venerdì 9 novembre 2018

Negli Stati Uniti governano i perdenti

Related imageDonald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti con tre milioni di voti in meno di quelli conquistati da Hillary Clinton, e già questo dato ci aveva sconcertato. Ale elezioni di Midterm di martedì scorso i repubblicani hanno guadagnato due senatori rispetto ai democratici, eppure nel voto popolare hanno ottenuto il 57 per cento, contro il 41.4 dei repubblicani. Quasi sedici punti di distacco e soprattutto 13 milioni di voti democratici in più, 46.8 milioni contro 34.
Il senato americano è composto da 100 eletti, due per ogni stato senza tenere conto della popolazione. Così la California, che ha quasi quaranta milioni di abitanti, ha due senatori come il Wyoming, che ne ha meno di seicentomila. La composizione del senato americano è descritta nel primo articolo della costituzione ed è improbabile che questo criterio venga modificato. Il sistema elettorale premia i piccoli stati (sette hanno meno di un milione di abitanti), molti dei quali sono nella cintura del midwest conservatore e tradizionalmente di fede repubblicana. Nella House, la camera bassa USA, le cose vanno diversamente: la California ha 53 deputati, il Wyoming e gli altri sei stati sotto il milione solo uno.
Il senato americano ha ruoli molto importanti. Ad esempio decide in materia di politica estera e ratifica le nomine presidenziali. Le procedure di impeachment devono essere approvate con la maggioranza di due terzi del senato. Noi italiani accetteremmo che il Molise, con i suoi trecentomila abitanti, avesse lo stesso peso politico della Lombardia, che ne ha dieci milioni? O che la Valle d'Aosta, con i suoi 126mila residenti, fosse rappresentata alla pari di Lazio e Campania, che ne hanno quasi sei milioni?

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