In Germania, primo mercato elettrico d'Europa, nel 2014 il prezzo di produzione dell'energia scenderà per il quarto anno consecutivo. Lo scrive Bloomberg, analizzando i report sul mercato energetico tedesco. Questo malgrado la chiusura di tutte le centrali nucleari imposta dal governo dopo l'incidente di Fukushima. Ricordate quando il governo Berlusconi e le lobby nucleariste di C. Testa e sodali volevano convincerci che con il nucleare il costo dell'energia sarebbe calato? Ebbene, in Germania è calato DOPO che sono state chiuse le centrali atomiche.
Secondo gli analisti in Germania i contratti di produzione di energia elettrica nel 2014 avranno un valore inferiore del 6% rispetto all'anno appena concluso. Questo perché la produzione, anche senza 19 centrali atomiche e 23 reattori già chiusi, eccede del 17% la domanda di picco del paese. La Germania ha ancora otto centrali nucleari e nove reattori in attività. Il piano di decommissioning prevede la chiusura totale entro il 2022.
Il quadro italiano non è molto diverso, anzi. L'espansione delle rinnovabili, particolarmente del fotovoltaico, ha reso decisamente antieconomica l'offerta di energia delle centrali a combustibili fossili nelle ore diurne, che sono quelle di picco della domanda. E così in Germania le centrali a carbone devono adeguarsi, con un offerta a prezzi bassi come non si registravano dal 2009.
Nel frattempo si abbassano anche i consumi. Malgrado l'economia tedesca abbia un PIL in crescita dell'1.7% la crescente efficienza energetica permette di non aumentare la domanda. E il prezzo del carbone si è abbassato quasi del 20%, perché la domanda è in calo. Si conferma la tendenza che vuole lo stesso mercato, con l'innovazione e la diffusione delle energie rinnovabili, come motore dell'efficienza e della sostenibilità.
Secondo gli analisti in Germania i contratti di produzione di energia elettrica nel 2014 avranno un valore inferiore del 6% rispetto all'anno appena concluso. Questo perché la produzione, anche senza 19 centrali atomiche e 23 reattori già chiusi, eccede del 17% la domanda di picco del paese. La Germania ha ancora otto centrali nucleari e nove reattori in attività. Il piano di decommissioning prevede la chiusura totale entro il 2022.
Il quadro italiano non è molto diverso, anzi. L'espansione delle rinnovabili, particolarmente del fotovoltaico, ha reso decisamente antieconomica l'offerta di energia delle centrali a combustibili fossili nelle ore diurne, che sono quelle di picco della domanda. E così in Germania le centrali a carbone devono adeguarsi, con un offerta a prezzi bassi come non si registravano dal 2009.
Nel frattempo si abbassano anche i consumi. Malgrado l'economia tedesca abbia un PIL in crescita dell'1.7% la crescente efficienza energetica permette di non aumentare la domanda. E il prezzo del carbone si è abbassato quasi del 20%, perché la domanda è in calo. Si conferma la tendenza che vuole lo stesso mercato, con l'innovazione e la diffusione delle energie rinnovabili, come motore dell'efficienza e della sostenibilità.
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