Qualunque opinione si abbia del governo Monti, una sensazione è condivisa da tutti: questo è un esecutivo di gente abituata a decidere e poco avvezza ad interloquire. Gente che nelle vite precedenti siedeva a capotavola nei CDA o dietro cattedre prestigiose. Personaggi che gestivano ruoli apicali con responsabilità e decisione, e che hanno trasferito le loro doti di leadership nei ruoli di governo. Professori e capitani di impresa che tendono a relazionarsi con i loro pari, considerando doverose ma non particolarmente illuminanti le altre relazioni sociali.
Il modello decisionale top down non prevede grande partecipazione. Certo, nel XXI secolo le consultazioni sono un obbligo. Ma le scelte, dopo avere pazientemente ascoltato gli interlocutori ineludibili, restano al vertice. Come nei CDA, come nei consigli di facoltà e nei senati accademici.
Le scelte in tema di energia del ministro Passera, di cui oggi la stampa ha molto parlato, sono l'ultimo esempio di pratica top down del governo Monti. Si punta ad aumentare la produzione nazionale di petrolio, che è in mano ad un pugno di aziende. Si incoraggiano i rigassificatori, anche questi gestiti da pochi brand, alcuni gli stessi dell'industria petrolifera. Si considera la produzione di rinnovabili una fastidiosa necessità, con la prospettiva di ulteriori radicali riduzioni degli incentivi.
Passera ragiona di energia e pensa ad Eni, Snam, Enel, Gdf, Api. Conferma la solidità dell'oligopolio, che secondo i piani del governo Monti continuerà a gestire l'energia in Italia a suo piacimento. Le pratiche bottom up, come i piccoli impianti solari, geotermici e a biomasse sono solo dettagli. Eppure il fotovoltaico, sovvenzionato quanto si vuole ma ormai efficiente e sostanzioso in termini di produzione, immette quote rilevanti di energia rinnovabile nelle ore di picco, mettendo fuori mercato le obsolete centrali a carbone e a gas degli oligarchi.
Un paese moderno, quello di cui qualche volta parlano Monti e i suoi ministri, sa che l'energia va prodotta preferibilmente dove la si consuma, distribuendo nella rete le risorse e riducendo la dipendenza dai grandi gruppi che fanno e disfano a loro piacimento. I piani energetici vanno costruiti dal basso, bottom up. Non dimentichiamo che per l'Italia il nucleare fino all'anno scorso sembrava una necessità ineludibile, grazie alla propaganda del governo della destra, degli oligarchi e dei loro testimonial à la C. Testa. Oggi l'Italia con il fotovoltaico bottom up produce più energia di una centrale nucleare, che avrebbe avuto bisogno di almeno dieci anni per essere operativa.
Il governo Monti è stato un necessario, drastico distacco dalle paillettes e dalle bugie di Berlù. Vederlo continuare a ragionare con logiche arretrate e poco democratiche è davvero molto deludente.
Il modello decisionale top down non prevede grande partecipazione. Certo, nel XXI secolo le consultazioni sono un obbligo. Ma le scelte, dopo avere pazientemente ascoltato gli interlocutori ineludibili, restano al vertice. Come nei CDA, come nei consigli di facoltà e nei senati accademici.
Le scelte in tema di energia del ministro Passera, di cui oggi la stampa ha molto parlato, sono l'ultimo esempio di pratica top down del governo Monti. Si punta ad aumentare la produzione nazionale di petrolio, che è in mano ad un pugno di aziende. Si incoraggiano i rigassificatori, anche questi gestiti da pochi brand, alcuni gli stessi dell'industria petrolifera. Si considera la produzione di rinnovabili una fastidiosa necessità, con la prospettiva di ulteriori radicali riduzioni degli incentivi.
Passera ragiona di energia e pensa ad Eni, Snam, Enel, Gdf, Api. Conferma la solidità dell'oligopolio, che secondo i piani del governo Monti continuerà a gestire l'energia in Italia a suo piacimento. Le pratiche bottom up, come i piccoli impianti solari, geotermici e a biomasse sono solo dettagli. Eppure il fotovoltaico, sovvenzionato quanto si vuole ma ormai efficiente e sostanzioso in termini di produzione, immette quote rilevanti di energia rinnovabile nelle ore di picco, mettendo fuori mercato le obsolete centrali a carbone e a gas degli oligarchi.
Un paese moderno, quello di cui qualche volta parlano Monti e i suoi ministri, sa che l'energia va prodotta preferibilmente dove la si consuma, distribuendo nella rete le risorse e riducendo la dipendenza dai grandi gruppi che fanno e disfano a loro piacimento. I piani energetici vanno costruiti dal basso, bottom up. Non dimentichiamo che per l'Italia il nucleare fino all'anno scorso sembrava una necessità ineludibile, grazie alla propaganda del governo della destra, degli oligarchi e dei loro testimonial à la C. Testa. Oggi l'Italia con il fotovoltaico bottom up produce più energia di una centrale nucleare, che avrebbe avuto bisogno di almeno dieci anni per essere operativa.
Il governo Monti è stato un necessario, drastico distacco dalle paillettes e dalle bugie di Berlù. Vederlo continuare a ragionare con logiche arretrate e poco democratiche è davvero molto deludente.
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