Stefano Fassina si dimette dal governo delle larghe intese, motivando la decisione con una battuta pronunciata da Matteo Renzi. Tanto basta
perché i #Renzihaters, che non si rassegnano al fatto che ci sia un
nuovo segretario del PD eletto con una maggioranza mai registrata in
precedenza, si ricompattino tutti a favore di Fassina e contro Renzi.
Anche quelli che, come in questo video del Corriere della Sera, avevano pubblicamente
vilipeso e aggredito verbalmente Fassina. L'occasione era l'assemblea
nazionale del PD dell'11 maggio 2013 e Fassina aveva provato a parlare
con gli antagonisti, scatenando la loro reazione. Ma ormai è acqua
passata, adesso tutti uniti e compatti contro Renzi, colpevole di avere provocato le
dimissioni di Fassina con una battuta in conferenza stampa.
Fassina, da parte sua, di Renzi ha sempre detto il peggio possibile, alternando dileggio, arroganza e insulto. Lo ha definito "irrilevante", "ex-portaborse", "sindaco per caso", "marginale", "ambiguo", "dannoso" e cosi via. Il 20 dicembre scorso ha definito "inutile e dannoso" il piano sul lavoro del segretario. Nessun renziano di spicco ha mai commentato una iniziativa di Bersani segretario come "inutile e dannosa".
Fassina è arruolato a pieno titolo tra i Renzi Haters e, se la politica italiana avesse un'etica, si sarebbe dovuto dimettere dal governo il 9 dicembre, il giorno dopo che colui che aveva osteggiato e sbeffeggiato per anni aveva vinto largamente le primarie. Lo ha fatto invece solo adesso, forse per scrivere nella sua biografia di essere stato al governo "dal 2013 al 2014".
Ovviamente Stefano Fassina non si è dimesso per una battuta di Renzi, ma per rancore politico a lungo covato. Lo si legge anche tra le righe dell'intervista al Corriere del 6 gennaio. Sa perfettamente che dimettendosi mette in cattiva luce il PD e soprattutto il segretario, immediatamente accusato dai Renzi Haters, che fino a ieri insultavano Fassina, di non essere "il segretario di tutti". La coincidenza con il malore di Bersani ha persino spinto qualcuno, come questo parlamentare grillista, ad accomunare le due cose con improbabili lugubri parallelismi. Che tristezza.
(Per approfondimenti cfr. Tommaso Ederolclite ed Ernesto Ruffini)
Fassina, da parte sua, di Renzi ha sempre detto il peggio possibile, alternando dileggio, arroganza e insulto. Lo ha definito "irrilevante", "ex-portaborse", "sindaco per caso", "marginale", "ambiguo", "dannoso" e cosi via. Il 20 dicembre scorso ha definito "inutile e dannoso" il piano sul lavoro del segretario. Nessun renziano di spicco ha mai commentato una iniziativa di Bersani segretario come "inutile e dannosa".
Fassina è arruolato a pieno titolo tra i Renzi Haters e, se la politica italiana avesse un'etica, si sarebbe dovuto dimettere dal governo il 9 dicembre, il giorno dopo che colui che aveva osteggiato e sbeffeggiato per anni aveva vinto largamente le primarie. Lo ha fatto invece solo adesso, forse per scrivere nella sua biografia di essere stato al governo "dal 2013 al 2014".
Ovviamente Stefano Fassina non si è dimesso per una battuta di Renzi, ma per rancore politico a lungo covato. Lo si legge anche tra le righe dell'intervista al Corriere del 6 gennaio. Sa perfettamente che dimettendosi mette in cattiva luce il PD e soprattutto il segretario, immediatamente accusato dai Renzi Haters, che fino a ieri insultavano Fassina, di non essere "il segretario di tutti". La coincidenza con il malore di Bersani ha persino spinto qualcuno, come questo parlamentare grillista, ad accomunare le due cose con improbabili lugubri parallelismi. Che tristezza.
(Per approfondimenti cfr. Tommaso Ederolclite ed Ernesto Ruffini)
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