La responsabile comunicazione della lista Tsipras pubblica una foto del suo sedere molto scoperto. Il post non passa inosservato. Lo rilancia Termometro Politico e nella giornata di ieri lentamente scala i media, fino ad arrivare oggi sui quotidiani principali. Ne avevo già parlato qui ieri, commentando che politicamente non mi sembrava un'idea brillante. Sono molti invece che considerano In un post di Femminista Eretica si legge: "E’ ufficialmente partita la campagna “Il corpo è mio e ci faccio quello
che voglio io“, in onore di Paola e di tutte le donne libere di
mostrarsi come accidenti credono." (Screenshot qui in basso).
A me sembra che il rischio di doppiopesismo sia molto alto, come leggo anche in molti commenti di un post che ho pubblicato stamattina su facebook. Scrive nei commenti Matteo, militante di Sel: "A sinistra non c'è il rischio del doppiopesismo. C'è e basta. Basti pensare alle levate di scudi per le batutte sulla Boldrini o anche ora la Boschi di chi per anni ha massacrato la Carfagna o la Mussolini." E al lamento che la Lista Tsipras sarebbe oscurata dai media, motivazione alla base del sedere in bellavista di Bacchiddu, Luca replica: "Non c'è nessuna cospirazione contro la lista Tsipras, semplicemente nessun media si prende il rischio di parlare di una cosa che non interessi, e non interessa perché quella lista non solo non comprende le regole della comunicazione post-moderna, ma le rifiuta indignato, convinto che applicandole (come ha fatto Paola Bacchiddu in maniera molto elementare) si stravolga la sua stessa anima."
Posizioni che condivido aggiungendo che, se fossi responsabile della comunicazione della Lista Tsipras, piuttosto che pubblicare il mio sedere mi farei qualche domanda, tipo se il messaggio politico che lancio sia comprensibile. La comunicazione di Tsipras è confusa e contraddittoria, anzi addiritura bipolare. Da una parte gli austeri pistolotti di Spinelli, dall'altra i fotomontaggi con Tsipras sapone, Tsipras analgesico e altre trovate simili. Nel mezzo un linguaggio politico fondamentalmente arcaico che si cerca di stemperare con qualche giovanilismo, tipo le terrificanti spille "Bella Tsì". La verità che non basta un perizoma per dare un senso all'unione dei bacchettoni di Libertà e Giustizia, i movimentisti alla Casarini, il comunismo operaista di Ferrero, i giustizialisti di Micromega e l'ala creativa dei Bella Tsì. Se fossi responsabile comunicazione della Lista Tsipras invece di lamentare il boicottaggio dei media cattivi mi chiederei che tipo di messaggio esce con tutte queste voci dissonanti e sovrapposte. E magari perché nei sondaggi mi danno tutti massimo al 3.5, che sarebbe il dato più basso di sempre a sinistra del PD, meno della metà di quanto presero solo un anno fa Sel e Ingroia assieme.
Poi un amico mi ricorda come pochi mesi fa uno stilista non di primo piano avesse fatto abbastanza rumore portando in passerella tre modelle con We Want Renzi scritto sul retro dei loro bikini. Iniziativa non voluta nè endorsata da Matteo, ovviamente, ma comunque condannata da molte donne indignate. "La politica che sfrutta la gnocca ha già fatto abbastanza danni. Non abbiamo bisogno di sessismo di sinistra." si leggeva sul blog Politica Femminile. "E se “vorremmo che [Renzi] cambiasse l’Italia” forse si può cominciare proprio di qui, dal un maggiore rispetto per le donne e per il loro corpo." scriveva su Io Donna del Corriere Marina Terragni, oggi componente della Direzione Nazionale del PD in quota Civati.
Insomma a quanto pare ci sono sederi e sederi. Alcuni indignano, con altri si è solidali.
A me sembra che il rischio di doppiopesismo sia molto alto, come leggo anche in molti commenti di un post che ho pubblicato stamattina su facebook. Scrive nei commenti Matteo, militante di Sel: "A sinistra non c'è il rischio del doppiopesismo. C'è e basta. Basti pensare alle levate di scudi per le batutte sulla Boldrini o anche ora la Boschi di chi per anni ha massacrato la Carfagna o la Mussolini." E al lamento che la Lista Tsipras sarebbe oscurata dai media, motivazione alla base del sedere in bellavista di Bacchiddu, Luca replica: "Non c'è nessuna cospirazione contro la lista Tsipras, semplicemente nessun media si prende il rischio di parlare di una cosa che non interessi, e non interessa perché quella lista non solo non comprende le regole della comunicazione post-moderna, ma le rifiuta indignato, convinto che applicandole (come ha fatto Paola Bacchiddu in maniera molto elementare) si stravolga la sua stessa anima."
Posizioni che condivido aggiungendo che, se fossi responsabile della comunicazione della Lista Tsipras, piuttosto che pubblicare il mio sedere mi farei qualche domanda, tipo se il messaggio politico che lancio sia comprensibile. La comunicazione di Tsipras è confusa e contraddittoria, anzi addiritura bipolare. Da una parte gli austeri pistolotti di Spinelli, dall'altra i fotomontaggi con Tsipras sapone, Tsipras analgesico e altre trovate simili. Nel mezzo un linguaggio politico fondamentalmente arcaico che si cerca di stemperare con qualche giovanilismo, tipo le terrificanti spille "Bella Tsì". La verità che non basta un perizoma per dare un senso all'unione dei bacchettoni di Libertà e Giustizia, i movimentisti alla Casarini, il comunismo operaista di Ferrero, i giustizialisti di Micromega e l'ala creativa dei Bella Tsì. Se fossi responsabile comunicazione della Lista Tsipras invece di lamentare il boicottaggio dei media cattivi mi chiederei che tipo di messaggio esce con tutte queste voci dissonanti e sovrapposte. E magari perché nei sondaggi mi danno tutti massimo al 3.5, che sarebbe il dato più basso di sempre a sinistra del PD, meno della metà di quanto presero solo un anno fa Sel e Ingroia assieme.
Poi un amico mi ricorda come pochi mesi fa uno stilista non di primo piano avesse fatto abbastanza rumore portando in passerella tre modelle con We Want Renzi scritto sul retro dei loro bikini. Iniziativa non voluta nè endorsata da Matteo, ovviamente, ma comunque condannata da molte donne indignate. "La politica che sfrutta la gnocca ha già fatto abbastanza danni. Non abbiamo bisogno di sessismo di sinistra." si leggeva sul blog Politica Femminile. "E se “vorremmo che [Renzi] cambiasse l’Italia” forse si può cominciare proprio di qui, dal un maggiore rispetto per le donne e per il loro corpo." scriveva su Io Donna del Corriere Marina Terragni, oggi componente della Direzione Nazionale del PD in quota Civati.
Insomma a quanto pare ci sono sederi e sederi. Alcuni indignano, con altri si è solidali.
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