Avviso: questo post è scritto in rigoroso stile Travagliese. Fate conto sia un editoriale di Anno Zero.
E così il consigliere regionale emiliano del M5S Favia pagava per apparire nelle TV locali. Orrore nella base grillista e immediato anatema del Grande Capo, che prima scrive nel suo ultravisto blog che "pagare per andare in TV è come pagare per il proprio funerale", poi obbliga Favia ad un imbarazzante mea culpa e alla promessa che mai più, mai più, mai più.
Del resto le stelle sono cinque ma chi decide è sempre uno. Quello di Grillo non è un partito, ma neppure un movimento. E' solo un fan club, dove si diramano bollettini. La struttura non è verticistica, è puramente apicale.
Ma Favia ha confessato la colpa, quindi adesso l'importante è cercare altri complici. Perché purtroppo le comparsate TV di Favia e dei Grillisti erano condivise da altri partiti emiliani, ma non dal vituperato PD.
A sistemare le cose ci pensa Il Fatto Quotidiano, con un'inchiesta da Pulitzer della sua redazione locale. Dopo lunghe indagini (sai che fatica, bastava leggere i palinsesti) si scopre, per fortuna, che anche il consigliere romagnolo del PD Thomas Casadei ha pagato per degli spazi sulle reti locali.
La notizia è sconvolgente. Il Fatto può metterla in prima pagina della sua edizione web, e il suo cosiddetto vicedirettore Travaglio può riposare più tranquillo. Le nuove rivelazioni di Casadei confermano che i Grillisti sono colpevoli, ma il PD non è innocente. Tanto basterà per giustificare il prossimo editoriale di Travaglio contro il Presidente della Repubblica, che il cosiddetto vicedirettore definisce vero segretario del PD.
Solo che il PD non ha mai rifiutato i finanziamenti pubblici ai partiti, né ha mai negato di utilizzarli per quello a cui sono destinati, come la comunicazione istituzionale. Non c'è nulla di strano se con i soldi del partito i Democratici acquistano spazi di informazione politica. Sono i Grillisti ad avere sempre sbandierato la rinuncia, altera e inflessibile, a qualunque finanziamento o rimborso. Quindi lo scoop de Il Fatto è solo un diversivo, una non notizia.
Quello che colpisce è che i Grillisti hanno sempre cercato di essere diversi dagli odiati partiti. Questa volta invece, per salvare la faccia, il fan club di Beppe e i suoi soci cercano ogni appiglio per dimostrare di essere uguali. Ma proprio uguali a quei partiti di cui hanno decretato la condanna a morte. E la loro fanzine, il quotidiano di Padellaro e Travaglio, si presta al gioco per l'ennesima volta. (Applausi e taglio pubblicità)
E così il consigliere regionale emiliano del M5S Favia pagava per apparire nelle TV locali. Orrore nella base grillista e immediato anatema del Grande Capo, che prima scrive nel suo ultravisto blog che "pagare per andare in TV è come pagare per il proprio funerale", poi obbliga Favia ad un imbarazzante mea culpa e alla promessa che mai più, mai più, mai più.
Del resto le stelle sono cinque ma chi decide è sempre uno. Quello di Grillo non è un partito, ma neppure un movimento. E' solo un fan club, dove si diramano bollettini. La struttura non è verticistica, è puramente apicale.
Ma Favia ha confessato la colpa, quindi adesso l'importante è cercare altri complici. Perché purtroppo le comparsate TV di Favia e dei Grillisti erano condivise da altri partiti emiliani, ma non dal vituperato PD.
A sistemare le cose ci pensa Il Fatto Quotidiano, con un'inchiesta da Pulitzer della sua redazione locale. Dopo lunghe indagini (sai che fatica, bastava leggere i palinsesti) si scopre, per fortuna, che anche il consigliere romagnolo del PD Thomas Casadei ha pagato per degli spazi sulle reti locali.
La notizia è sconvolgente. Il Fatto può metterla in prima pagina della sua edizione web, e il suo cosiddetto vicedirettore Travaglio può riposare più tranquillo. Le nuove rivelazioni di Casadei confermano che i Grillisti sono colpevoli, ma il PD non è innocente. Tanto basterà per giustificare il prossimo editoriale di Travaglio contro il Presidente della Repubblica, che il cosiddetto vicedirettore definisce vero segretario del PD.
Solo che il PD non ha mai rifiutato i finanziamenti pubblici ai partiti, né ha mai negato di utilizzarli per quello a cui sono destinati, come la comunicazione istituzionale. Non c'è nulla di strano se con i soldi del partito i Democratici acquistano spazi di informazione politica. Sono i Grillisti ad avere sempre sbandierato la rinuncia, altera e inflessibile, a qualunque finanziamento o rimborso. Quindi lo scoop de Il Fatto è solo un diversivo, una non notizia.
Quello che colpisce è che i Grillisti hanno sempre cercato di essere diversi dagli odiati partiti. Questa volta invece, per salvare la faccia, il fan club di Beppe e i suoi soci cercano ogni appiglio per dimostrare di essere uguali. Ma proprio uguali a quei partiti di cui hanno decretato la condanna a morte. E la loro fanzine, il quotidiano di Padellaro e Travaglio, si presta al gioco per l'ennesima volta. (Applausi e taglio pubblicità)
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