Alexander Just lavora come archivista nel palazzo Berlaymont, il quartier generale della Commissione Europea a Bruxelles. Un giorno il caffè che ha preso da una macchina piazzata nei suoi uffici gli è sembrato avere un sapore curioso, così ne ha spedito un campione in un laboratorio a casa sua, in Austria, per farlo analizzare. Il risultato gli ha dato ragione: il caffè conteneva una concentrazione di nichel 170 volte superiore al livello massimo consentito e anche un superamento dei livelli massimi di piombo.
Il caffè nichelato proveniva da una delle nuove machine da caffè fuoriserie installate negli uffici dei commissari situati nel "Berlaymonster", compreso quello del presidente Barroso. La fornitura è della filiale francese della Cimbali e alcune delle "caffettiere" costano oltre 5000 €, per un totale che supera i 120.000 €.
Just, che lavora con il commissario alle politiche regionali Danuta Hubner, ha comunicato i risultati delle analisi agli organi di sorveglianza e le macchine sono state spente per precauzione. Giovedì scorso la Commissione ha diffuso tra i dipendenti un documento con la descrizione dei sintomi di intossicazione da nichel, sottolineando che il metallo non provoca un avvelenamento persistente e viene eliminato dall'organismo in un periodo dai 7 ai 40 giorni.
La Cimbali, con un ricorso al Consiglio di Stato del Belgio, ha annullato un provvedimento d'urgenza che vietava la commercializzazione delle macchine sotto accusa. Secondo l'azienda lombarda, che produce macchine da caffè dal 1912, i metalli non provengono dalle costosissime cuccume ma dall'acqua utilizzata. Il vivace contenzioso è stato descritto dall'Herald Tribune per poi essere rilanciato dalla stampa inglese e dal New York Times.
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