domenica 18 ottobre 2009

Barroso II, la vendetta?

Mentre in Italia ci appassioniamo sul colore dei calzini di un giudice il resto dell'Europa pensa alla prossima Commissione che Jose Manuel Barroso dovrà nominare alla guida dell'Europa a 27.
Anche su questo pesano le incertezze della Cekia, ultima nazione rimasta per ratificare il trattato di Lisbona. La Commissione Europea dovrebbe insediarsi con la certezza che il trattato sia in vigore, così fonti di Bruxelles hanno fatto trapelare la possibilità che il prossimo Consiglio Europeo, l'organo che comprende tutti i capi di stato, possa decidere di prolungare il mandato della Commissione attuale fino a quando la posizione di Praga sarà chiarita, probabilmente fino al 1 gennaio 2010. La riunione dei 27 leader è in programma per il 29-30 ottobre.
Nel frattempo si lavora al toto-comissari. Come sarà composto il nuovo esecutivo? L'opinione pubblica italiana non sembra particolarmente interessata, ma le voci danno per riconfermato l'attuale commissario. Non sapete chi sia? Non sentitevi in colpa, pochi lo ricordano. Noi ci occupiamo normalmente di calzini.
Si tratta di Antonio Tajani, Berlusconiano di ferro con un certo aplomb, che è succeduto a Franco Frattini ed è attuale commissario ai trasporti.
Il resto della Commissione è ancora in alto mare, anche se il prospetto di European Voice è un riferimento interessante. Di certo se ne andrà Stavros Dimas, commissario greco all'ambiente travolto dal ribaltone delle ultime elezioni politiche. Lascerà anche Margot Wallstrom, vicepresidente svedese con due mandati alle spalle. Sono dati in uscita anche i commissari di Francia, Germania e Regno Unito.
Secondo alcuni osservatori il secondo mandato potrebbe essere l'occasione per Barroso, ormai libero da ricatti e condizionamenti, di non sottostare alle pesanti influenze di Francia e Germania. Tra le molte voci che circolano si parla anche di una nuova direzione generale sul clima, che dovrebbe porsi a metà tra ambiente ed energia.
Intanto gli occhi restano puntati su Praga e sui capricci del bizzoso presidente ceco Vaclav Klaus.

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