Ieri a Glasgow il primo ministro scozzese Alex Salmond ha presentato il libro bianco Il futuro della Scozia, un compendio di 670 pagine per descrivere in dettaglio cosa succederebbe se la Scozia dopo 306 anni si staccasse dal Regno Unito per diventare uno stato indipendente. L'e-book si può scaricare qui.
I quattro milioni di Scozzesi saranno chiamato ad esprimersi sull'indipendenza in un referendum indetto per il 18 settembre 2014. "Sappiamo di avere le persone, le capacità e le risorse per rendere la Scozia un paese migliore" ha detto ieri il premier Salmond presentando il volume.
Il progetto di indipendenza scozzese non taglierebbe i ponti con Londra e l'Europa: la nuova nazione manterrebbe la sterlina e la fedeltà alla monarchia degli Windsor, oltre a voler far parte dell'Unione Europea. Avrebbe però un sistema di tassazione diverso e un proprio esercito di 15.000 arruolati. Nel programma è previsto anche lo smantellamento delle basi missilistiche nucleari inglesi presenti sul territorio scozzese. Tra gli altri elementi del programma la riduzione delle tasse del 3%, la conferma dei livelli delle pensioni attuali, l'elevazione del salario minimo e l'attuazione di un programma prescolastico di 30 ore a settimana per tutti i bambini di 3 e 4 anni.
Una Scozia indipendente priverebbe Londra del 90% delle entrate provenienti dai giacimenti petroliferi del Mare del Nord. L'altra questione economica cruciale, che il libro bianco sfiora solamente dicendo che "sarà negoziato", è stabilire quale porzione dell'attuale debito pubblico britannico dovrebbe accollarsi la nuova nazione.
Le reazioni del governo di Londra alla proposta di indipendenza sono sempre state piuttosto critiche. Secondo il Tesoro inglese l'indipendenza costerebbe ad ogni scozzese mille sterline in più di tasse, oppure costringerebbe gli scozzesi a ridurre la spesa pubblica di tre miliardi di sterline più di quanto Londra abbia pianificato. Gli indipendentisti ribattono che negli ultimi 30 anni le entrate fiscali scozzesi, se si conteggiano anche quelle derivate dall'estrazione del petrolio, sono più alte della media britannica e che il paese sarebbe in buona salute fiscale. Secondo un sondaggio della scorsa settimana il 44% degli scozzesi è convinto che con l'indipendenza la propria condizione economica peggiorerebbe. Saranno i soldi, tema sempre molto sentito oltre manica, l'argomento centrale del referendum del prossimo settembre. Del resto l'avarizia degli Scozzesi è proverbiale.
I quattro milioni di Scozzesi saranno chiamato ad esprimersi sull'indipendenza in un referendum indetto per il 18 settembre 2014. "Sappiamo di avere le persone, le capacità e le risorse per rendere la Scozia un paese migliore" ha detto ieri il premier Salmond presentando il volume.
Il progetto di indipendenza scozzese non taglierebbe i ponti con Londra e l'Europa: la nuova nazione manterrebbe la sterlina e la fedeltà alla monarchia degli Windsor, oltre a voler far parte dell'Unione Europea. Avrebbe però un sistema di tassazione diverso e un proprio esercito di 15.000 arruolati. Nel programma è previsto anche lo smantellamento delle basi missilistiche nucleari inglesi presenti sul territorio scozzese. Tra gli altri elementi del programma la riduzione delle tasse del 3%, la conferma dei livelli delle pensioni attuali, l'elevazione del salario minimo e l'attuazione di un programma prescolastico di 30 ore a settimana per tutti i bambini di 3 e 4 anni.
Una Scozia indipendente priverebbe Londra del 90% delle entrate provenienti dai giacimenti petroliferi del Mare del Nord. L'altra questione economica cruciale, che il libro bianco sfiora solamente dicendo che "sarà negoziato", è stabilire quale porzione dell'attuale debito pubblico britannico dovrebbe accollarsi la nuova nazione.
Le reazioni del governo di Londra alla proposta di indipendenza sono sempre state piuttosto critiche. Secondo il Tesoro inglese l'indipendenza costerebbe ad ogni scozzese mille sterline in più di tasse, oppure costringerebbe gli scozzesi a ridurre la spesa pubblica di tre miliardi di sterline più di quanto Londra abbia pianificato. Gli indipendentisti ribattono che negli ultimi 30 anni le entrate fiscali scozzesi, se si conteggiano anche quelle derivate dall'estrazione del petrolio, sono più alte della media britannica e che il paese sarebbe in buona salute fiscale. Secondo un sondaggio della scorsa settimana il 44% degli scozzesi è convinto che con l'indipendenza la propria condizione economica peggiorerebbe. Saranno i soldi, tema sempre molto sentito oltre manica, l'argomento centrale del referendum del prossimo settembre. Del resto l'avarizia degli Scozzesi è proverbiale.
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