Domani si vota in Bosnia Herzegovina, l'entità politica più complicata tra quelle create dalla frammentazione della Yugoslavia. La Bosnia non ha mai superato le rivalità etniche e anche le elezioni di domani si svolgono su uno scenario estremamente delicato. Croati, Serbi e Musulmani restano su posizioni molto distanti e l'idea di una unità nazionale sembra ancora impraticabile. La consultazione di domani infatti eleggerà tre presidenti, diligentemente spartiti tra le etnie. Con la persistente supervisione della comunità internazionale, che continua a mantenere la figura di un "alto rappresentante" (Valentin Inzko) per governare e fare sintesi nella politica nazionale.
Gli accordi di Dayton del 1995, che conclusero la atroce guerra fratricida, hanno sancito la sostanziale divisione del paese sotto una unità formale che pochi riconoscono. Le elezioni si svolgono in un panorama politico che non sembra molto diverso dalle precedenti, salvo per l'irruzione di Fahrudin Radoncic, uno degli uomini più ricchi del paese che è stato subito ribattezzato il Berlusconi di Bosnia. Radoncic, che è in corsa per la presidenza della fazione bosniaca, è il proprietario del popolare quotidiano Dnevni Avaz.
Quelle di domani saranno le settime elezioni indette in Bosnia dal 1990. Gli elettori registrati sono 3,126,599. Per capire l'atmosfera locale raccomando la lettura di Cartoline da Sarajevo di Azra Nuhefendici pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso.
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