Riflessione politica serale: Civati si fa le foto con Bindi e Fassina e le pubblica sul suo blog (e questo confesso che mi fa un certo effetto). I civatissimi in rete difendono Bindi a spada tratta, alcuni persino ripostano la lettera di Cuperlo a Orfini con commenti entusisasti. La conseguenza del voto di ieri alla Camera, e degli eventi dei giorni scorsi, è una saldatura trasversale delle minoranze PD sotto l'unico denominatore comune dell'ostilità a Renzi. Difficile trovare affinità tra Bindi e Civati su temi come i diritti civili, ad esempio. Ma in questa fase evidentemente non importa.
I numeri del voto di ieri sono questi: 2 deputati contrari (0.64% del gruppo) 2 astenuti (0.64% del gruppo) 34 assenti, alcuni giustificati (11% del gruppo). Il resto favorevoli (87.8% del gruppo).
Al congresso PD di un anno fa le mozioni Cuperlo e Civati sommavano il 32.5% dei voti. Malgrado la delegazione PD alla Camera sia stata eletta in era Bersani, con molti parlamentari espressi dalla allora maggioranza, oggi anche nella sede più ostile, il parlamento, l'opposizione interna a Renzi supera di poco il dieci per cento. Le ultime aperture del governo, il senso di appartenenza di alcuni, la volontà di non aprire una faida in un momento così delicato hanno ridotto le voci dissonanti a una quota minima, direi fisiologica. In assemblea e in direzione nazionale i numeri non sono molto diversi, anzi forse più favorevoli a Renzi.
Questo 12.5% di non allineati è più o meno rissoso e più o meno antagonista, a seconda della matrice politica e del carattere dei singoli. Ma la saldatura trasversale tra le varie correntine ha provocato un fenomeno bizzarro di confusione, quasi di stordimento. Le foto di Fassina con Civati sul tetto della Camera con i delegati Fiom, di Miotto e Cuperlo che sorridono felici dopo la comune conferenza stampa, di Bindi sottobraccio sempre a Civati, che le sparava contro alzo zero solo un paio di anni fa, producono un certo effetto. E lo smarrimento è anche per la perdità di identità di ciascuno di questi tenaci antirenziani, gente che fino a qualche mese fa si salutava appena.
Più che di proposta politica si respira aria di revanche, di negazione dell'evidenza. L'intervista di oggi di Bindi al Corsera è lunare, con una serie di improbabili piroette sui dati del voto di Emilia e Calabria, allo scopo di dimostrare che tutto sommato Renzi non ha fatto granché meglio di Bersani. Oggi quelli dell'opposizione PD sono tutti uniti, e si fanno fotografare sorridenti e soddisfatti. Ma sono anche sempre meno. In questo caso l'unione non fa la forza. Fa un po' tristezza.
I numeri del voto di ieri sono questi: 2 deputati contrari (0.64% del gruppo) 2 astenuti (0.64% del gruppo) 34 assenti, alcuni giustificati (11% del gruppo). Il resto favorevoli (87.8% del gruppo).
Al congresso PD di un anno fa le mozioni Cuperlo e Civati sommavano il 32.5% dei voti. Malgrado la delegazione PD alla Camera sia stata eletta in era Bersani, con molti parlamentari espressi dalla allora maggioranza, oggi anche nella sede più ostile, il parlamento, l'opposizione interna a Renzi supera di poco il dieci per cento. Le ultime aperture del governo, il senso di appartenenza di alcuni, la volontà di non aprire una faida in un momento così delicato hanno ridotto le voci dissonanti a una quota minima, direi fisiologica. In assemblea e in direzione nazionale i numeri non sono molto diversi, anzi forse più favorevoli a Renzi.
Questo 12.5% di non allineati è più o meno rissoso e più o meno antagonista, a seconda della matrice politica e del carattere dei singoli. Ma la saldatura trasversale tra le varie correntine ha provocato un fenomeno bizzarro di confusione, quasi di stordimento. Le foto di Fassina con Civati sul tetto della Camera con i delegati Fiom, di Miotto e Cuperlo che sorridono felici dopo la comune conferenza stampa, di Bindi sottobraccio sempre a Civati, che le sparava contro alzo zero solo un paio di anni fa, producono un certo effetto. E lo smarrimento è anche per la perdità di identità di ciascuno di questi tenaci antirenziani, gente che fino a qualche mese fa si salutava appena.
Più che di proposta politica si respira aria di revanche, di negazione dell'evidenza. L'intervista di oggi di Bindi al Corsera è lunare, con una serie di improbabili piroette sui dati del voto di Emilia e Calabria, allo scopo di dimostrare che tutto sommato Renzi non ha fatto granché meglio di Bersani. Oggi quelli dell'opposizione PD sono tutti uniti, e si fanno fotografare sorridenti e soddisfatti. Ma sono anche sempre meno. In questo caso l'unione non fa la forza. Fa un po' tristezza.
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