Cerchiamo di ricapitolare i punti principali dell'accordo siglato la scorsa notte alla COP17 di Durban.
1. Il Protocollo di Kyoto, che termina il 31 dicembre 2012, sarà esteso per un periodo di 5 anni fino al 31 dicembre 2017. Naturalmente per chi vorrà aderire. Per ora hanno confermato solo Unione Europea, Svizzera, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda.
2. La risoluzione finale di Durban prevede l'avvio di negoziati per raggiungere un nuovo accordo globale sul clima da siglare entro il 2015 e mettere in pratica entro il 2020. Il percorso, battezzato Durban Platform for Enhanced Action, sarà promosso da un gruppo di lavoro che dovrà "sviluppare un nuovo protocollo, un altro strumento legale o un esito concordato dal valore legale che dovrà essere applicato da tutti i componenti la convenzione", ovvero i 195 paesi presenti a Durban. Questa e la frase cruciale, frutto della lunga mediazione che ha impedito ai più recalcitranti di sfilarsi.
3. Nei testi approvati è scritto che il processo verso il nuovo accordo dovrà "elevare il livello di ambizione" per la riduzione dei gas serra. Ovvero gli obiettivi dovranno essere più elevati.
4. Si richiama anche "maggiore trasparenza" (tema molto caro al Sud Africa) tra nazioni sviluppate e paesi in via di sviluppo.
5. Viene confermato il Green Climate Fund, il finanziamento destinato all'adattamento ai cambiamenti climatici per i paesi più poveri deciso lo scorso anno a Cancun: 100 miliardi di dollari l'anno a regime dal 2020. Ma, come l'anno scorso, non è chiaro chi debba versare il denaro. Sarà istituito un comitato di sorveglianza composto da 20 membri, equamente divisi tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.
6. Si sottolinea la necessità di nuovi meccanismi di mercato per l'estensione del protocollo di Kyoto, ma si rimanda l'individuazione delle scelte in merito al prossimo anno.
7. Si è deciso anche nel merito (e qui entriamo nell'ambito tecnico) dello stoccaggio sotterraneo del CO2. Chi applicherà questa tecnologia dovrà versare il 5% dei crediti acquisiti in un fondo. Le somme saranno sbloccate solo dopo venti anni quando sarà stata verificata l'assenza di perdite dai depositi. I programmi di cattura e stoccaggio del CO2 dovranno essere verificati ogni cinque anni.
8. I programmi di rimboschimento e riduzione della deforestazione potranno essere portati avanti anche da soggetti privati. Qui le somme in ballo sono ingenti, si parla di miliardi. I dettagli dovrebbero essere definiti anche in questo caso nel corso del prossimo anno.
9. Sarà istituito anche un comitato per l'adattamento ai cambiamenti climatici, composto da 16 membri. Il compito del comitato sarà di coordinare le iniziative di adattamento a scala globale.
10. Il Technology Mechanism, per garantire l'accesso alle tecnologie per i paesi più poveri, sarà gestito da un centro, la cui sede verrà individuata con un bando che verrà emanato il 16 gennaio 2012.
Chi vuole perdersi tra le carte ufficiali può trovare tutti i documenti approvati qui.
1. Il Protocollo di Kyoto, che termina il 31 dicembre 2012, sarà esteso per un periodo di 5 anni fino al 31 dicembre 2017. Naturalmente per chi vorrà aderire. Per ora hanno confermato solo Unione Europea, Svizzera, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda.
2. La risoluzione finale di Durban prevede l'avvio di negoziati per raggiungere un nuovo accordo globale sul clima da siglare entro il 2015 e mettere in pratica entro il 2020. Il percorso, battezzato Durban Platform for Enhanced Action, sarà promosso da un gruppo di lavoro che dovrà "sviluppare un nuovo protocollo, un altro strumento legale o un esito concordato dal valore legale che dovrà essere applicato da tutti i componenti la convenzione", ovvero i 195 paesi presenti a Durban. Questa e la frase cruciale, frutto della lunga mediazione che ha impedito ai più recalcitranti di sfilarsi.
3. Nei testi approvati è scritto che il processo verso il nuovo accordo dovrà "elevare il livello di ambizione" per la riduzione dei gas serra. Ovvero gli obiettivi dovranno essere più elevati.
4. Si richiama anche "maggiore trasparenza" (tema molto caro al Sud Africa) tra nazioni sviluppate e paesi in via di sviluppo.
5. Viene confermato il Green Climate Fund, il finanziamento destinato all'adattamento ai cambiamenti climatici per i paesi più poveri deciso lo scorso anno a Cancun: 100 miliardi di dollari l'anno a regime dal 2020. Ma, come l'anno scorso, non è chiaro chi debba versare il denaro. Sarà istituito un comitato di sorveglianza composto da 20 membri, equamente divisi tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.
6. Si sottolinea la necessità di nuovi meccanismi di mercato per l'estensione del protocollo di Kyoto, ma si rimanda l'individuazione delle scelte in merito al prossimo anno.
7. Si è deciso anche nel merito (e qui entriamo nell'ambito tecnico) dello stoccaggio sotterraneo del CO2. Chi applicherà questa tecnologia dovrà versare il 5% dei crediti acquisiti in un fondo. Le somme saranno sbloccate solo dopo venti anni quando sarà stata verificata l'assenza di perdite dai depositi. I programmi di cattura e stoccaggio del CO2 dovranno essere verificati ogni cinque anni.
8. I programmi di rimboschimento e riduzione della deforestazione potranno essere portati avanti anche da soggetti privati. Qui le somme in ballo sono ingenti, si parla di miliardi. I dettagli dovrebbero essere definiti anche in questo caso nel corso del prossimo anno.
9. Sarà istituito anche un comitato per l'adattamento ai cambiamenti climatici, composto da 16 membri. Il compito del comitato sarà di coordinare le iniziative di adattamento a scala globale.
10. Il Technology Mechanism, per garantire l'accesso alle tecnologie per i paesi più poveri, sarà gestito da un centro, la cui sede verrà individuata con un bando che verrà emanato il 16 gennaio 2012.
Chi vuole perdersi tra le carte ufficiali può trovare tutti i documenti approvati qui.
Nessun commento:
Posta un commento