Si intitola Resilient People, Resilient Planet, A Future Worth Choosing il report presentato ieri ad Addis Abeba, Etiopia, e redatto dalla Commissione sulla Sostenibilità Globale delle Nazioni Unite. L'High Level Panel on Global Sustainability è stato insediato da Ban Ki-moon il 9 agosto 2010 ed è composto da 22 personalità di rilievo, coordinate da Jacob Zuma (Sud Africa) e Tarja Halonen (Finlandia). La missione della commissione era quella di produrre un rapporto che rappresenti la via per uno sviluppo sostenibile e una prosperità globale, da sottoporre alle nazioni e agli stakeholders in vista del prossimo summit di Rio+20. Il documento dovrebbe in pratica aggiornare Our Common Future, il testo presentato nel 1987 dalla cosiddetta Commissione Bruntland che per la prima volta tentava la definizione di sviluppo sostenibile. E la stessa Gro Harlem Bruntland (72) fa parte della nuova commissione, a simboleggiare il passaggio di consegne.
Insomma, il compito di questo variegato gruppo di esperti, ministri e capi di stato non era semplice. Il testo presentato ieri ad Addis Abeba è composto da un centinaio di pagine non ancora nel formato editoriale definitivo, ma i contenuti sono finali. Sono elencate 56 raccomandazioni per il futuro del pianeta. C'è anche la possibilità di leggere una sintesi di una ventina di pagine. Rispetto al rapporto Bruntland sono evidenti le interconnessioni sempre più strette tra economia, sociale e ambiente. Fin dal titolo è evidente anche la centralità del concetto di resilienza, inesplorato nel 1987 e sul quale anche Sostenibilitalia batte da tempo.
Tra le raccomandazioni segnalo la richiesta di includere i costi sociali e ambientali nelle misurazioni economiche globali e nei prezzi e la necessità di individuare macroindicatori economici che superino il concetto del PIL. Si incoraggia la collaborazione intersettoriale e si sottolinea l'importanza di un approccio scientifico anche nelle decisioni politiche. Non lo ho ancora letto tutto, ci ritorneremo.
Insomma, il compito di questo variegato gruppo di esperti, ministri e capi di stato non era semplice. Il testo presentato ieri ad Addis Abeba è composto da un centinaio di pagine non ancora nel formato editoriale definitivo, ma i contenuti sono finali. Sono elencate 56 raccomandazioni per il futuro del pianeta. C'è anche la possibilità di leggere una sintesi di una ventina di pagine. Rispetto al rapporto Bruntland sono evidenti le interconnessioni sempre più strette tra economia, sociale e ambiente. Fin dal titolo è evidente anche la centralità del concetto di resilienza, inesplorato nel 1987 e sul quale anche Sostenibilitalia batte da tempo.
Tra le raccomandazioni segnalo la richiesta di includere i costi sociali e ambientali nelle misurazioni economiche globali e nei prezzi e la necessità di individuare macroindicatori economici che superino il concetto del PIL. Si incoraggia la collaborazione intersettoriale e si sottolinea l'importanza di un approccio scientifico anche nelle decisioni politiche. Non lo ho ancora letto tutto, ci ritorneremo.
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