domenica 19 giugno 2016

La democrazia e l'influenza dell'affluenza

Scrivo un paio d'ore prima che si sappia chi ha vinto i ballottaggi per i grandi comuni italiani, perché non è chi prevarrà a fare la differenza. Tutti - o quasi - stanno già flagellandosi e strappandosi le vesti per la bassa afffluenza, che alle 19 era al 36.5 per cento. Chiunque vincerà sarà accusato di non essere votato che da una modesta percentuale di elettori, chiunque perderà lamenterà la scarsa partecipazione e il disinteresse.
A votare ci va chi è motivato. Inutile evocare l'astensione come elettorato potenziale. Molti cedono a questa tentazione, particolarmente a sinistra. E se la gente non va a votare avrà le sue ragioni, oppure meglio da fare, anche in una giornata come oggi in cui andare al mare non era facile.
Ricordo comunque che nel 2013 alle elezioni comunali di Los Angeles votò il 23 per cento e a quelle di New York il 26. E questa è la percentuale sugli eletttori registrati, non sull'elettorato totale, perché in America funziona così.
Il sindaco di Londra Sadiq Khan è stato elettto il mese scorso con il 45 per cento di affluenza. Dato straordinario, perché nel 2012 ai seggi delle comunali era andato solo il 38% degli elettori. Eppure nessuno aveva discusso il diritto di Boris Johnson di essere il sindaco della più grande metropoli dell'Europa occidentale.

Nessun commento:

Posta un commento