Calcoli sbagliati sui ghiacciai dell'Himalaya, un giro di email sospette tra esperti climatologi, mezzo metro di neve su New York e altre attualità hanno ridato fiato alla lobby negazionista dei cambiamenti climatici.
La risposta arriva oggi da Al Gore, che pubblica un lungo editoriale sul Sunday Times, la monumentale edizione domenicale del New York Times.
In poche parole secondo Al Gore sarebbe molto bello che il clima non stesse davvero cambiando mettendo in pericolo il futuro del pianeta. Gli errori di valutazione e i pessimi comportamenti individuali sono spiacevoli e imbarazzanti, ma non mettono in discussione l'analisi degli esperti ONU.
"Continuiamo a buttare in atmosfera 90 milioni di tonnellate di gas serra ogni 24 ore" ricorda Gore che puntualizza anche come lo scorso mese di gennaio, malgrado in nord America e in Europa sia stato percepito come l'esempio di un inverno polare, in realtà è stato registrato come il secondo gennaio più caldo degli ultimi 130 anni. Poi cita dati della NASA per ribadire che quello appena concluso è stato il decennio più caldo dell'era moderna e ricorda come il riscaldamento globale e la conseguente evaporazione degli oceani portano a un aumento dell'umidità dell'aria con la conseguenza di maggiori precipitazioni di pioggia e neve in alcune zone della terra, come il nord America e l'Europa atlantica.
In buona parte dell'articolo il premio Nobel si lancia in una analisi politica centrata sulle contraddizioni e le difficoltà dell'America. Ad un certo punto paragona lo scetticismo che buona parte del settore industriale mostra verso le questioni del clima alla negazione portata avanti per oltre 40 anni dalla lobby del tabacco sulla correlazione tra fumo di sigarette e malattie polmonari e circolatorie.
Gore conclude con una citazione di Winston Churchill: "Ci sono circostanze in cui fare del nostro meglio non è abbastanza. In certi casi bisogna fare quello che è necessario".
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