Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro, Enrico Letta e Rosi Bindi. Ignazio Marino, Pietro Ichino, Stefano Fassina, Debora Serracchiani, Pippo Civati e Francesca Puglisi. Michele Emiliano, Renato Soru, Laura Puppato, Ilda Curti e Stefano Boeri. Sono questi i 17 testimonial scelti dal mio amico Ivan Scalfarotto, che ha assemblato le loro interviste nel suo libro Ma questa è la mia gente pubblicato ieri da Mondadori (evitate le battute su Marina, che del resto pubblica pure Saviano).
Mi piace analizzare nel dettaglio le scelte di Ivan. Undici uomini e sei donne, più del rapporto nei vertici del PD ma non abbastanza per parlare di uguaglianza. I maschi sono tutti noti. Tra le femmine, a parte le signore del "popolo delle deroghe" Finocchiaro e Bindi, c'è la inevitabile Prezzemolina Serracchiani, la grintosa Ilda Curti e le non indispensabili Puppato e Puglisi. Un posto per la presidente dell'Umbria Catiuscia Marini lo avrei lasciato, per dire.
Tra i maschietti ci sono D'Alema, Veltroni e Letta, ma non Dario Franceschini, scelta bizzarra. Sono compresi i "tangenziali" Marino e Ichino e i "disallineati" Soru e Boeri. Tra i sindaci, a parte la ex Puppato, si segnala solo il sui matris Emiliano. Mi vengono in mente Del Rio, Cialente, Zanonato, Orsoni, Scanagatti, Merola, solo per citarne alcuni e considerando Fassino "bruciato" da Ilda.
Ma soprattutto mancano i "ggiovani", che pure a Scalfarotto dovrebbero essere molto cari. Su 17 voci democratiche possiamo ascrivere alla categoria solo Prezzemolina (41) e Civati (Fassina ha già 46 anni, uno meno di Scalfarotto). L'assenza di Matteo Renzi andrebbe motivata, visto anche che il libro esce proprio quando si parla quasi solo di lui. E poi Nicola Zingaretti, Sandro Gozi, Matteo Orfini, gli altri dei Mille e di Rifare l'Italia.
Insomma, se Ivan invece di farci rilleggere i soliti pistolotti di Rosabinda o Letta avesse raccolto qualche proposta fresca da Zingaretti, Gozi o da amministratori come Matteo Ricci in questa gente ci si potrebbe immedesimare molto di più.
Mi piace analizzare nel dettaglio le scelte di Ivan. Undici uomini e sei donne, più del rapporto nei vertici del PD ma non abbastanza per parlare di uguaglianza. I maschi sono tutti noti. Tra le femmine, a parte le signore del "popolo delle deroghe" Finocchiaro e Bindi, c'è la inevitabile Prezzemolina Serracchiani, la grintosa Ilda Curti e le non indispensabili Puppato e Puglisi. Un posto per la presidente dell'Umbria Catiuscia Marini lo avrei lasciato, per dire.
Tra i maschietti ci sono D'Alema, Veltroni e Letta, ma non Dario Franceschini, scelta bizzarra. Sono compresi i "tangenziali" Marino e Ichino e i "disallineati" Soru e Boeri. Tra i sindaci, a parte la ex Puppato, si segnala solo il sui matris Emiliano. Mi vengono in mente Del Rio, Cialente, Zanonato, Orsoni, Scanagatti, Merola, solo per citarne alcuni e considerando Fassino "bruciato" da Ilda.
Ma soprattutto mancano i "ggiovani", che pure a Scalfarotto dovrebbero essere molto cari. Su 17 voci democratiche possiamo ascrivere alla categoria solo Prezzemolina (41) e Civati (Fassina ha già 46 anni, uno meno di Scalfarotto). L'assenza di Matteo Renzi andrebbe motivata, visto anche che il libro esce proprio quando si parla quasi solo di lui. E poi Nicola Zingaretti, Sandro Gozi, Matteo Orfini, gli altri dei Mille e di Rifare l'Italia.
Insomma, se Ivan invece di farci rilleggere i soliti pistolotti di Rosabinda o Letta avesse raccolto qualche proposta fresca da Zingaretti, Gozi o da amministratori come Matteo Ricci in questa gente ci si potrebbe immedesimare molto di più.
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