Raccomando caldamente i commenti politici dei giornali di oggi sul tema delle primarie del PD. A chi ha la voglia e il tempo di scorrerli, ovvio. Comincio da Repubblica, dove Goffredo De Marchis riprende il famoso "papello" con la spartizione tra i maggiorenti democratici. Un pezzo di Giovanna Casadio racconta invece gli umori del partito e in particolare di Bindi, che sul suo blog chiede a Bersani di difendere i notabili e scrive - ovviamente disinteressata - che "chiedere che nessun ministro dei governi Prodi, D'Alema e Amato faccia
parte del prossimo governo di centrosinistra equivale ad accreditare
l'immagine di un Pd complice dei fallimenti dell'era berlusconiana".
Sul Corriere invece Pigi Battista critica il coro dei big del partito uniti contro Renzi, giudicando questa unanimità un "insperato regalo" per Matteo. Su La Stampa la lettura è opposta a quella di Repubblica: Federico Geremicca scrive che Bersani "ora dubita dei suoi alleati". Veltroni, Letta. Prodi e persino Rosabinda sarebbero molto scettici sulle mosse del segretario, troppo critico verso il governo. Sempre sul giornale di Torino un altro articolo racconta che "il ciclone Renzi mette paura".
Il titolone di prima pagina de L'Unità è "La battaglia delle primarie" con vari articoli a seguire, con grande spazio al coro di critiche a Renzi: a cominciare da D'Alema che lo liquida come "inadeguato" (L'Economist definì unfit Berlusconi). E a seguire Marini, Fioroni, Bindi, ecc. ecc. Su Europa invece alle primarie è dedicato l'editoriale del direttore, con Menichini a spiegare perché le primarie servono a Renzi ma anche a Bersani, che utilizzerà il suo successo per liberarsi di molti "zombie".
Ci avete capito qualcosa? Se poi teniamo presente che si parla di primarie ancora senza una data di svolgimento, senza un regolamento e senza una legge elettorale a cui fare riferimento la confusione è totale. Resta una sensazione: la coalizione degli anziani notabili contro Renzi e a sostegno di Bersani non gioverà al segretario. Molti preferiranno dare una chance a Renzi piuttosto che votare il candidato scelto da "il popolo delle deroghe", come li chiamo io. Vegliardi della politica come Marini o conservatori confessionali come Fioroni e Bindi. Di Fioroni in particolare colpisce la dichiarazione in cui invoca le dimissioni da sindaco di Renzi altrimenti "queste fantomatiche primarie verranno lette solo come una gara di posizionamento per
guadagnarsi un posto al sole". Ma le candidature a segretario del 1997 di Bindi e Letta contro Veltroni cosa erano, se non mosse di posizionamento?
L'impressione è che davanti a Matteo Renzi si stia aprendo un'autostrada, costruita proprio dai suoi detrattori. E infatti l'edizione di Bologna di Repubblica cita un sondaggio in cui in Emilia il sindaco di Firenze sarebbe già al 30% dei consensi.
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