martedì 22 gennaio 2019

Banfi all'UNESCO, non è solo folklore

La nomina di Lino Banfi alla Commissione Italiana UNESCO da un certo punto di vista è solo folklore. La commissione è composta da una trentina di soggetti, molti di nomina governativa. Tre di questi vengono designati dal MISE (oltre a tre supplenti) , e quindi Di Maio deve avere inserito Banfi in questa lista. Fino ad oggi i tre rappresentanti del ministero dell'economia erano Francesco Buranelli, Folco Quilici e Pupi Avati. Non sappiamo chi cederà il posto al comico "italo-pugliese", come lo ha definito stamattina Di Maio.
Insomma, Banfi non sarà in grado di fare danni e il suo ruolo non va confuso con quello del rappresentante permanente italiano nel Consiglio Esecutivo dell'UNESCO, che è l'ambasciatore Massimo Riccardo. e della delegazione italiana. Ma nominare una persona come Banfi in un organismo delle Nazioni Unite che si occupa di tutela dei beni culturali è esemplare di una strategia di questo governo, basata sulla delegittimazione delle strutture sovranazionali. Che si tratti di ONU, di Unione Europea, di ONG internazionali, poco cambia. La linea ufficiale è il discredito, se non la derisione.
Quando l'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Michelle Bachelet aveva denunciato gli atti di violenza e razzismo in corso nel nostro paese l'altro vicepremier Salvini aveva risposto: L'Onu "è un'organizzazione che costa miliardi di euro, a cui l'Italia dà più di 100 milioni all'anno di contributi e ragioneremo con gli alleati sull'utilità di continuare a dare questi 100 milioni di euro per finanziare sprechi, mangerie, ruberie per un organismo che vorrebbe venire a dare lezioni agli italiani e poi ha Paesi che praticano tortura e pena di morte".
Questo governo non accetta lezioni, lo ha ripetuto anche oggi Salvini rivolto alla Francia. Con la nomina di Lino Banfi lezioni non è certo in grado di darle.


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