martedì 12 gennaio 2016

Il premier deve passare dalle urne. Anzi no


Da anni il variegato popolo dei #Renzihaters ulula sui social network che no, il premier non può e non deve governare "perché non lo ha votato nessuno". I più rozzi non sanno che in Italia il premier non è eletto dal popolo ma dal Parlamento, e invano chi ha pazienza cerca di spiegarlo. I più raffinati dicono che sanno benissimo che il premier è eletto indirettamente, ma che Renzi è comunque un usurpatore perché il parlamento che gli ha dato fiducia non è stato eletto con lui alla guida del PD e con il suo programma elettorale. Anzi, lui starebbe stravolgendo il programma elettorale di Bersani.
Ora che si va verso il referendum confermativo delle riforme costituzionali il premier, nel suo messaggio di fine anno, ha detto che considera questa consultazione una sorta di referendum su di lui e sul suo operato. Ha ragione: le riforme costituzionali sono al primo posto dell'agenda politica di Renzi da quando questi si è insediato a Palazzo Chigi.
Renzi in pratica ha dichiarato che il referendum di ottobre sarà un giudizio sul suo governo e che, se dovesse perderlo, lascerebbe la presidenza del Consiglio. In sostanza Renzi chiede agli elettori di confermare la volontà di mantenere in carica lui e il governo. Ed ecco che i Renzi Haters, dopo avere lamentato il fatto che nessuno abbia eletto Renzi o abbia votato il suo programma di governo adesso dicono che "trasformare" il referendum in "un plebiscito" è una scelta autoritaria, una deriva.
Eppure Renzi fa proprio quello che gli avevano rimproverato di non avere fatto: si sottopone al giudizio delle urne. Il coro di chi alza gli scudi contro il premier perché adesso chiede di votare su di lui è molto variegato e va da Landini a Gasparri, da Fassina a Gelmini, da Civati a Santanché, da Vendola a Brunetta, da Di Pietro a Meloni, da Grillo a Salvi, da Cirino Pomicino a Rodotà.
Alcuni hanno partecipato ieri alla presentazione di un comitato per il no al referendum. Ci sono anche gli immancabili soloni di Micromega, con in testa Zagrebelsky ma in prima fila anche il prete barricadero genovese Don Farinella, una sorta di Don Gallo più antipatico e più presuntuoso. Costui scrive con toni assai poco ecumenici - ovviamente su Micromega - che bisogna mobilitarsi per "mandare a casa Renzi e la sua ghenga che, insieme, sono spuri alla vita democratica e al Diritto della Decenza". Sempre sia lodato.


Alla fine il partito della nazione lo hanno fatto Landini e Zagrebelsky con Brunetta, Meloni e Salvini. Contro le riforme, contro il futuro.
Posted by Matteo Orfini on Tuesday, 12 January 2016

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