Perché non ho commentato gli esiti del G8 sul tema dei cambiamenti climatici e del percorso verso la COP 15 di Copenhagen di dicembre, mi ha chiesto qualcuno? Perché non c'è molto da commentare, a parte una generica assunzione di responsabilità della amministrazione Obama che intende affrontare il problema. La dichiarazione condivisa in cui si afferma che il riscaldamento globale dovrà essere contenuto entro i 2° rappresenta un segnale positivo ma non è accompagnata da un vero piano di azione.
Per il resto tutto è solo il seguito di quanto deciso lo scorso anno in Giappone, in attesa dei prossimi appuntamenti diplomatici da qui a dicembre, a partire dal Major Economies Forum. Come ha detto qualcuno, il G8 ha lasciato aperta la porta per un accordo in vista della COP 15 di Copenhagen , ma senza indicare quale. La diplomazia dovrà trovare un percorso tra la richiesta dei paesi in via di sviluppo, che vogliono obiettivi su scala nazionale e con tempi differenziati, e le economie occidentali che, come l'Italia, lamentano la mancanza di impegni concreti del sud del mondo.
Tutto sarebbe più semplice e chiaro se le emissioni fossero contabilizzate non come volume totale, ma come quantita pro capite, magari interpolata con il PIL per abitante. L'occidente ne uscirebbe a pezzi, quindi non se ne parla.
Nessun commento:
Posta un commento