martedì 30 aprile 2019

Europa e Balcani, vertice a Berlino con qualche progresso

Ieri a Berlino si è svolto un summit informale sui Balcani, convocato da Angela Merkel e Emmanuel Macron. Non si trattava dell'ufficiale vertice del Processo di Berlino, che quest'anno si svolgerà in luglio a Poznań, in Polonia, ma di un incontro centrato sullo sblocco delle relazioni tra Serbia e Kosovo, in stallo da tempo. Al vertice hanno partecipato i presidenti e capi di stato dei sei paesi balcanici che hanno avviato il processo di adesione all'Unione Europea: Serbia, Montenegro, Albania, Nord Macedonia, Bosnia-Herzegovina, e Kosovo. Le prime quattro sono già formalmente candidate e Serbia e Montenegro hanno avviato i negoziati con Bruxelles. Alla cena ufficiale erano presenti anche Slovenia e Croazia, già membri dell'Unione.
I rapporti tra Serbia e Kosovo sono complessi: Belgrado non ha mai riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, dichiarata unilateralmente nel 2008 dalla regione musulmana dell'ex Yugoslavia. La posizione serba è rafforzata da quella di altri paesi come Spagna e Russia, che a loro volta non hanno riconosciuto il Kosovo per il timore di ravvivare pulsioni indipendentiste al proprio interno. La situazione è precipitata lo scorso anno, quando la Serbia ha posto il veto all'ingresso del Kosovo nell'UNESCO e nell'Interpol. Pristina ha risposto duramente imponendo dazi del cento per cento sulle importazioni dalla Serbia.
L'esito del summit, nel corso del quale ci sono stati anche incontri bilaterali dei leader balcanici con Federica Mogherini, è moderatamente positivo. Un portavoce del governo tedesco ha dichiarato stamattina che il presidente serbo Tucic e il kosovaro Thaci hanno concordato di "proseguire nell'intento di attuare gli accordi esistenti in un dialogo costruttivo". La questione dei dazi non è stata citata, nè quella delle minoranze etniche che una proposta americana vorrebbe risolvere con uno scambio di territori, trasferendo l'area dell'enclave albanese attualmente in Serbia in Kosovo, in cambio dello spostamento di confine che porterebbe la zona che ospita la minoranza serba kosovara sotto il controllo di Belgrado.
Nel frattempo il Commissario Europeo all'Allargamento Hahn ha dichiarato che raccomanderà l'apertura formale dei negoziati di ingresso con Albania e Nord Macedonia, con l'obiettivo di avviarli entro la fine di maggio. L'Albania, secondo Hahn, ha attuato riforme importanti, particolarmente nel settore giudiziario, anche se sono urgenti progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. La Nord Macedonia ha finalmente risolto l'annosa disputa con la Grecia sul nome della nazione, che aveva di fatto bloccato i negoziati con Bruxelles.
Dai tavoli di negoziazione è totalmente assente l'Italia, che pure gioca da sempre un ruolo centrale nella regione adriatico-balcanica. La Macroregione Adriatico-Ionica, che comprende tutti gli otto paesi presenti ieri a Berlino e svolgerà il suo Forum il 6-8 maggio a Budva, in Montenegro, è stata fortemente promossa dall'Italia. L'Iniziativa Adriatico Ionica, fondata nel 2000 su impulso del governo italiano, ha la sua sede permanente ad Ancona. Ma la politica estera dell'attuale governo non brilla per iniziativa e proposte, con la conseguenza di ridurre fortemente l'influenza italiana in una regione in forte crescita e al centro della strategia di allargamento dell'Unione Europea.


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