La proposta del governo di intervenire fiscalmente nel settore auto con tassazione dei veicoli a combustione e incentivi per quelli elettrici è da giorni la prima notizia, tanto da mettere in secondo piano la stessa manovra finanziaria nella quale è inserita. Proposta del governo presentata come emendamento e già disconosciuta da parte di esso. Proposta del governo formulata dalla
side M5S e figlia di qualche riga - peraltro piuttosto vaga - inserita nel famoso Contratto di Governo.
Tutti la chiamano già
Ecotassa ed è concepita con l'approssimazione e la rozzezza che caratterizzano molti provvedimenti legislativi di questo governo. Il principio da cui parte è la lodevole e auspicata riduzione delle emissioni di gas climalteranti prodotti dai veicoli con motori a combustione diesel o benzina. Il criterio utilizzato è uno solo: la quantità di gas serra prodotta dai motori calcolata secondo il criterio di grammi di CO2 per Km. La tassa riguarda solo i veicoli di nuova immatricolazione e va da un minimo di 150 Euro a un massimo di tremila, secondo categorie a crescere rispetto al livello delle emissioni. Le entrate previste per il 2019 sarebbero di circa 300 milioni, sufficienti a coprire gli incentivi che lo stesso testo di legge assegna ai veicoli ibridi ed elettrici.
I criteri della Ecotassa sono piuttosto stringenti e risparmiano pochissimi modelli di auto anche nella categoria delle utilitarie alimentate a benzina. Al contrario non toccano alcuni dei modelli di alta gamma dotati di motori diesel di ultimissima generazione, le cui emissioni sono più basse dei limiti di 110g CO2/Km in cui scatta la tassazione.
Occore ricordare che il quadro normativo europeo impone provvedimenti, in tempi brevi. Il Parlamento di Strasburgo ha approvato recentemente
la proposta di ridurre le emissioni delle auto del 40 per cento entro
il 2030. Un obiettivo ambizioso, che l'Europa conta di raggiungere con
una maggiore efficienza e pulizia dei motori tradizionali e una quota
crescente di veicoli elettrici e ibridi. La stessa proposta indica la
soglia minima del venti per cento di nuove immatricolazioni di veicoli a
zero o basse emissioni entro il 2025, e questa quota dovrà salire al
35% entro il 2030. Attualmente in Italia i veicoli ibridi rappresentano
solo il cinque per cento delle nuove immatricolazioni e le
full electric circolanti sono meno di cinquemila. In termini assoluti solo lo 0.5% delle auto circolanti nel paese sono elettriche o ibride.
Contro la Ecotassa si sono levate proteste da tutti i settori interessati: produttori di auto, reti di vendita, autoriparatori, sindacati. E naturalmente anche dai consumatori che vedrebbero schizzare verso l'alto il prezzo di una Panda a benzina. Le proteste, che riguardano interessi economici diretti, criticano giustamente la sciatteria del provvedimento ma non entrano nel merito delle necessarie azioni che qualunque governo dovrebbe intraprendere verso una economia decarbonizzata, basata su energia pulita e progresso tecnologico.
L'industria italiana è in ultima fila nella conversione alla mobilità elettrica. Poco più di un anno fa Sergio Marchionne definiva i veicoli elettrici "Un'arma a doppio taglio" e solo recentemente FCA ha annunciato la futura introduzione di modelli elettrici, a cominciare dalla 500, con grave ritardo sugli altri competitor globali come Toyota, BMW, Nissan-Renault, Daimler, Volkswagen.
Altra obiezione facilmente confutabile, letta spesso nei commenti alla Ecotassa, è che le auto elettriche non inquinino meno delle tradizionali, perché utilizzerebbero energia elettrica prodotta dalle centrali a carbone. I dati di Terna
dicono che in Italia il 34.6% dell'energia, quindi oltre un terzo,
viene da fonti rinnovabili. Inutile dire che la percentuale di energia
rinnovabile è in costante ascesa. Quindi già oggi un'auto elettrica in
Italia ha una intensità energetica
molto migliore di un'auto a idrocarburi. E nel tempo, con l'aumento
delle rinnovabili e l'efficienza sempre migliore delle batterie, le
emissioni caleranno ulteriormente.
Come detto i principi del provvedimento sono condivisibili e vanno incontro alle direttive europee a cui si stanno adeguando molti altri stati, nonché ai vincoli di riduzione di CO2 previsti dall'Accordo di Parigi sul clima. Tuttavia l'Ecotassa ha lacune molto gravi che proverò a sintetizzare per punti.
1. Riguarda solo i veicoli di nuova immatricolazione e non prevede incentivi per la sostituzione dei mezzi circolanti, che sono in grande parte obsoleti e molto inquinanti. "Nessuno pagherà per ciò che ha acquistato già. Al tempo stesso è
importante però tassare chi da oggi sceglie di acquistare macchine molto
inquinanti" ha detto il ministro dell'ambiente Costa. Questo approccio, alzando i prezzi di vendita del nuovo senza incentivi alla rottamazione, renderà molto meno invitante sostituire i vecchi mezzi inquinanti in circolazione e provocherà una inevitabile contrazione del mercato.
2. Utilizza come parametro solo le emissioni di CO2 e non quelle di polveri sottili e ossido di azoto (N2O) molto nocivi per la salute umana e prodotti in misura notevole dai motori diesel "salvati" dal provvedimento. Proprio ieri alla COP24 di Katowice l'OMS ha presentato un rapporto sui rapporti tra salute e cambiamenti climatici centrato sulla qualità dell'aria e sui gravi rischi dell'inquinamento da particolato e N2O.
3. Prevede incentivi per i veicoli elettrici, ma non interviene sul tema fondamentale della diffusione di impianti di ricarica rapida, necessaria per garantire ai veicoli elettrici la stessa affidabilità e funzionalità delle auto alimentate con idrocarburi. La legge spagnola recentemente approvata, ad esempio, prevede l'installazione di centri di ricarica in ogni stazione di rifornimento.
4. Non pone quote minime per i mezzi elettrici, come previsto dalle norme europee, nè soglie temporali per la produzione e vendita di auto con motore a combustione. Francia, Gran Bretagna e Spagna hanno fissato al 2040 la "morte" delle auto con motore diesel o benzina (la Danimarca al 2030), imponendo all'industria una riconversione rapida verso le nuove tecnologie.