L'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) chiarisce alcuni elementi essenziali attorno ai quali si gioca il futuro della terra. L'occasione è la pubblicazione di un rapporto commissionato a suo tempo dal G-8 nel suo 31° meeting, quando nel luglio 2005 i potenti del mondo erano riuniti a Gleneagles, in Scozia (commento a latere: guardando la foto ricordo del vertice si nota che oggi i leader di allora sono tutti in pensione, tranne Bush che ci andrà tra sei mesi e naturalmente l'eterno Berlù).
L'IEA non è un'organizzazione ecologista, e infatti ci tiene a mettere in dubbio che le riserve di petrolio siano in diminuzione, come molti sostengono. Secondo l'agenzia, se non saranno perseguite con determinazione nuove fonti alternative di energia, il consumo planetario di greggio passerà dagli 87 milioni di barili odierni ai 135 milioni del 2050. Di questi però solo 92 milioni verrebbero dai pozzi convenzionali, mentre il resto sarebbe ricavato dalle sabbie bituminose, dal petrolio dell'Artico, dal gas liquido e in piccola parte dai biocarburanti.
Se invece si punterà con decisione sull'efficienza e il risparmio, pur senza radicali innovazioni, il consumo di petrolio e le conseguenti emissioni nocive potrebbero raggiungere un picco massimo attorno al 2020-2030, per poi ritornare ai livelli attuali nel 2050. L'IEA calcola che questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con un costo delle emissioni attorno ai 50$ o 32€ alla tonnellata, non molto lontano dalla quotazione attuale di 43$ o 22€.
L'obiettivo su cui il mondo ha puntato, confermandolo alla COP 13 di Bali, è in realtà molto più ambizioso e mira a dimezzare le emissioni attuali entro il 2050. Secondo Nobuo Tanaka, direttore dell'IEA, l'unico modo di arrivarci è una "rivoluzione tecnologica che trasformi completamente il nostro modo di produrre e utilizzare l'energia". Gli interventi indicati come necessari includono ogni anno la costruzione di 17.500 turbine eoliche e di 32 centrali nucleari e la trasformazione di 35 centrali a carbone con sistemi di cattura e stoccaggio di CO2. Inoltre entro il 2050 dovrebbero circolare sulle strade del pianeta un miliardo di auto elettriche o a pile di combustibile.
Per rendere questi veicoli competitivi sul mercato la soluzione di Tanaka è una sola: aumentare molto il costo delle emissioni, portandolo almeno a 200$ la tonnellata, più o meno 130 Euro. Questa previsione viene ritenuta sufficiente se nei prossimi anni si otterranno progressi tecnologici in grado di abbassare i costi industriali delle energie alternative. Se così non fosse per immettere i nuovi veicoli "puliti" sul mercato in condizioni concorrenziali di mercato il costo delle emissioni dovrebbe raggiungere la notevole cifra di 500$ o 322€ a tonnellata.
Secondo l'International Energy Agency dimezzare le emissioni entro il 2050 comporta investimenti di 45.000 miliardi di dollari per ognuno dei prossimi 40 anni, pari al 1,1% del PIL globale. Il 60% di questi soldi dovrebbero essere destinati ad investimenti nei paesi in via di sviluppo. E qui si spiega la riluttanza della Cina e dell'India a sottoscrivere i patti globali di riduzione delle emissioni.
La strada per Copenhagen e il nuovo protocollo sul clima è ancora molto lunga.
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