industrializzati. "La Cina ha ancora almeno 128 milioni di abitanti che vivono con meno di un dollaro al giorno. La lotta contro la povertà resta il nostro obiettivo prioritario" ha detto il portavoce cinese, significando senza esplicitarlo che la Cina è ancora a pieno titolo un paese in via di sviluppo. Zhenhua ha anche ricordato che a Copenhagen 2009 la Cina aveva preso l'impegno di ridurre le proprie emissioni del 40-45% entro il 2020. "Per noi sono impegni vincolanti a livello nazionale, abbiamo improntanto un quadro legislativo per rispettarli. Le altre nazioni dovrebbero fare altrettanto, ognuna secondo le proprie capacità". Il messaggio all'America è chiaro.
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