A mezzogiorno di mercoledì prossimo 1 gennaio Bill De Blasio prenderà ufficialmente possesso della poltrona di sindaco di New York City. De Blasio giurerà sulle scale del municipio, dove dodici anni fa al suo posto c'era Michael Bloomberg. Bloomberg diventò sindaco a sorpresa. Prima delle elezioni solo un sondaggio su sei lo dava in vantaggio sul rivale democratico Mark Green. Bloomberg si presentava come candidato indipendente, certamente non di sinistra ma inviso anche ai conservatori. Si insediò meno di quattro mesi dopo l'attacco alle torri gemelle, quando New York era ancora scossa e attonita e centinaia di camion continuavano a trasportare le macerie e i resti umani di Ground Zero nella discarica di Staten Island. Bloomberg, pessimo oratore e figura istintivamente poco simpatica, raccoglieva l'eredità di un sindaco carismatico come Rudy Giuliani, un repubblicano energico e popolare, rispettato anche dagli avversari democratici.
Eppure Michael Bloomberg ha governato New York per tre mandati, riuscendo ad imprimere alla città un cambiamento che lascerà il segno per sempre. Rispetto al 2001 New York è più ricca, più sicura, più verde. Ma il solco tra ricchi e poveri è più profondo e i senzatetto sono passato da 31mila a 50mila. La città è sempre più cosmopolita (il 37% della popolazione è nata all'estero, con punte del 49% a Queens). I nuovi immigrati vengono dall'Asia e dall'America Latina, mentre per la prima volta la popolazione nera è in calo, con una sensibile emigrazione verso le città del sud, Atlanta in testa.
Nei dodici anni di amministrazione Bloomberg New York è stata ridisegnata. Sono state costruite 214mila nuove abitazioni e lo skyline è completamente cambiato, con otto dei venti edifici più alti di Manhattan completati nel periodo. La stessa classificazione dei quartieri è stata capovolta. Le nuove zone chic sono le strade una volta pericolose di downtown, come la Bowery e il Meatpacking District. Brooklyn è diventato una vera alternativa alla centralità di Manhattan, con Williamsburg nuovo quartiere di tendenza. La popolazione bianca di Harlem è aumentata del 400%.
Bloomberg ha lottato ferocemente contro il fumo, proibendolo prima nei locali pubblici e poi anche all'aperto nelle piazze, nei parchi e nelle spiaggie. Uno degli ultimi atti della sua amministrazione è stato quello di alzare l'età minima per l'acquisto di tabacco da 18 a 21 anni. Oggi a New York fuma il 14.8% degli adulti contro il 21.5% del 2002, l'8.5% dei ragazzi contro il 17.5% del 2002. La città ha messo in piedi un grande programma di bike-sharing, con seimila biciclette disponibili in 330 postazioni. Sono state pedonalizzate zone come Times Square, costruiti parchi urbani come High Line, piantati ottocentomila alberi.
Sul fronte della sicurezza, cavallo di battaglia del predecessore Giuliani, Bloomberg proprio ieri ha presentato il suo bilancio: 332 omicidi nel 2013, la metà rispetto al 2001 (il record è del 1990 con 2.245). Oggi New York ha 5 omicidi ogni centomila abitanti, contro i 18 di Chicago, i 35 di Baltimora e i 55 di Detroit. Sempre rispetto al 2001 i reati si sono ridotti del 32%. I reati commessi in metropolitana sono scesi da 50 a sette al giorno, l'85% in meno. A fronte di questi numeri c'è la condanna dei metodi usati dalla polizia di New York. La pratica comune del cosiddetto stop and frisk, il fermo e la perquisizione preventiva dei "sospetti", normalmente neri e ispanici, è stata giudicata incostituzionale perché non giustificata da fondati sospetti di attività criminale. Solo nel 2011 i poliziotti di NY hanno effettuato quasi settecentomila controlli di questo tipo.
Michael Bloomberg conclude 12 anni di governo tra luci e ombre, come tutti gli amministratori, ma con una netta prevalenza delle prime. New York è diventata his town, la sua città, come ha scritto il New York Magazine nella copertina del 16 settembre qui sopra. Per dodici anni la città più importante del mondo è stata governata dal suo abitante più ricco. A volte funziona.
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