Economisti, giornalisti e benaltristi avranno cominciato a fare le pulci ai primi dati di sintesi sulla legge di stabilità usciti dal consiglio dei ministri di stasera. Io ho un problema personale: quella fetta viola sull'anello delle entrate con scritto slot machine. Intendiamoci, non è una colpa specifica del governo Renzi. Lo stato italiano si regge da sempre con i proventi del gioco, dai tempi del lotto e del totocalcio. Ma che i ricavi dei video poker siano una voce organica del bilancio dello stato a me non sta bene. Particolarmente in un periodo di crisi economica in cui il gioco d'azzardo può attrarre persone in difficoltà, alla ricerca di improbabili riscosse. La spesa media per il gioco d'azzardo in Italia è di 1200 Euro. E siccome io spendo zero, qualcuno ne sta spendendo il doppio. Sono somme intollerabili per un paese civile, un paese da G8. Abbastanza da invocare una campagna per la dissuasione. Abbastanza da penalizzare fiscalmente i locali che ospitano le macchinette mangiasoldi. In attesa di queste iniziative doverose, vorrei almeno che i ricavi da questo vizio non fossero conteggiati nel bilancio dello stato come entrate programmate. Insomma, come risorse istituzionalizzate. Restassero come fondi fuori bilancio, magari destinati alla cooperazione internazionale e alla solidarietà. I pragmatisti mi risponderanno che oggi come oggi non è possibile, lo so. Ma cerchiamo di lavorare in questa direzione.
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