Il giorno in cui un sommelier verserà da un cartone in un calice il vino preferito si avvicina. Il dibattito su quale sia il contenitore per vino più sostenibile continua, ma qualche punto fermo si può mettere. Intanto partiamo dallo status quo: la bottiglia di vetro come storico consolidato punto di partenza. E passiamo alle alternative: i contenitori in PET, le lattine, i tetrapack e le "buste in scatola", i cartoni da tre o cinque litri.
Sotto il profilo sanitario le lattine sono in genere rivestite internamente con Bisfenolo A, un inibitore della polimerizzazione ormai accertato come interferente endocrino e certamente dannoso per la salute. Il Bisfenolo A o BPA è presente anche nel PET e nella plastica #7, il tipo indistinto utilizzato per i sacchetti dentro le scatole. I sacchi dentro le scatole, un imballo ideato dalla Scholle ormai mezzo secolo fa, sono estremamente pratici. Non si rompono, si trasportano con facilità, il vino che contengono non si deteriora dopo l'apertura grazie al rubinetto stagno. Ma i sacchi interni sono in plastica #7, il che non significa che TUTTI i sacchi dentro le scatole contengano BPA, ma non è escluso. E comunque nessuno dei produttori di vino in cartone espone nell'imballo la scritta "senza BPA".
Le bottiglie in vetro sono un contenitore perfetto, se non fosse per le difficoltà di spedizione, la fragilità e il costo di produzione. E il peso. Trasportare bottiglie di vetro è davvero insostenibile, pesano quasi quanto quello che contengono. Inoltre c'è il problema dei tappi, con il sughero che gradualmente sta cedendo il passo ai tappi sintetici anche nei vini di rango. Ma nei tappi sintetici spesso ci sono tracce di BPA.
L'alluminio è completamente riciclabile, ma oltre ad essere rivestito con resine al BPA ha processi di produzione molto costosi ed estremamente energivori. Restano i cartoni o tetrapak, contenitori asettici costituiti per il 70% da carta con rivestimento interno in alluminio che però non è a contatto con la bevanda grazie a un ulteriore strato in polietilene. Sono questi i contenitori più sostenibili e di minore impatto per l'ambiente.
Presto potremmo trovarci con un Brunello o un Barolo in tetrapak. Non scandalizziamoci, nè fasciamoci la testa. Piuttosto, compriamo un bel decanter.
Sotto il profilo sanitario le lattine sono in genere rivestite internamente con Bisfenolo A, un inibitore della polimerizzazione ormai accertato come interferente endocrino e certamente dannoso per la salute. Il Bisfenolo A o BPA è presente anche nel PET e nella plastica #7, il tipo indistinto utilizzato per i sacchetti dentro le scatole. I sacchi dentro le scatole, un imballo ideato dalla Scholle ormai mezzo secolo fa, sono estremamente pratici. Non si rompono, si trasportano con facilità, il vino che contengono non si deteriora dopo l'apertura grazie al rubinetto stagno. Ma i sacchi interni sono in plastica #7, il che non significa che TUTTI i sacchi dentro le scatole contengano BPA, ma non è escluso. E comunque nessuno dei produttori di vino in cartone espone nell'imballo la scritta "senza BPA".
Le bottiglie in vetro sono un contenitore perfetto, se non fosse per le difficoltà di spedizione, la fragilità e il costo di produzione. E il peso. Trasportare bottiglie di vetro è davvero insostenibile, pesano quasi quanto quello che contengono. Inoltre c'è il problema dei tappi, con il sughero che gradualmente sta cedendo il passo ai tappi sintetici anche nei vini di rango. Ma nei tappi sintetici spesso ci sono tracce di BPA.
L'alluminio è completamente riciclabile, ma oltre ad essere rivestito con resine al BPA ha processi di produzione molto costosi ed estremamente energivori. Restano i cartoni o tetrapak, contenitori asettici costituiti per il 70% da carta con rivestimento interno in alluminio che però non è a contatto con la bevanda grazie a un ulteriore strato in polietilene. Sono questi i contenitori più sostenibili e di minore impatto per l'ambiente.
Presto potremmo trovarci con un Brunello o un Barolo in tetrapak. Non scandalizziamoci, nè fasciamoci la testa. Piuttosto, compriamo un bel decanter.
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