domenica 8 luglio 2018

Gli ultimi rickshaw (o risciò)

Gli ultimi rickshaw (risciò) a trazione pedestre umana sono a Kolkata (Calcutta), nel Bengala indiano. Gli storici dicono che il mezzo di locomozione fu inventato a Yokohama, in Giappone, attorno al 1870. Fino ad allora i potenti si facevano trasportare in portantina. Il risciò, trainato da una sola persona, permetteva minori costi e maggiore velocità, aprendo anche alla borghesia il privilegio del trasporto privato.
Il successo fu immediato, grazie in larga parte al patrocinio dell'impero coloniale britannico. Il risciò si diffuse in tutto l'estremo oriente e nel subcontinente indiano, ma anche in Egitto e Sud Africa. Poi arrivò la meccanica, con i risciò a pedali, e a seguire la motorizzazione, con i Tuk Tuk chiamati anche Auto Rickshaw, mezzi popolarissimi che possono trasportare fino a cinque passeggeri oltre al conducente (sperimentato di persona) e diffusi in tutto il mondo.
Anche il cycle rickshaw se la passa bene. In occidente è una stravaganza, ma a Delhi, Mumbai e nelle altre grandi città dell'India i ciclo-risciò sono ovunque. A Dhaka, capitale del Bangladesh, circola mezzo milione di risciò a pedali. Dhaka non ha trasporto pubblico e l'uso dei risciò a pedali adesso è sostenuto dal governo, che sta approntando corsie preferenziali per un mezzo di trasporto sostenibile e a emissioni zero.
Torniamo a Calcutta. Qui il risciò a trazione pedestre umana fu introdotto dagli inglesi attorno al 1930, come in molte altre citta indiane e a Hong Kong (da dove poi si diffuse in Cina). Altrove è stato abolito, ovunque. Non a Calcutta. Nella "Citta della Gioia" i risciò sono censiti e licenziati, c'è una associazione di categoria. Gli ultimi rinnovi di licenze risalgono al 2005: allora i risciò ufficiali erano circa seimila, per la precisione 5.937. Si calcola che oggi nelle strade di Calcutta ce ne siano circa la metà.
Nel 2006 il parlamento dello stato del Bengala Occidentale, che allora era a maggioranza del partito comunista e di cui Calcutta è capitale, approvò una mozione che imponeva lo stop ai risciò a trazione pedestre, garantendo una abbastanza vaga "riabilitazione" dei loro conduttori (qui il testo). Da allora nulla è cambiato. I risciò nel centro della città sono ancora ovunque e restano l'unico mezzo di trasporto che funziona quando le pioggie monsoniche allagano le strade e bloccano auto e bus. Le grandi ruote di legno, trainate dai poveracci nel guado, permettono di raggiungere la destinazione.
Chi spinge un risciò vive decisamente al di sotto della linea di povertà. Molti non hanno una casa e dormono sopra o sotto il risciò, a seconda delle stagioni e dei monsoni. L'incasso medio quotidiano è stimato tra 150 e 250 rupie (2-3 Euro).
Il nuovo governo del Bengala, che è in carica dal 2011 e ha interrotto 34 anni di maggioranza comunista, parla di "riconversione" con mezzi elettrici da due posti, con possibili finanziamenti pubblici per i possessori di licenze. C'è però un sentiment crescente, anche da parte degli intellettuali locali, che spinge a non rinunciare a quello che è un simbolo della città e ormai un unicum. Per ora i risciò restano dove sono, e i monsoni stanno arrivando.

[le foto sono mie]



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